migliazzaRecentemente mi sono accorto di non aver mai particolarmente amato la poesia.
Durante gli anni di formazione, buona parte delle mie letture sono state prosa, in particolare narrativa. Oggi, se potessi scegliere, mi piacerebbe scrivere un romanzo, mi renderebbe felice. Non ne sono capace. Non sarò capace neppure di scrivere buone poesie, è probabile, ma sono sicuro che quei testi siano delle poesie, cioè che al loro interno sia presente un uso della lingua riconducibile a ciò che è generalmente considerato poesia: “arte di scrivere in versi, secondo particolari espedienti ritmici, sonori e retorici, per esprimere fantasie, emozioni e sensazioni profonde, ma impiegata anche, spec. in passato, per fini narrativi, drammatici e didascalici”, questo per citare “Il nuovo De Mauro” o, da Treccani: “L’arte (intesa come abilità e capacità) di produrre composizioni verbali in versi, cioè secondo determinate leggi metriche, o secondo altri tipi di restrizione”.
Non mi piace, della poesia, il suo stare al di sopra della vita, nella lingua. Una lingua che non serve, una lingua gratuita mi sembra una lingua inutile, un organismo chiuso che non ha relazione col mondo. Tutta la poesia è fatta in questo modo? No, per fortuna. È il motivo per cui continuo a leggerne.
Mi piace della prosa, invece, il suo stare a livello delle cose, il tentativo di raccontarle, di dirle così come sono:
“Guardò la bottiglia di birra, se la tenne davanti agli occhi e ne prese un piccolo sorso.
Potrei concedermi una birra migliore prima di andarmene. Ho parlato con un tale che mi ha detto qualcosa a proposito della birra belga. Magari la provo, se riesco a trovarla da queste parti.
Se ne stava seduto nella veranda davanti a casa, sorseggiando la birra e stringendo la mano della moglie. Il fatto era che stava morendo. È di questo che parlavano. Prima della fine dell’estate sarebbe morto. Entro l’inizio di settembre quel che restava di lui sarebbe stato ricoperto di terra nel cimitero tre miglia a ovest della città. Qualcuno avrebbe scolpito il suo nome su una pietra tombale e sarebbe stato come se lui non fosse mai esistito”. (Kent Haruf, da “Benedizione”, NN editore, 2015)
Ecco, mi sarebbe piaciuto essere stato io a scrivere qualcosa del genere.


Si agiteranno per sempre quei turchi
sotto le statue
e le bandiere e sotto
gli alberi e quei palazzi che significano
Parigi con la luce che le si apre
in mezzo una mattina
e più che mai conviene
vivere prima, dici
prendere l’occasione
nel fresco delle prime ore di luglio
che a vederle così sembrano intatte
e stare lì per te
sui viali in cui urlare Palestina
libera non può essere la cosa
più importante sebbene
sia questa la storia oggi e stia avvenendo
e ci si possa passare
accanto come a un fatto che succede,
proprio un nulla rispetto alla città.

*

Dalla macchina casa
si è fatta una nozione porosissima
fino a essere la forma
delle tue mani
e poi il viso ma come non l’ho mai
mai conosciuto.
E la mia faccia, o le tue mani forse
hanno fatto qualcosa
che somigliava a ridere, capisci?
Ed è stato esattamente
come adesso è da qualche
parte; e non lo so quanto
a lungo continuerai a morire o quante
dovrò contarne di tue sparizioni
ancora e farmi cose come queste
che durano chilometri
e mi servono a capire ciò che è stato
*

Quando oggi in metro un ragazzo si è perso
il cappello, noi che eravamo seduti
tutti noi che l’abbiamo visto scendere
dobbiamo aver pensato
le stesse cose — il poco tempo prima
che il treno ripartisse
il cappello sul fondo del vagone
le parole per dire torna, aspetta.
A un certo punto, ognuno ha ritenuto
di poter fare qualcosa — chiamare
dire a qualcuno di dire al ragazzo
raccogliere il cappello.
Nel frattempo saliva
e saliva una specie di tensione
e quando tutto fu risolto e il treno
ripartito, le facce che ridevano
erano per dire l’imbarazzo di essersi
mostrati un po’ scomposti
ed essere venuti allo scoperto.


Simone Migliazza è nato nel 1982 e insegna musica nella scuola secondaria. Nel 2022 ha pubblicato Poesie della voce nuova per Puntoacapo editrice. Suoi testi sono stati ospitati da diversi lit-blog italiani e, in traduzione spagnola, sul sito del “Centro cultural Tina Modotti”. Ha tradotto dal catalano per “Bottega Portosepolto” alcune poesie di Miquel Martí i Pol.

https://www.puntoacapo-editrice.com/product-page/poesie-della-voce-nuova-simone-migliazza


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