Alla finestra

Una finestra si apre, una finestra sola.
E’ il tuo portare sorrisi che addolcisce il mattino,
come se fosse mattino anche la notte.
Vedo cose che non conosco, ma immagino:
fragili e pensose, con silenzi e attese.
E’ il dubbio che incasella le frontiere dell’anima,
i cento spiragli, passaggi piccoli per umori tiepidi:
calde, probabili intese.
Vedo cose che conosco, perchè sono mie.
Imbarazzi in punta di naso, rossori puliti, stagioni
di mezzo che interrompono le ferrose monotonie
dell’estate.
Vedo angeli nel sottotetto, origliare curiosi, divertiti,
quel tanto che serve a semplificare la vita.
Non conosco altro. Nell’indaco, immagino, solo.

*

Sotto il pruno fiorito
rammendo piogge
Silloge d’acqua.

*

Tornare a casa

Mi sento libero, come un aquilone bianco,
che torna là, dove il vento lo ha pensato.
La gabbia dormiente della solitudine è ora
aperta, le fughe incespicano nel morbido
ventre del prato, sussurrano melanconie,
distribuite  alla rinfusa nel doppio specchio
del tuo sorriso.
Ho ritrovato le tue mani. Il sonno le ha
disegnate, bianche: asteroidi,
comete fragili.
Tornare a casa è l’estensione d’ali che
ogni libertà trattiene.

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“Non c’è poesia se non nell’esperienza, la poesia è nelle cose.”

Davide Germani, medico dei pazzi, scrive per gioco e per amore.