
Penelope
Mi dici che nella prossima vita
avremo la nostra bambina
[non mi dici mai un figlio].
Per questa vita l’arbitro
ha già fischiato la fine della partita
senza concedere i tempi supplementari.
Penelope: creatura nome destino
imbastita di giorno con gli occhi
nutrita di parole
rosicchiata di notte
dai nostri incubi di cartapesta.
Di lei sai già il peso esatto alla nascita [3,2 kili]
dici dei suoi occhi: i colori dei nostri il diluente
la setola gocciolante del pennello
accarezzi il brunito dei suoi capelli, il tuo.
Ad ogni vetrina uno scamiciato
coi girasoli una fascia rosa
una salopette da camallo
tutto avrebbe indossato lei
petali e fili d’erba.
Ci guardiamo spegniamo i telefoni
scendiamo per mano nel garage
dove tieni l’olio buono
quello dell’uliveto a mezza costa.
Ci accucciamo vicini
le ginocchia al viso
gli occhi serrati.
Facciamo come i bambini
quando pensano che basti
inspirare gonfiare le guance
spingere in apnea il pensiero
oltre il buio perché si avveri
che basti fare come la femmina del merlo
nel suo nido tra le foglie
per ingannare i predatori.
*
Miadonna
Donna mia corona di melograno
peso-piuma fortezza
deponi le mie fratture
su una sindone di amarena.
Donna mia palestina e tamarindo
dei nostri anni passati lontano dal pozzo
lontano dal secchio d’acqua viva.
Donna mia drenaggio del mio sangue
che a te giunge
che da te parte
concepiscimi daccapo.
*
Madonna di San Luca – Bologna
Conservaci vicino a te
nel tepore dei tuoi occhi
che sciolgono i ghiacciai.
Facciamo insieme una tana
coi gusci di arachidi e ghiande
schegge di noci e pelo di volpe,
è troppo freddo.
Fuori si sono aperte le cateratte del maestrale
si sbriciolano fischiando
foglie disidratate e buone intenzioni.
Qui una cazerolada di anime
in piedi e in ginocchio ti parla,
Madre che ci conosci uno ad uno
ed uno ad uno consoli.
Chi ti consolerà?
Dalla postfazione di Franca Alaimo
<< Bartolomeo Bellanova, in qualità di poeta, continua ad ubbidire al senso ultimo del versificare, che è la domanda senza risposta definitoria diversa dal suo “sistema”, per così dire, che è di altra natura, riguardando i suoni, le figure retoriche, la tessitura testuale, la sperimentazione linguistica, ossia l’avanzamento della tradizione verso il nuovo. È anche vero, però, che senza una riflessione, un presupposto razionale, non ci sarebbe nessuna domanda e che è proprio il carattere logico intrecciato agli elementi formali propri del poetare a dare vita ad uno stile, intendendo con questo termine non soltanto una qualità personale e conoscibile della scrittura, ma anche una personale trama concettuale. Nella poesia autentica, com’è nel caso di Bellanova, le due cose si influenzano reciprocamente, così da costituire un insieme necessario e in perfetto equilibrio: i versi dell’autore, nascendo da una sorta di scontro fra l’indignazione etica di fronte ai mali e alla perdita dei valori più profondi, soppiantati dalla civiltà consumistica e tecnologica, e la necessità e la speranza del Bene, sembrano disegnare un campo di battaglia semantico-fonetico, in cui lessemi grevi, irritati e indisciplinati si contrappongono ad altri che hanno la leggerezza, la luce e la bellezza della sfera spirituale.>>
Bartolomeo Bellanova nasce a Bologna; dopo un percorso di studi finanziari si avvicina alla letteratura e pubblica i romanzi La fuga e il risveglio (Albatros Il Filo 2009) e Ogni lacrima è degna (In.Edit 2012).
Partecipa ad antologie poetiche tra cui Sotto il cielo di Lampedusa – Annegati da respingimento (Rayuela 2014), Sotto il cielo di Lampedusa – Nessun uomo è un’isola (Rayuela 2015) e Distanze obliterale – Generazioni di poesie sulla rete (puntoacapo 2021).
Ha fatto parte della redazione della rivista culturale lamacchinasognante nata nel 2015 e attiva fino al 2023.
Ha pubblicato la raccolta poetica A perdicuore – Versi Scomposti e liberati (David and Matthaus 2015). È uno dei curatori dell’antologia Muovimenti – Segnali da un mondo viandante (Terre d’Ulivi 2016) che contiene gli scritti di 46 autori provenienti da sedici Paesi del mondo, attori in prima persona di fenomeni migratori.
Ha pubblicato la silloge poetica Gocce insorgenti (Terre d’Ulivi 2017) e il suo terzo romanzo La storia scartata (Terre d’Ulivi 2018). Ad aprile 2021 è stata pubblicata la raccolta poetica Diramazioni (Ensemble) e nel 2022 Perdite (puntoacapo). Fa parte dello staff di Bologna in Lettere BIL, spazio di dialogo e condivisione di letteratura contemporanea.
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