copertina

Dalla prefazione di Pietro Romano

Frammenti di un luogo perduto: l’indicibile nella poesia di Biagio Accardo

Le forme dell’esistenza sono spesso nominate con figure attinenti alla dimensione memoriale. Il processo faticoso del ricordo implica un pellegrinare lungo l’asse del tempo per sanare una perdita irreparabile, quella del senso dell’origine. Nella poesia di Biagio Accardo l’eco di tale ferita si affida al suono di un mondo che dimora nell’assenza e che il poeta sa dispiegarsi nell’ora presente come frutto di una miracolosa dislocazione dal passato. Il titolo della raccolta, Esercizi di riparazione, enuncia di per sé l’atto con cui il poeta tenta, per mezzo della parola, un recupero, sia pure parziale, dell’indicibile della visione e della memoria. È nella lontananza l’esperienza del luogo perduto, dove ha radici la Voce al cui richiamo poi si fonda la voce del poeta. Poter dislocare fuori di sé, nel verso, l’esito di tali risonanze, se da un lato significa constatare il proprio vanire nella dolcezza di un’esperienza percettiva o memoriale di grande intensità, dall’altro induce alla necessità di rammendare tutta quella lontananza in un tessuto poetico che possa ancora darle espressione […]

Come sempre

Che ti dirò ancora: non rassegnarti cara,
ricomincia ogni giorno a togliere,
rassetta come fosse il sabato,
lava perché l’unto vada via, sbrina il frigo.
Inizia quel che già sai, e fai
come se nessuno l’avesse mai fatto.
Non indugiare col bacio,
ma vivi anche senza; non essere sazia,
ma lasciati mordere dalla fame;
apri i balconi e ascolta le voci:
nascono fuori, sui tetti, fra strade ed errori.
E anche se quel che resta parrebbe solo
l’aridità di un gesto, tu sappi:
la verità è sempre nel suo iniziare: lì
si consumano guerre, antinomie,
e sembra che tutto dorma,
sembra, come sempre, la quiete del meriggio.

*

Vento stamane, vento freddo, di neve.
Ma un bimbo esce, apre
il suo giubbino rosso e si para di fronte
a lui, a Golia; si para, lui
piccolo Davide, davanti al mostro
che gli scompiglia i capelli. E ride
e canta, ride e danza come un gambero
all’indietro, quasi da terra sradicato.
Poi torna a casa – Mosè sceso dalla montagna –
trasfigurato dall’incontro col suo dio.

*

Non dirmi una parola che non sia pane,
pane spezzato con un po’ di cenere,
pane con un po’ di carbone,
pane che non bruci e insanguini le labbra.
Non dirmi una parola estenuata
di bellezza, talmente bella
da accecare, far andare fuori pista,
per un poco sbandare. Ogni volta
che mi dai la tua parola, fa che sappia di te,
del tuo mondo, dell’odore del tuo grano.
Ma non darmi una parola che mi indichi
il sole che vedo, la luna, la strada,
neanche i sassi sui cui rischio di cadere
e su cui regolarmente cado. Dammi
la parola di cui ho fame e di cui ho sete,
la parola lasciata nel fondo più fondo
del pozzo, là dove corda non giunge
e luce non entra. Dammi la parola ladra di cielo,
che dorma dove io non ho ancora deciso
di dormire, una parola che non fugga
al primo ruzzolare di tuono, crepitare di pioggia.


Biagio Accardo è nato nel 1954 a Santa Ninfa, paese della Valle del Belice, in Sicilia; qui ha risieduto e risiede, svolgendo per tanti anni il lavoro di insegnante di scuola primaria, dedicandosi anche al volontariato. Esordisce in ambito letterario nel 1980, partecipando alla Rassegna Internazionale di Arte Siciliana – Valle del Belice, promossa dal Comune di Vita. Dopo una breve presenza all’interno dell’Antigruppo, sceglie di coltivare l’esercizio della poesia lontano da ogni evento pubblico, fino al 2009 quando dà alle stampe il suo primo libro, La notte ha lunghe radici, un libro sostanziato, secondo il quotidiano La Sicilia “da una forte tensione verso il trascendente”. Nel periodo che va dal 2010 al 2015 sue poesie compaiono su varie riviste e antologie italiane.  Risale al 2016 l’uscita del suo secondo libro, Fratello in ombra (Aletti Editore) che otterrà diversi riconoscimenti in vari concorsi italiani. Per conto di Samuele Editore, nel 2019, dà alle stampe Ascetica del quotidiano, che otterrà una menzione speciale di merito al 12° concorso letterario Città di Grottammare e il 2° posto al Premio Internazionale Navarro di Sambuca di Sicilia. Nel periodo che va dal 2020 al 2021 sue raccolte inedite ricevono menzioni di merito e segnalazioni in vari concorsi (Premio Letterario Internazionale Montefiore, Premio Santa Margherita Ligure, Bologna in Lettere, Premio Lorenzo Montano e Città di Como). Nel 2022, edito da peQuod, esce Luce del più vasto giorno, per la Collana Portosepolto diretta da Luca Pizzolitto; un libro, secondo il teologo Giannino Piana, “di rara suggestione, che sfiora i confini della grande mistica e che si avvale di un linguaggio scarno e penetrante”. Nel 2024 l’opera riceve il 2° posto al Premio Letterario Internazionale L’Anfora di Calliope di Erice.


Scopri di più da larosainpiu

Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.