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Anastasiya Bychkova

La poesia è assenza di stasi, continuo movimento.  È un ascensore che carica passeggeri dai diversi piani del corpo e poi si ferma tra gola e costato, che sono i piani più gettonati. È collezionare momenti. A volte, andare in posti un po’ tristi, ma uscirne in qualche modo vincenti tra le righe. È dare nome a cose che non hanno nome, inventando nuovi dizionari emozionali.

 

 

 

 

 

Inediti

ARAGOSTE

Cosa ne sanno i bambini del nostro dolore
quando l’unico problema è una palla bucata?

Non rimane che ascoltare le urla delle aragoste,
guardare l’acqua della pentola tingersi arancione.
Voler chiedere loro se si innervosiscono
poco prima di essere bollite.

 

IL PESO

Se non compaio nelle foto è perché sono quella
che le scatta, quella che scappa.

La lotta tra me e le stagioni.

Puoi passare l’anno a contare le foglie che cadono.
Oppure osservare le persone allontanarsi come pezzi di domino
staccati e riconnessi,
poi riposti nella scatola.

Ci appoggiamo alle nuvole, nella nostra leggerezza,
colpevoli solo di non avere calcolato bene il peso.

È una primavera che fatica ad uscire,
un po’ come le nostre parole, le scuse,
le cose che cambiano.

Viverti è un divieto senza pene,
la sottile linea tra le labbra
che non si capisce se sia sbocciata
per ridere

o respirare.

 

NINNA NANNA

Abbiamo trascorso tutte le notti
a sognare qualcosa di migliore.
Piuttosto che voltare pagina
si cambiava libro.

Sono sempre le stagioni a volerci accarezzare
e trovarci disfatti
come letti mai cambiati.

Esausti, siamo crollati
dove abitano i digiuni dell’estate.
C’è un momento preciso:
quando il vento smette di essere ossigeno
e spinge soltanto.

Ho un ricordo: vero o falso?

Quel restare svegli ad ascoltare gli spari.

Ti ho mai salutato con la mano?

Le domeniche spese
ad aspettare i lunedì.

Tutto il mio dire è una danza senza musica.

Conto sulle dita le tue ultime parole:

L’autunno è solo una scusa
delle foglie
per volare.

Ed io non so
se
è magia o forse solo una bugia
raccontata a un bambino
per farlo addormentare.

 

da Invecchiano Anche Le Rose, Il Rio, 2014

QUI

Non serve più parlare,
ora che anche i muri
hanno idee
e non siamo cervi
circondati da un branco di lupi.
Dalla strada
arrivano schiamazzi
e i colori di amori
respirati in faccia
a chi è solo
formano spilli di sicurezza
pronti a fissare le nostre coperte
perché
non scivolino via.
È poca cosa.
Fa freddissimo qui.

NON C’È TEMPO

Presto saremo vecchissimi
e non ci sarà posto per le rughe.
I rovi non tagliano:
è il loro modo di accarezzarci.
Non c’è tempo, dirai
e le stazioni non hanno
più treni.

QUINTA STAGIONE

I sentimenti rubati
mentre stavamo dormendo.
Ora non proviamo più niente
e non ti vedo.
I gabbiani sanno tutto.
Da quelle case sul mare
voci evadono fuggitive.
A marzo lo scricchiolio nei pineti:
pigne in fiore
stanno sbocciando.
Io ancora aspetto
una quinta stagione
che non mi faccia
rimpiangere tutte le altre


Sara Comuzzo nasce agli sgoccioli dell’estate del 1988, negli ultimi anni ha vissuto in Canada, Scozia, Australia, Nuova Zelanda, Africa, Inghilterra ed Irlanda. Dopo anni di lavoro nel sociale, principalmente con senzatetto, bambini di strada e tossicodipendenti, ora sta insegnando italiano a stranieri. Ha pubblicato 3 raccolte di poesie Mentre loro parlano di non so cosa (Thauma, 2012), Siamo sopravissuti a un altro inverno (Thauma, 2014), Invecchiano anche le rose (Il Rio, 2014) e ha vinto il Premio ‘Valerio Gentile’ con la raccolta di racconti Dove nessuno può cadere (Schena, 2014). Ha vinto il Premio ‘Donne in Poesia’ (2013), e con il pezzo Il Peso, il Concorso ‘Pensare Scrivere Amare’ (2016). Alcune sue poesie e/o recensioni sono comparse su riviste online e siti come Versante Ripido, Iodio, IoSoffoco, Literary.it e Lo spazio rubato. Sta attualmente completando un master a Brighton (Inghilterra) in letteratura moderna e studi di genere. A fine 2019 uscirà la sua prima raccolta di poesie in lingua inglese per la Salmon Poetry.