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Solstizio e giudizio

Alle dodici, il sole è già basso all’orizzonte:
si avvia in fretta, noncurante, sul sentiero
troppe volte disceso, ai margini del cielo.
Vasto è il silenzio,  
come se fosse uscita dal bosco la vita.
Sarà quest’afonia il suono del nulla?

Fa freddo
e la bella famiglia d’erbe e d’animali
dorme, lasciando che la terra sia ghiaccio.
La luce si arrende alle ombre
sempre più lunghe, sempre più profonde…

Come somiglia questo giorno di solstizio
a quello del giudizio, quando cercheremo
a fatica di ricongiungere l’ombra al corpo.
Dell’anima caduta nel precipizio
attenderemo incerti la risalita.

*

Lupi

Quegli occhi nel bosco che mi seguono ovunque,
quel fruscio sordo quando tutto tace
e la bici sale tra le querce e il cielo.

Lo so che ci siete, occhi di lupo,
so che restate immobili, fiutando il sudore,
l’odore umano che vi atterrisce.

Confido in questo, nella magia dell’olfatto,
difesa astrusa, priva di fondamento.

Per un istante vi ho visti: il respiro trattenuto,
come me.

*

Nemesi

È il momento di uscire dal barile del pesce,
dalla compressione: colpa del demiurgo del male.
Quel farabutto ha deciso per me,
mi ha tolto anche l’ombra,
dacché manovra la luna e la fortuna.

Ora, se ascolto la notte, nel tuono risuona
l’impeto di un temporale che non scoppierà.

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La chiglia

La tua presenza, la mia memoria esterna,
il mio coraggio finito in esilio.

Ci sarà sempre un foro nella stiva,
un occhio di luce, uno spiraglio di vita.

Ci sarà, anche quando la chiglia incagliata
mi ricorderà che tutto diviene

e fermarsi è illusione.

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Nella stanza

Dicono che io pecchi di serietà.
Eppure, siedo su questa sella scarna
di una bici senza ruote, unico sopravvissuto
all’epurazione della necessità.

Nella stanza, tra pavimento e soffitto,
oltre la finestra aperta sul buio del Non-Io,
cerco l’archetipo della notte.
In fondo al nero attendo, a modo mio,
il diradarsi delle nuvole.

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Evaristo Seghetta Andreoli, In tono minore, prefazione di Sauro Albisani e postfazione di Fabia Baldi, Passigli, 2020

Evaristo Seghetta Andreoli è nato nel 1953 a Montegabbione (TR), dove vive. Ha pubblicato i libri di poesia: I semi del poeta (prefazione di Patrizia Fazzi, Polistampa, 2013),  Inquietudine da imperfezione (presentazione di Franco Manescalchi e introduzione di Giuseppe Panella, Passigli, 2015), Morfologia del dolore (nota di Carlo Fini, Interlinea, 2015), Paradigma di esse (nota di Franco Manescalchi e prefazione di Carlo Fini, Passigli, 2017), In tono minore (prefazione di Sauro Albisani e postfazione di Fabia Baldi Passigli, 2020), Il geranio sopra la cantina (prefazione di Francesco Ricci, Puntoacapo, 2023). È presente in varie riviste e in antologie italiane e straniere. Collabora con le riviste letterarie Testimonianze, Euterpe e L’area di Broca.