A scrivere si fa così: si dorme un pochino
si resta in attesa con mani perfette vuote.
(Mariangela Gualtieri)
Rimanere “in attesa con mani perfette vuote”. Poesia, in questo periodo, è silenzio, ascolto rispettoso e attento di ciò che rimane nascosto, stordito e impaurito dal frastuono che sta dentro e fuori di noi. Non ci sono ancora parole, ma un “sentire” che rimane sospeso per aria, muto. In attesa di trovare una casa, una voce.
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Da “Poco prima della guerra” di Stefania Crozzoletti
Edizioni Kolibris 2013
Prefazione di Alessandra Pigliaru
Fossimo libri aperti, saremmo tutti soli. Se il pensiero fosse una linea che procede senza riprendere fiato, senza deviare, facendosi sempre capire, saremmo già saltati in aria. Piangeremmo tutti, o quasi. Qualcuno forse riderebbe di questa verità sparata dritta in faccia. Oh, sarebbe senza dubbio una lunga risata isterica!
La parola corre tra me e te. Ma il percorso è un groviglio di fraintendimenti, un debole filo attorcigliato che ci tiene uniti. Filo che si spezza, quando provi a sbrogliarlo. Tra me e te c’è la macchina che dà forma al pensiero, la messa a punto dell’idea. Tra me e te va in scena una danza. Serve sincronismo.
Cosa c’è di concreto, nelle parole? Se dici “pane” non ti sei sfamato. Puoi dire “sonno” rimanendo sveglio. Eppure, la parola resuscita, o come lama incide, il sangue non c’è ma il cuore si rompe. S’è rotto, serve attenzione.
Se dico “pane” non placo la fame, ma le lettere del tuo nome sono manna, e chicchi di grandine che distruggono il raccolto.
Il corpo contiene tutto, le viscere e i “vorrei”, le lune e le crune. Tutto fluisce. Da quando nasce a quando muore la parola cambia. La partorisco, un poco vive, invecchia, muore. Non è mia, non è mai stata. Perdo il controllo, non so più parlare.
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tango di mezzo inverno
Sembra che le foglie non si vogliano staccare
con questo mezzo freddo
si tengono addosso la fede i colori
e rilasciano preghiere
prima della crocifissione a terra.
Il primo gelo – dice mio padre –
arriverà come una mannaia
a rovesciarle a terra
è solo questione di tempo
Gli amanti seduti di fronte
sono occupati a tempo pieno
a tenersi incollata la pelle.
Cinica sorrido
mentre al finestrino del treno mi appare
il ghigno di un centro commerciale
o è il profilo del maestro di tango
che farà scivolare su perle di sudore
anime e corpi in fuga
è solo questione di tempo
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canto d’agosto
“Ricomporsi”
è l’invito, il suono che risveglia
“chiamare a raccolta i pezzi perduti nello spazio
circostante, dimenticati dalla storia”.
Confusi arrivano
al mio centro, si attaccano
come ferraglia sulla calamita
un disordine che fa male.
Si cercano mente e frammenti di corpo
che sono stati uno
nei rari momenti di grazia
[non reggono ora la fatica del riconoscersi].
“Serve soccorso, anime”
e chiamo a me le voci delle madri
eredità di parole in forma di conforto
acqua e cibo nei giorni di metallo.
Arriva il canto e incide la pelle
sorelle maggiori portano in grembo
buone domande che sono già risposte
“respira!”, dicono
“possiamo partire, ora”.
Cammino con la mia piccola madre
di carne, creatura di seta partorita dalle colline
senza parole per sé, senza il calore
“non dipendere mai da un uomo”
l’unica certezza, il suo dono
ma io li ho contati i suoi mille sì
detti sottovoce.
Vedi, se c’è una storia, questa è la radice:
desideri mai pronunciati, il dovere che sfiora
____________________________il martirio.
“Il tempo ripara con pazienza”
dice la legge che impone l’oblio
ma con che cosa teniamo unite le storie, le mani
se abbiamo solo corpi che spurgano finzioni.
Il canto d’agosto arriva da prati d’erba e ortiche:
è il respiro della nascita, infinito e puro,
il fiato lento e calmo delle madri che cullano.
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atto di fede e di dolore
Afferrarla la testa
fortino assediato
salvarla da suadenti
capitani coraggiosi
in battaglia
chiedono ai soldati
di fidarsi (è così,
così deve essere)
l’ordine, l’equilibrio
(e sia fiducioso
l’abbandono).
Salvarla la testa
con ostinati
“io non credo, non mi fido”
scansare le persuasioni
nei secoli dei secoli
e i sensi di colpa
peccati pneumatici.
La bambina con occhi sgranati
contempla la creazione
intanto la pazza grida
sui gradini della chiesa:
“non voglio la vita eterna,
le vostre ricompense!”
ha una voce che taglia
canta il contrario di tutto
scardina le certezze
“vi maledico e vi combatto!”
la creatura si trastulla
tra sicurezze e lusinghe
allontana la rivoluzione
trattiene la preghiera
in bilico sulle labbra:
anche il contrario di tutto
è atto di fede e di dolore.
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policlinico
Il policlinico alle otto di mattina
ha occhi smarriti e gambe malferme
I dolori sotto spirito sono grumi di anime
aggrappate con le unghie alla terra
Cammino attraverso
(un’ora sola mi vorrei) quieta
a due metri di distanza dal caldo
e dal troppo freddo
dai palazzi di un quartiere piantato
ai margini di una città bulimica
ostaggio di terreni edificabili
Il medico mi dice che sono peggiorata
non è grave
sono in perfetta sintonia con il pianeta
Sotto le nuvole scure e grasse
non sono più estranea
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Stefania Crozzoletti è nata e vive a Isola della Scala (Verona).
Ha pubblicato nel 2009 con Fara Editore la silloge “Prima Vita”, con la prefazione di Francesco Tomada (finalista al Concorso letterario Beppe Manfredi Opera prima, ed. 2009) e con Clepsydra Edizioni l’e-book “La parte assente”. Il suo ultimo libro, “Poco prima della guerra”, Edizioni Kolibris, con la prefazione di Alessandra Pigliaru, è uscito nel 2013.