ALFREDO RIENZI DELLA POESIA DICE

Molto, ovviamente, ho pensato e talora scritto sulla Poesia e, forse, la completezza della risposta a tale domanda sarà sempre parziale o addirittura contradditoria, sia sulla Poesia tout court che sul mio fare poesia. Non amo, per capirci, le definizioni troppo nette su cosa sia la Poesia (insufficienti quelle fondate sul pur necessitante aspetto formale) o su cosa la Poesia e il poeta debba o non debba fare.
Per quanto mi riguarda cito dunque parte della nota introduttiva al mio ultimo lavoro (Sull’improvviso, Arcipelago itaca, 2021) che può smarginare dal particolare di quella raccolta al più ampio territorio della mia poetica: “La poesia [è] strumento ulteriore [di conoscenza del mondo e di sé], tenta il superamento dell’occhio-ragione, rischiando di tangere l’immaginifico e il fantastico, per attingere all’intuizione”.
Ma, poiché, sono ossessionato dall’idea (illusoria) di non ripetermi, e dopo ogni raccolta cerco di cambiare, per quanto possibile, percorsi e mete, credo che queste mie considerazioni attuali debbano essere ritenute provvisorie e sempre in discussione.

LA SUA POESIA CI DICE

da Partenze e promesse. Presagi, puntoacapo, 2019

Quattro osservazioni del bosco
è impossibile venire al dentro se prima non si viene al di fuori (Dante, Convivio, II, 1)
Verde cupo, l’ombra imperforabile
sulla collina, massa vegetale
orizzonte taciturno e amorfo:
questo, sentenzia Lennard, è il bosco

ma Abele sa: sono roveri e faggi:
la stagione dei narcisi verrà
persa nei propri passi e i nomi
conoscono i nostri occhi, li hanno visti
formarsi nel ventre, opache perle.

Oltre, dentro, solo un altro tempo vede
non questo che misura in ore
e Morgane non sa se restare sveglia
o sognare le attese dell’assiolo
tradurre gli aliti e gli alburni inquieti,
lei che conosce dei rami i cifrari,
e delle ali sa gli angoli del decollo.

Ma quali sensi fanno blu il canto
il volo delle spine, la loro pioggia?
Chi sa cantare alla gioia della morte?
Ha tutti i nomi:
bosco, corteccia, foglia, linfa, fuoco
sotterraneo e sublime, bianco, e rosso ché cresca e si offra.
Passa non visto, non udito.
Cos’è questo niente che divora?

Restino, a dubitare, le mani.

***

da Sull’improvviso, Arcipelago itaca, 2021

Un respiro improvviso spostò i rami
alti, l’imbroglio astuto delle foglie

qualcosa s’intravide, nel ritaglio cobalto:

uno sfarfallio. O una scheggia,
l’ala boschiva dell’astore o solo
semplicemente un raggio di sole

Semplicemente? mi irridesti, incredula

Il vento era cessato, il cielo già richiuso

DICONO DI LUI E DELLA SUA POESIA

A dire il vero trovo difficoltà a scegliere dei passaggi adatti.
Cito, quindi, un commento significativo del tempo dei miei esordi e uno relativo all’ultima raccolta.
Nel mezzo, scelgo come gioco necessariamente un po’ autoironico, un caotico scorrere di aggettivazioni ricorrenti, che per quanto eterogenee e talora contrastanti, magari riescono a dare un’idea…
Maria Luisa Spaziani, in 7 poeti del Premio Montale, Scheiwiller, 1993:
“Poesia del dubbio e dell’interrogazione quella di Alfredo Rienzi, poeta di fondo amaro dove la speranza si intravede come un riflesso di luce su acque cangianti. […] Lucidità e saggezza affidate ad un verso sapiente che si tesse tra discorsività e frammento”,
Maurizio Cucchi, dalla Prefazione di Sull’improvviso, Arcipelago itaca, 2021:
“… è un’opera sicuramente molto organica e compatta – ma insieme anche fittamente articolata – nella quale si conferma il valore di una viva attività di pensiero da parte del testimone lirico, che si muove in uno scenario fitto di innumerevoli presenze. Si viene dunque a contatto con una sensibilità acuta, quella dell’osservatore, che perlustra il dettaglio anche minimo dell’esserci, di cui rispecchia il mirabile pullulare e il continuo movimento, dentro quello che Mario Luzi avrebbe definito “il grande codice”.

Hanno detto che la mia poesia è: visionaria, affabulante, complessa, intellettualistica, interrogativa e filosofica, antilirica, antielegiaca, anarchica, alogica, icastica, oscura, esoterica, gnostica, neoorfica, onirica, salmodiante, riflessiva, raffinata, ricercata, ieratica, sfuggente, ambigua, tagliente, metafisica, non metafisica e non fisica, ossessionata dal tempo, atemporale, iniziatica, ermetica, misterica, post-semiotica, ossimorica, numinosa, sapienziale, laica, originale, cólta, insaziata, pensosa, meditativa, ombrosa, polisemica, polifonica, polisfaccettata, stratificata, enigmatica, suggestiva, allusiva, contemporaneamente antica e modernissima, non allineata… eccetera eccetera
Diversi materiali sono consultabili in: https://alfredorienzi.wordpress.com/sito-bibliografia-critica/

ALFREDO RIENZI E I POETI “INFLUENCERS”

(che preferirei – ovviamente e scherzando un po’– aggettivare italianamente come “ispiratori”…)
La meraviglia della lettura poetica, grazie anche alla diffusione della rete, è che consente esplorazioni pressoché infinite o, comunque, superiori alle possibilità di assorbimento del singolo lettore. Mi piacerebbe introdurre un concetto di “voce collettiva” che prescinda dai singoli autori, un concetto di “poetiche” più che di poeti, ma per stare al gioco, elenco due decine di nomi assortiti, di poeti non più viventi, una di italiani, l’altra di stranieri:
Mario Luzi, Piero Bigongiari, Andrea Zanzotto, Eugenio Montale, Maria Luisa Spaziani, Arturo Onofri, Angelo Maria Ripellino, Dino Campana, Margherita Guidacci, Cristina Campo.
Oltrefrontiera: su tutti Jorge Luis Borges, poi William Butler Yeats, Fernando Pessoa, Thomas Stern Eliot, Rainer Maria Rilke, Tomas Tranströmer, Dylan Thomas, Seamus Heaney, Ingeborg Bachmann, Leopold Sédar Senghor. In dono ad Alfredo e ai lettori di Larosainpiu, di Arturo Onofri, Vincere il drago, Fratelli Ribet Editori:

Ma qui ti mando il grido del mio sangue
ch’agita la foresta della veglia.
Oh mio rosso cavallo…
O conscia anima angelica,
O racchiusa crisalide
il tuo guscio era un morire
della tua luce entro la notte oscura
d’un antico tuo male inconosciuto.
Or che tu stessa infrangi
la parete del tuo passato,
irromperà la morte in quel tuo chiuso
e sveglierà dal cupo del sonno antico
un angelo primevo che aprirà le sue grandi ali di fuoco,
rari all’amore che ti volle vita.


Alfredo Rienzi (1959) vive dalla prima infanzia nel torinese. Ha pubblicato diversi volumi di poesia, da Contemplando segni, silloge vincitrice del X Premio Montale, in 7 poeti del Premio Montale (Scheiwiller, pref. di M. L. Spaziani) fino all’ultimo Sull’improvviso (Arcipelago itaca, 2021, pref. di M. Cucchi). I primi volumi sono in parte confluiti ne La parola postuma. Antologia e inediti, in quanto Premio Fiera dell’Editoria di Poesia (puntoacapo Ed., 2011).
Ha tradotto testi da OEvre poétique di L. S. Senghor, in Nuit d’Afrique ma nuit noire – Notte d’Africa mia notte nera, a cura di A. Emina (Harmattan Italia, 2004) e pubblicato il volume di saggi Il qui e l’altrove nella poesia italiana moderna e contemporanea (Ed. dell’Orso, 2011).
È inserito nell’Atlante dei poeti dell’Università di Bologna e presente in numerose antologie critiche nazionali. Gestisce il blog “Di sesta e di settima grandezza – Avvistamenti di poesia”: https://alfredorienzi.wordpress.com/.