ALESSANDRA CARNAROLI DELLA POESIA DICE
La poesia è continuo avvicinamento e presa di distanza, un balletto su frammenti di vetro o carboni ardenti o sabbia di Torrette a mezzogiorno quando mamma ti obbliga a restare sotto l’ombra. Cosa di fachiri o bambini o coppie di anziani nelle balere adriatiche. Ognuno ha i suoi traumi, palline di carta lanciate dentro al cervello, strappi, feritine, piccole macchie. Sono primitivi disegni fatti con insetti o piante, incisioni di pietre, fossili che ci rendono segni, segnali, allerte, propriamente esseri. Tendere all’abisso, allungarsi verso il buco nero che attira e spaghettifica come moulinex se ci cadi dentro, girarci intorno tipo cane col serpente che pare morto, di nuovo allontanarsi e ricominciare la danza (per noi vicini alla Romagna può essere mazurka ma va bene pure musica altra). Usare i pezzi che hai intorno per farti coraggio: mia figlia a un anno camminava solo con qualcosa in mano, pupazzo, libro o biscotto. Il quotidiano come sfondo e sonda per vedere cosa c’è dentro al nerissimo confine che ci dà forma e deforma. Usare una lingua comune e bassa, di quelle con cui cresci, che aderisce come una seconda pelle, come mammella alla bocca del cucciolo. Dare voce ai morti, ai piccoli, ai malati, ai minimi e minorati vari. A quello che potrebbe accadere, dove cadere, al male malissimo che senti come possibile. Una poesia che salva solo perché capita ad altri e tu copi e incolli sul foglio il verso che fanno. Non è appunto verso che si dice di bestia e pure fare il verso, ripetere trovando una forma diversa, quella della poesia che ruba e remixa e canta?
LA SUA POESIA CI DICE
Da Qui Kiev (inedito)
*
Il ministro chiede
di accogliere i bambini ucraini
nelle nostre scuole
non si vede differenza dice
stesso colore
capelli giallo fosforescente
come evidenziatore
pronti per sottolineare
(I neretti li lasciamo
nei boschi
a sbiadire)
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Dovremmo tutti avere
un crematorio mobile
uno per ogni paese o quartiere
che ti segue come cane
pronto a mangiare merde
prima che le pesti
far sparire pedoni
investiti sulle strisce
operaie coi capelli nelle presse
bambini uccisi dalle madri
no solo soldati
***
E’ la prima guerra da madre
e le mani non bastano
più per coprire
tutte le teste
avrei dovuto
partorire tre figli
a grappolo
dal collo
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La badante ucraina
ai microfoni di RAI radio uno
dice che abita a Torino
e il padrone ha già preparato
una stanza per ospitare
le sue quattro figlie
mentre il padre è al fronte
gli italiani sono sempre brava gente
i vecchi hanno buona
assegno accompagna
ogni tanto mano lunga
DICONO DI LEI E DELLA SUA POESIA
Andrea Cortellessa su https://www.leparoleelecose.it/?p=43455. «Contundenti» non sono solo gli «oggetti» dei quali la seconda parte del libro di Alessandra Carnaroli ci offre cinquanta flash da brivido; a vulnerarci sono le parole che li fotografano, che li disegnano anzi: col tratto brut di chi una volta ha detto di voler «scrivere per immagini corte tipo Lascaux», alla maniera «rupestre» d’un «pittore di bisonti» (peccato allora che l’ostinato classicismo grafico della «bianca» non abbia ospitato pure – come diversi dei libri-oggetto coi quali Alessandra s’è fatta finalmente conoscere negli ultimi anni – appunto i suoi stravolti, magnifici disegni). Ogni volta l’«oggetto» riempie di sé il primo verso; parola-titolo che colpisce subito, sfrontata, per la nudità stralunata e pop: «il barattolo» – pausa – «dei pelati appoggiato sul piano / di lavoro / della cucina / ancora chiuso / che nessuno / ha voglia di mangiare / si sa nella carneficina». Dove si vede anche come, nella scandalosa ricerca del «grado zero della poesia» (per dirla con un Antonio Porta d’annata) di questo suo ultimo tambureggiante decennio, dalla finestra a volte rientri la letterarietà cacciata dalla porta («cucina»:«carneficina» è il «Nietzsche»:«camicie» di un Gozzano che abbia visto Martha Rosler) […].
Sara Sermini su https://antinomie.it/index.php/2021/11/12/raschiate-dal-fondo-nature-morte-viventi-di-alessandra-carnaroli-e-anne-imhof. Nel Giudizio universale di Michelangelo San Bartolomeo regge in una mano il suo corpo sventrato, nell’altra lo strumento del suo martirio: un coltello. La veste di pelle che pende nel vuoto ha il volto di chi l’ha dipinto. Martirio e creazione si incontrano nel gesto dello scorticamento. Lo stesso gesto che si riconosce nella raccolta di Alessandra Carnaroli, appena uscita per Einaudi: 50 tentati suicidi più 50 oggetti contundenti. 50 sono le pelli che Carnaroli ci mostra in una mano e 50 sono gli oggetti acuminati che espone nell’altra mano. Nessun martirio, però, se non quello etimologico della testimonianza, dal tono pungente, dissacrante. Le pelli che pendono sono quelle di 50 donne, 50 desperate housewives – si legge nella quarta di copertina, 50 vivissime scorticate (come le sorelle della fiaba di Basile di recente messe in scena da Emma Dante), alle quali sono affiancati 50 strumenti quotidiani e potenzialmente letali […].
https://ilmanifesto.it/alessandra-carnaroli-larte-di-setacciare-la-vita/
ALESSANDRA CARNAROLI E I POETI “INFLUENCERS”
mentre passiamo bruciando
Questo verso di Nanni Balestrini (nell’antologia Poesie pratiche, Einaudi editore) credo che racchiuda per me il senso dell’amore fortissimo nei confronti di un artista totale, capace di procedere attraverso attirando come magnete, strappando, scorticando, di rimescolare vite e opere e ogni volta rivoluzionare, esplodere, rinascere, farne altre. Uomo dello spazio, spaziale.
Un processo di autocombustione che si alimenta di sfregamento, frizioni e scintille, della relazione furiosa tra cose, persone, parole, città e nomi e che per caso qualcuno ha deciso di chiamare poesia.
Come palla infuocata tra tende lenzuola tovaglie gonne capelli depliant carte biglietti rami secchi confezioni da due pacchi di biscotti scontrini liste pelli e peli di uomini e bisonti sempre divampa. In dono ad Alessandra e ai lettori di Larosainpiu, Nanni Balestrini, Poesie pratiche 1954- 1969, Einaudi editore:
con gli occhi del linguaggio
non la riproduzione
dietro la pagina
un vuoto incolmabile
non mima niente
nel paesaggio verbale
l’arte dell’impazienza
sovrappone un’altra immagine
mentre passiamo bruciando
Alessandra Carnaroli (1979) ha pubblicato: una silloge in 1° non singolo (sette poeti italiani) con una nota di A. Nove (Oèdipus, 2006), Taglio intimo (Fara editore, 2001), Femminimondo, con una nota di T.Ottonieri (Polimata, 2011), Elsamatta, collana «Syn. “Scritture di ricerca” diretta da Marco Giovenale (ikonaLíber, 2015), Primine, con una nota di A. Cortellessa (edizioni del verri, 2017) Ex-voto, collana croma K diretta da I. Schiavone (Oèdipus, 2017), Sespersa, con una nota di H. Janeczek (Vydia editore, 2018), In caso di smarrimento / riportare a, con prefazione di Silvia De March, (Il Canneto editore, 2019), Poesie con Katana (Miraggi Edizioni 2019). 50 tentati suicidi più 50 oggetti contundenti (Einaudi 2021) è la sua pubblicazione più recente.