La Poesia: infinita eclissi?

di Rita Pacilio

Conoscere la vita, il cosmo e i suoi fardelli attraverso la poesia: questo lo scopo e l’esperienza personale/sensoriale e di abbandono del poeta. A volte chi scrive poesia si sottrae a se stesso per moltiplicarsi nell’io poetico in un dono propulsivo muovendosi tra amante e amato, conoscendo l’assenza della bugia e contemplando prodigiosamente e ingenuamente il vuoto. La poesia diventa il dono di un solo attimo, disprezzato e lasciato morire se non è curato ed esteso, se non è lievitato oltre le doglie del parto, offerto oltre l’oscuro ‘vero’ per catturare il nulla correggendo il dubbio, le fattezze e l’interrogazione. Bisogna ricordare sempre gli abissi da cui veniamo e da cui risaliamo, credo. Siamo condanne e fugacità – sunt lacrimae rerum (Virgilio) – da cui rifiorire autenticità e rinnovamento attraverso l’ala salvifica della poesia che diventa fiore, giardino, fiammata di colore. La Poesia è un continuo ritorno al reale (Y.B.) e ci restituisce il senso delle cose così come sono. Come un’antenna sensibile che registra le sequenze delle immagini allusive e fuorvianti. Si aprono vie tra le parole con le parole e gli usi imprudenti o saggi dei linguaggi mettono in pratica l’ostinata volontà di suonare le esperienze della propria terra dove i sogni sono prigionieri. Le formule creative passano da sforzi ora puramente estetici, ora celebrativi/sacrificali; i cori lirici percorrono ritmi orizzontali e verticali che dalla terra e dalla penitenza/tormento carnale salgono allo spirito, al cielo. Perché la necessità di scrivere? La risposta è sempre pirandelliana: un lascito al vento, un generare, un bisogno di dare ed un ritorno, un entrare nelle parole, quindi, come nei mille personaggi che le rappresentano e poi liberarsene. L’IO – TU della coppia verbale senza mai sciogliere il legame: questa la poetica tardo romantica che salta tutta la tradizione ch va da Benn a Brecht, il TU, a cui va tutta la comunicazione del mondo, diventa variegato e ambiguamente polifonico. Qualcuno menziona il Cantico dei Cantici  quando si parla del dialogo ‘Di ala in ala’ (Pacilio/Moica LC 2011) ed è un riverbero passionale dello stesso fuoco saggio, solomonico. Si ritorna al segreto e alla speranza montaliana: la poetica del novecento è la parure che colora le immagini della poetica del post moderno e chi scrive in versi ne fa proprio l’alfabeto rispettandone la bellezza gratuita del dono.

UN VOLO CHIAMATO AMORE

“DI ALA IN ALA”: IL VIAGGIO IN VERSI

DI RITA PACILIO E CLAUDIO MOICA

Un filo d’inchiostro lega i due poeti che hanno scritto a quattro mani la raccolta poetica “Di ala in ala” (LietoColle, 2011); simile al filo di un aquilone, ha permesso il volo di  Claudio Moica e Rita Pacilio, metaforicamente simboleggiati da una rosa e un girasole – elementi ripresi sin dal dipinto di copertina di Walter Buscarini – che offrono un dialogo in versi su un tema di valenza universale: l’Amore. Un viaggio comune – come cita Dante Maffia nella prefazione – dove però ognuno conserva la propria essenza. Un dialogo intenso in cui dolore, gioia, speranza, amore, sconfitte, cadute e ri­surrezioni vagano nell’indistinto e non sanno trovare la direzione della bussola, fino a quando, appunto nel consegnare al foglio le emozioni, hanno trovato la necessità di sentire la responsabilità di vivere nel quotidiano come due esseri non più in balia della deriva.

Ma sono gli stessi autori che bene sintetizzano la loro opera: un rifugio artistico, un luogo rivestito di oro, le nostre ali ispirate e spiegate: il nostro manto di rassegnazione di un percorso da compiere immaginato, generoso, desiderato, profondamente atteso. Abbiamo ‘giocato’ un poemetto emozionale come involucro del tra­vaglio di noi che al dolore del mondo non abbiamo saputo rispondere con il rancore.

Un’iniziativa poetica originale accolta con grande entusiasmo dalla casa editrice LietoColle di Faloppio (CO), da 26 anni impegnata nella diffusione di poesia contemporanea e sul cui sito – http://www.lietocolle.com – è acquistabile il volume (pagg. 76, € 13,00).

Claudio Moica è nato in Sardegna. Ventenne si trasferisce a Fi­renze per tornare, dopo circa vent’anni, nella sua isola d’origine. Fonda l’associazione culturale “Suergiu uniti nella cultura” di cui è Presidente e come Direttore Artistico organizza la “Fiera del libro del Sulcis-Igle­siente”. Affianca gli insegnanti delle Scuole Primarie nei laboratori di Scrittura Creativa. È stato Presidente di giuria e giurato in premi lette­rari nazionali. Nel 2008 il Presidente della Repubblica Giorgio Napoli­tano gli concede l’onorificenza di Cavaliere della Repubblica Italiana per meriti socio-culturali. Nel 2010 la Croce Rossa Italiana gli conferisce la medaglia commemorativa “Per aver, con competenza e dedizione non comuni, contribuito a scrivere una delle pagine più epiche ed esaltanti della storia della C.R.I. Ha collaborato insieme a personaggi del mondo della cultura e politica nazionale alla stesura del libro patrocinato dalla Presidenza del Consiglio della Regione Sar­degna Canne al vento in ricordo di Grazia Deledda. Vincitore di numerosi premi letterari nazionali, ha pubblicato i seguenti volumi di poesia: Vertigini di vita (Lampi di stampa, 2004); Oltre lo sguardo (Edizioni Il filo, 2005); Angoli nascosti (Edizioni Il Filo, 2008) e il romanzo Lasciati tradire (Albatros, 2010). Il suo sito: http://www.claudiomoica.it.

Rita Pacilio è nata a Benevento e vive a San Giorgio del Sannio. Sociologo, mediatore familiare e dei conflitti interpersonali, esperta in Comunicazione Strategica, si occupa di Orientamento, Bilancio delle Competenze nell’ambito delle Politiche del Lavoro presso la Casa Cir­condariale di Benevento e presso gli Istituti di Istruzione Secondaria. Numerosi suoi testi poetici sono pubblicati in antologie e hanno rice­vuto importanti riconoscimenti a Premi e Concorsi. È autrice, inol­tre, di racconti erotici, racconti di carattere sociale e di letteratura per l’infanzia.

Pubblicazioni di poesia:

Luna, stelle… e altri pezzi di cielo (Edizioni Scientifiche Italiane, 2003) Tu che mi nutri di amore immenso (Nicola Calabria Editore, 2005); Nessuno sa che l’urlo arriva al mare (Nicola Calabria Editore, 2005; Ciliegio forestiero (LietoColle, 2006); Tra sbarre di tulipani (LietoColle, 2008); Alle lumache di aprile (LietoColle, 2010). Musicista, cantante jazz nel 2006 la Pacilio presenta al grande pubbli­co il progetto Jazz in versi: Contaminazione di poesia e musica jazz, una proposta progettuale ideata e curata dall’autrice che sceglie per alcune sue liriche la musica di Claudio Fasoli, noto compositore, arrangiatore, sassofonista di fama internazionale. Discografia: Infedele (Splasch Records, 2010). Il suo sito: http://www.ritapacilio.com.