Le parole sono una chiave e un ponte, un codice privilegiato e misterioso, un canto: leggo da quando ne ho memoria.
Ancorata alla Musica, trattengo chimere sotto le unghie e mi ricompongo nella luccicanza di gioie minute, a metà tra il surreale e la strada.
E di vagare non smetto.

 

Fadwa*

Sei stata zitta – mentre ti
stracciavano le vesti,
Zitta – mentre colpivano i tuoi
figli, zitta

del silenzio maschile contro un muro,
femminile dentro un calcio, o dentro
un guanto di lana pressato
tra i lembi del viso, quando
il guado del giorno ti sferragliava
a casa;

grave e zitta come i tuoi calli,
tu calvario presente tra troppi imperativi :
come ora, che le mura e le distanze si spianano
tra accenti ignoti e insani, e taci

la polvere e il terrore,
l’urina tra le cosce e
il terrore,
i figli schiusi e serrati, la premura
dell’ultimo colpo, il
terrore – e tu del tutto
zitta, senza
nemmeno più guardare.

*nome arabo, “Colei che si sacrifica”

*

Pomeriggi come buche da coniglio;
parole sgonfie smottano le strade; ombre
di transiti ignavi a mezzavia – il mio
rassomigliante
a quello d’altri, custode seduto
su noie combinate da certezze

ci fosse un film
o almeno un libro
a dar il resto a queste tinte sfondate

vigneti trafitti da gheppi privi d’ombra
tra ridossi di scale apocrife
di mura

l’impronta alitata sul cemento
dove un dì un figlio si ruppe
nell’additare incerto delle formiche

più oltre e più
scavano certi meriggi,
nel terriccio, tra l’erba.

In effetti, pronta

Non userei
sospensioni a caso, non nei
giudizi o
in programmate anarchie;
ponderare l’ombra è d’uopo,
visto il sole fatto di mezzogiorni spesso
chiusi per ferie, nel mio cortile
vista occhi.

Intenti a mezz’asta per
sonnecchiare inverno,
razzolar di titoli e bonus di
metafora; la parola ne esce
ammaccata: scrollato il cuore
cosa le rimane?

Una torta mezzo bruciacchiata, eppure,
in effetti, pronta.

Ho chiamato un rondone per
Fare a metà, si è a metà voltato :
Non ne voleva, era chiaro, ma
L’importante è l’invito.

Non userei giudizi a caso,
non nelle anarchie
e neppure
per programmati giudizi.

 


 

Alba Gnazi, nata e cresciuta in terra etrusca, nella provincia di Roma, da poco trasferita a Pisa; insegnante di scuola primaria.
Una laurea in lettere moderne, nuovi studi in corso.
Varie poesie e racconti sono presenti su riviste on line e cartacee (Versante Ripido, Pastiche, Illustrati), su blog letterari (Words Social Forum, Caponnetto – Poesia aperta, La presenza di Erato) e antologie tematiche.

Website: http://moticonvettivi.blogspot.it/