copertina ciclicaE’ anche (ma non solo) un richiamo velatamente sensuale quello della Ciclica (La Vita Felice,2014) di Annamaria Ferramosca, nobile artigiana della poesia e biologa. Le parti del corpo, come lingua, piedi, pelle, occhi, cuore, ginocchio, mano, persino la carne e il corpo stesso, sono esaltati non solamente ai fini estetici o sensuali ma anche quali entità biologiche, parti integranti di un disegno che attraversa le scienze biologiche e va oltre:
ti domino corpo a volte a volte cedo
La materia prima della poetica di Annamaria viene mescolata e stemperata con i termini scientifici della sua quotidianità professionale e poi fusa e plasmata di nuovo in una realtà altra. La locuzione metaforica di “urti gentili” che spesso riemerge in questa silloge ci giunge come l’ossimoro creativo che scatena le forze cosmiche del vento, acqua. terra e fuoco. Il gioco fra queste forze è continuo, conflittuale e fluttuante. La poeta avverte il tramonto della civiltà occidentale, consapevolezza amara provocata dell’oltraggio che l’Occidente ha recato ad altri mondi (meridiane). Il rimorso si esprime chiaramente nella “coda-rimorso” della “cometa che lacera la notte” (Natale che ritarda).
Anche l’immagine della catena antitetica ma creativa dell’incontro fra incanto e disincanto ritorna spesso. Ad esempio, dopo l’incanto della conoscenza e della techne, tornano i dubbi circa l’ultratecnologia, lo strumento quotidiano di Annamaria:
Inutile dire chi scrive vede di più
ha solo più dubbi
e ancora
…a volte vorrei essere esperta
in altra scienza della vita
penetrare la pasta segreta
dei pensieri quotidiani degli urti
Nonostante questi urti, c’è spazio per la bellezza di un bosco, un giardino pensile, un sorriso condiviso. Con la stessa concentrazione la poeta penetra il pulviscolo o alza lo sguardo al cielo oppure viene sorpresa dal flagello cosmico.
…ma è nello sbreccio delle imperfezioni
che avverto il tocco random di una mano
che plasma e scompiglia
Ma c’è spazio anche per l’entusiasmo, come nella poesia intitolata Nascita. Questo peana trionfante spazza via ogni genere di perplessità e persino il sole mostra la sua approvazione:
Il tuo arrivo in settembre….
…abbaglia di promesse
nella stretta della mano minuscola
abbozzi di frasi come desideri
guardo il sole assentire
lembi di cielo piegarsi
e ancora
…veglio il tuo sonno arreso che trascina
fiumi di stelle alla mia notte
La musicalità della poesia si identifica nell’armonia-disarmonia di suoni. Nel Remi per Itaca, riferimento diretto alla poesia di Costantino Kavafis, sono accostate le parole animelle e animule, la prima genera echi tecnologico-gastronomici e la seconda evoca le risonanze classiche delle Memorie di Adriano. E ancora, nella poesia Urti Gentili, le anime si saldano alle lingue, diventano animelingue e costituiscono l’impasto per il nuovo mondo:
…pure amo questo calpestio di genti nella città
l’impasto lento di anime lingue
il rompersi dei meridiani l’inarcarsi dei ponti per
urti gentili…

Nella poesia Stalattiti, “Zìnzuli!” è la parola d’ordine segreta, la chiave per entrare nella grotta mistica dove evocazioni di memorie e speranze giovanili si mescolano ai maturi canti di ritorni nostalgici e partenze struggenti. Armonie, ricordi, rievocazioni, urti, speranze e dubbi offrono la chiave sublime nel mentenigma di Annamaria, dove la fiducia all’umanità annoda cesti, come l’amore, la Φιλότης, che secondo la nota teoria dell’antico filosofo Empedocle crea le cose e si contrappone all’odio il Νείκος che distrugge:
Questo annodarsi annodando
i cesti di fiducia con antiche dita
Ma nonostante l’amore creativo, gli interrogativi non finiscono, non cedono, come nell’ultimo verso di chiusura della Ciclica.
…dove culmina la vertigine ammicca il démone
da cui spiccare il volo
nella chiarità o nell’abisso?