dalla prefazione di Marilena Renda
[…] una delle prime cose che ho pensato di questa raccolta di Viviana Fiorentino, Trasferimenti, è proprio che si tratta di un libro “posizionato”, fermamente collocato nello spazio, anche se ovviamente si tratta di una posizione, come il tessuto, precaria e piena di buchi, di incertezze e di interrogativi.
Quello che non si dice volentieri di posizioni come quella di Viviana, che immagino expat per scelta anche felice, è che quelle geograficamente sghembe e instabili sono come gli ashtanga dello yoga: apparentemente impossibili all’inizio, appaganti dopo, quando i muscoli del corpo hanno imparato a muoversi in modi che pensavamo impraticabili. Infatti il libro di Viviana è pieno non solo di gioia, ma anche di appagamento dello spazio e di felicità del corpo […]
Analfabeta
L’avevamo conosciuto per caso
un giorno di tanti anni fa sull’isola.
Il traghetto ci aveva lasciato al molo
e l’acqua era azzurra anche al porto.
Avevamo risalito il sentiero
che dal molo portava tra le case.
Lui tra le mani aveva del pane.
La mattina aspettò al panificio
portava la camicia bianca, aperta,
e un cappello di paglia.
Spiegò che un tempo faceva il formaggio
e aveva due capre,
l’acqua veniva dalle altre isole
ma c’erano le sorgenti nascoste
tra le rocce e le grotte.
La fattoria e le capre in collina,
ci indicò un punto alto tra le rupi.
Lui e suo padre si erano rannicchiati lì sopra,
ci disse di tre cacciabombardieri
tra l’albero e la casa.
I tempi della guerra, lui disse.
Pescavano verso occidente
si erano spinti fino in Tunisia
bloccati dalla tempesta per giorni
a giocare con pentole e parole,
e raccontare gesta di paladini.
ci disse, che si faceva così
Per non morire per mare.
Aveva i denti marci.
Quando una mattina arrivò sua figlia
l’auto traballò lungo la salita,
sul sedile sedeva una bambina
di pochi anni,
l’uomo tirò su la bambina in braccio
e tra la camicia e il cappello
gli diede del pane.
Era bianco.
Ci sono cose che non si dicono,
lui disse.
Se ti chiedono da dove vieni, dici il tuo nome.
Non era nato qui, c’era arrivato,
Pina e Dado anche – no, non erano nati sull’isola.
Se un pescatore trova un uomo in mare
lo salva.
I decreti non li conosceva
disse
e comunque non sapeva leggere.
Gli esseri umani, ripeté, vengono da dio.
________________________Indicò tra occhi e mare.
*
II – Una foto
Una di quelle vecchie foto
con te, madre, e una bicicletta rossa.
Tu piegata verso di me mi tieni
una mano,
sussurri qualcosa all’orecchio.
Non mi piaceva sorridere nelle foto,
eppure lì ti stavo sorridendo.
Il mio mento chiuso nel tuo palmo
un cerchio avvolge
delicato il peso dei corpi.
Il tuo cappello di paglia
alberi anemoni e poi attorno
il nostro giardino d’un tempo.
Parole che non conosco più.
L’amore ti ha piegata
ha piegato persino il tempo
in un origami a forma di fiore.
E compresse nell’angolo cieco della foto
parole preservate
sussurrate
rubate
dalle rovine del tempo.
Abbiamo sorriso quasi tutte le mattine
fuori dal diaframma dei giorni.
*
Distesa e un cuscino
in nessun luogo
presso la quercia.
Viviana Fiorentino nasce a Palermo e vive in Irlanda.
Autrice di: In giardino (Controluna Edizioni) e Tra mostri ci si ama (Transeuropa Edizioni); in antologia per due delle principali case editrici irlandesi di poesia (Dedalus Press e Salmon Poetry). Una sua silloge è pubblicata da Arcipelago Itaca nel 2018. Sue poesie, racconti e traduzioni compaiono in diverse riviste internazionali di letteratura.