
Auguri alle tue nuove dita,
Cresciute in mezzo a quello vecchie,
Per piú grilletti e aratri
Ùtili solo a seminare più morti.
Gli occhi caduti ai piedi dei defunti.
le tue dita,
Contano,
Mancano.
E si ripetono
la corda e il nodo,
L’urlo e il piscio,
Nocca per nocca la paura del dito,
Dal nero al violetto
I pigmenti rotti con capillare violenza.
Tutto,
Solo per il timore del polpastrello.
Appare lo sconforto sulle mie guance,
E’ un suono che rompe i miei timpani,
E’ lo spioncino della tua eiaculazione precoce,
E’ nebbia,
Una sigaretta tra le tue dita,
Il rosso
Diventa una canzone immortale
Sopra la crosta opalescente.
Magari la notte nuda
Potesse spogliarsi
Per chi ci ha lasciato la pelle.
(1)
Leila è morta tra le braccia dei poeti
Nelle profondità di una poesia
Lontana dai cavi del telefono,
E’ vicina a sua madre
E’ vicina a una Mashate.
Con l’odore del sangue
Che scorre nelle sue guance
É un vulcano in gola
Che canta soffocato.
Puoi baciarla con pochi soldi,
Un bacio, una mela
Un bacio, un tetto
Un bacio, un boccone
Un bacio e…
Sta andando alle analisi del sangue,
Che sgocciola nelle condotte
E arriva fino In Russia,
Da Anastasia.
La mia Leila non è come lei
Mentre dorme non sta sotto un barbone,
Ma viene smarrita nell’incrocio di Ferdowsi
Durante una poesia lunga come i suoi capelli.
Leila non finisce nella mia poesia
Soltanto io sono ad aver finito.
(2)
Queste arance sono rosse del mio sangue
Tocco le tue guance di mela
Penso a tutte le primavere che non sono mai arrivate.
Non sono venuta per restare
ecco la mia solitudine piena di te
tante sbarre su questi nomi e lettere.
spruzza sangue e rovescia suono.. e ti ascolto
Con l’ accento di una città vicino Roma
e più alto della cattedrale di Notre Dame.
più dura della tua pelle intrisa di sangue,
È la buccia dell’arancia,
Gira…
una misteriosa tentazione,
a sbucciare,
a impiccare,
A lacerare,
e lo strumento musicale più simile a te sono io,
che giungo da un campo di agrumi in Shiraz
Fino all’osso dell’ultima ferita di una donna in Herat.
restituiscimi i miei dolori,
e le mie ferite,
Il sangue che è caduto irregolare sulle mestruazioni,
e restituiscimi le mie pene.
ho il colore di questi papaveri,
Scalfiscimi allora,
Sono il tuo oppio
Fin quando non diventerò nero nella tua fiducia.
e tutto quello che è in me:
composito dell’inchiostro dell’agrumario.
(Traduzione dei testi in italiano di Pietro De Nicola)
اين پرتقالهاي خونين از من ست
دست ميكشم روي سيهاي گونه ات
و به بهارهايي كه نيامد
نيامدم كه بمانم تنهايي ِمرا از تو پُر است
خط بكش اين نامها را ، نامه ها را
“خون پاش و نغمه ريز” گوش ميكنم
با لهجه ي شهري نزديك رم
بلندتر از طبقه هاي كليساي نوتردام
سخت تر از پوست خوني تو بر پرتقال
دور ميزند
ميل عجيبي به پوست كندن
به دار زدن
زخم زدن
و ساز
شبيه تر به تو منم
كه از نارنجستاني در شيراز كش امده ام
تا
استخواني شوم در زخمِ اخرين زن ِ هرات
دردم را پس بده
زخمم را
خونهايي كه بر قاعده گي هاي بي قاعده چكيد
رنجهايم را پس بده
من رنگ اين گلهاي خشخاشم
تيغم بزن
افيون تو ام
تا سياه شوم در باورت
و
انچه در من مركب است.

Azam Bahrami, attivista e poetessa nata in Iran.Vincitrice del concorso di letteratura indipendente “Sadegh Hedayat” con la raccolta di racconti ” Yek zan dar do location” (una donna in due posizioni) riguardanti la condizione femminile in Iran, Azam Bahrami ha ottenuto l’asilo politico in italia ed è iscritta all’università di Torino al corso di Fisica dell’Ambiente.
Il suo secondo libro “I bottoni del mio vestito sono ancora chiusi” è pubblicato dalla rivista on line “Se Panj”. È inoltre autrice di articoli pubblicati on line riguardanti diverse problematiche iraniane come la condizione economica delle donne, il fenomeno dell’immigrazione, la questione dell’inquinamento ambientale e le varie forme di violazione dei diritti umani. Attualmente collabora con più NGO in contatto con le Nazioni Unite, partecipa periodicamente ad un programma radiofonico che tratta temi ambientali trasmesso su “Radio Farda”. Da quasi un anno infine partecipa attivamente a eventi culturali, organizzati dall’associazione Sapori Reclusi.