Ho atteso a lungo Due granelli nella clessidra, perciò, la prima cosa che ho fatto ricevendolo è stato guardarlo attentamente, apprezzarne la grammatura della carta, e quindi, dopo averlo letto, restare nella bella scrittura di Salvatore Sblando, nel suo stile pulito e nostalgico.
LISBONA, PROBABILMENTE (Omaggio a S.F.)
Siamo io e te Lisbona
che sia un ballatoio del Bairro Alto
o la vista dell’Estrella dall’aereo
Siamo qui, soli
e non c’è respiro che sappia recitarti.
Siano essi quattro giorni
o due secondi dopo l’eterno
noi camminiamo, chi in bilico
sul lastricato di rua Augusta
o chi come te protende la storia
lì dove il sole incide i sapori
con i riflessi delle tue acque.
Siamo qui o in qualunque altro posto
non c’é solitudine che possa farci ritrovare
e nemmeno il fitto sferragliare del tram
fra i vicoli pendenti, saprà accompagnarci
nel nulla che oggi si fa tempo.
Sia chiaro, non amo eccessivamente l’ermetismo e i periodi che affannano, ritengo che la vera poesia risieda nelle bellezze trascurate che il cuore e lo sguardo del poeta sanno svelare nella massima semplicità e qui, tra queste pagine, c’è incanto, la purezza di un uomo che ama la sua donna, il prossimo e la città.
QUARANTA MINUTI
(alla più bella conducente d’autobus dell’azienda trasporti di Torino)
Immagina cosa pensano i sogni
quando si nascondono nella piazza
più a sud della città e attendono
fra le bancarelle del mercato
l’arrivo dell’autobus e tu
con le mani sul volante, gli occhi
fra i riflessi del viaggiatore.
In questi spazi d’aliante
s’apprestano magre illusioni
fra i quaranta minuti della corsa
o nel tempo d’una virgola
che s’attarda al tuo ritorno.
Così riprendo a scrivere la sera
di un poeta che ancora deve nascere
consegnando a mani troppo piccole
per fuggire, le sue poesie.
La città è il protagonista imponente, eppure discreto, che respira tra le pagine. La fusione tra paesaggi e persone che la abitano descrive il carattere di Torino che sta a questa raccolta con lo stesso spessore con cui l’autenticità sta a questo poeta. Salvatore restituisce alla città l’onore di tutta la storia che ha contribuito a scrivere e lo stupore che merita, tutto il vissuto di chi si muove nelle sue vie. Costruisce tra le pagine un paesaggio urbano che rapisce, un altrove in cui ogni minuto scandisce uno sguardo, perso o affascinante che sia.
D’INVERNO IN PIAZZA STATUTO
Quando la brezza mulina e tagliente
spolvera il monumento che del Frejus
accenna l’indice al confine
quando al derivare di portici
impronte fradicie inzuppano
gli scalini all’ingresso del novantaquattro
rimpiatto l’orizzonte taciuto -grigio in cielo-
fra finestre e tetti misti al bianco
del palazzo Paravia ed induco
il decoro sabaudo al ministero.
Quando più in là sguardi nostri
mescolano il decifrare fra papiri d’Egitto
e al metro d’oro arrotoliamo i pensieri
quando fra gli scranni di Cavour
Mazzini e Garibaldi
– ascesi d’infausta par condicio-
sfiorano il legno d’emiciclo
le dita a ventaglio intagliato
Sembra che tra i percorsi dell’autobus Salvatore abbia sublimato le paure e l’unicità dei singoli che troppo spesso si dimenticano tra le trame ordite dai potenti. Nelle pagine di Due granelli nella clessidra, tra il riflesso della polvere sui vetri e le luci della città, si sorprende la fragilità di noi tutti, l’universo dei gesti quotidiani, mantenersi ad una maniglia scrostata, curare i sogni e sonnecchiare fino alla destinazione. Piccoli numeri splendenti che formano la cifra poetica di Salvatore, che riesce a donare luce e spazio a ciò che per altri è anonimo e trascurabile. L’individuo. Il cuore.
FRA I PASSEGGERI DI LINEA 45B
I passeggeri del quarantacinque barrato
sanno sempre dove tu li porterai.
Restano quindi seduti a questa sicurezza
appoggiati ad un corrimano scrostato al giallo
o fissi nella curiosità di chi sale alla prossima fermata.
I passeggeri del quarantacinque barrato
non sanno del cigolìo delle porte di discesa
e di salita; tu invece sì e tieni stretto il tuo volante
aprendo gli occhi nel soffio di una nuvola alla luna.
Ieri hai cambiato tragitto, i lavori della metro
hanno raggiunto Largo Marconi ma il cigolìo delle porte
è sempre uguale, lo sbuffo di nuvola non cancella
le virgole disegnate nella notte.
E rimani lì seduta al posto guida ad inseguire
il nuovo percorso; inventano così le curve
gli sguardi della strada e brillano
come la perlina che t’ingioiella il naso.
Oggi hai chiesto del Pascoli a me
passeggero fra i passeggeri del quarantacinque barrato
dicendomi che sono qui, nel corridoio
fra i posti a sedere, come fossero i Canti di Castelvecchio
le tue poesie
Un poeta impegnato socialmente, è evidente che l’individuo e i suoi diritti, lo spazio vitale, occupano un ruolo centrale nella vita e nelle sue liriche. Due granelli nella clessidra è un respiro di speranza, tra le sue pagine risplende l’anima di un uomo attento ai bisogni ed ai richiami del prossimo. E cosa è davvero la poesia se non il rimedio all’indifferenza? La cura nei giorni, cosa? se non la sublimazione dei piccoli dettagli, la magia da ricercare nel quotidiano.
(a tutti i morti sul lavoro)
AL DI LA’ DELLO SPAZIO
Solo un gruppo di puttane a presidiare
i marciapiedi della Pellerina fra le anse della Dora.
Un vecchio ponte Bailey scavalca
quel ch’è rimasto fra i prati e la follia
Qui si muore mille volte e mille volte ancora si nasce
per dare le spalle al centro cittadino e percorrere
l’asfalto caldo di Corso Regina Margherita
verso tutte le direzioni della tangenziale
Qui si muore d’incosciente ipocrisia
nel silenzio infetto degli scarichi automobilistici
nel passaggio assente di un gruppo di ciclisti
nelle insegne dismesse di un’acciaieria tedesca
È stata una gioia grande leggerti. Aspetto il prossimo, ogni volta che pronuncio. Un abbraccio. 🙂
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Carissima Emilia, non immagini nemmeno quanto mi rendono orgoglioso le tue parole.
Spero che la lettura di “ogni volta che pronuncio te” in uscita a settembre, possa soddisfarti almeno quanto i due granelli.
Un caro saluto
Salvatore
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Sono felicissima di averlo letto e ancora più felice di aver conosciuto una persona splendida come te. Ogni volta che pronuncio te sarà altrettanto bello, ne sono certa. Un caro saluto.
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Non mi resta che arrendermi e confidare nella bellezza di poesia.
Un abbraccio e un grande grazie, cara Emilia 🙂
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