Dalla seconda metà degli anni ’90 mi sono convinto che il disimpegno impegnato- nella sua valenza antimelodrammatica/antielegiaca- può costituire una delle possibili modalità per rappresentare, commestibilmente e senza ulteriori traumi, anche lo strutturatissimo male di vivere contemporaneo. Disimpegno nutrito, all’occorrenza, di ironia, autoironia, giocosità e senso del paradosso.
A FERDINAND CELINE
Ah patereccio, patereccio dell’anima
chi ti si fila più? Che fine hai fatto?
Dove patereccia il libeccio della tua gioventù
mo’ c”o sentimento se nn’è ghiuto?
Presto verrà l’inverno sinistroso
e Biancaneve sarà in difficoltà;
ma tu non hai nozze, non hai fichi secchi
non hai formula che il mondo possa aprirle.
Infatti non sei il Papa
La pietà è un bene di lusso
gira in Mercedes coi cardinali;
tu paterecci ancora sul 101
ma non ti senti più realizzato
Totemico, ingrifato
irresoluto tra inevento ed evento
ormai vivi marginale e stranito
come una morte in eterna vacanza
intransitivo
piovorno
inzanzottito
dalla Beltà che ti ha tolto il saluto
Ah patereccio, chi l’avrebbe mai detto
che la crepa nella tazza di un poeta
ti avrebbe messo in crisi
più di un sisma avellinese-demitiano?
Chi avrebbe mai pensato che da quel preciso istante
un ablativo assoluto e renitente
sarebbe deflagrato sul tuo dettato propositivo
e inquietante
ancorché disastrato?
“Oh patereccio” non è più vocativo al calor bianco
ma rifiuto di lavello sontuosamente funereo
tra cinismo di superficie e realtà di un sentimento
Alto di gamma il tuo decoro si infiamma
quando la remora smemora e ti dà carta bianca
e tu fumantino paterecci impoetito
ma che diavolo sarà mai quest’acqua santa
diavolo di un poeta che scrive cuore e fa ammenda
che si innamora e si pente
che ha sbolognato la mamma
e imbavagliato la penna
la pronuncia del sole
del verde della terra
le stelle
le stalle
le palle
le
Si potrebbe tentare uno sparo nel cuore
farti secco, essenziale
reinventarti patereccio di fine millennio
che staffila remake delicati e violenti
come un nuovo Céline picaresco fabbricante di aromi
di pietà per i poveri cristi
di umanesimo nero
di petite music
di gelati al veleno
di
Si potrebbe tentare con il Terzo Canale
ma alle 11 e mezza chi mai ti vedrebbe?
Gioco biondo in un cielo di pece
faresti cultura soltanto omeopatica
affatto iniziatica
non più contundente :
“Non ti scottar di me
ma guarda e passa”
da Scapricciatielle, Il Bagatto, Bergamo, 1995
Introduzione di Vito Riviello, con due chine di Giacomo Porzano
Leopoldo Attolico, (Roma, 5 Marzo 1946), ha pubblicato – a partire dal 1987- sei titoli di poesia e quattro plaquettes in edizioni d’arte. Ha esordito con Piccolo spacciatore, Il Ventaglio, raccolta antologica di versi giovanili, 1964-1967, premiata l’anno successivo con il Mecenate da una giuria presieduta da Giorgio Bassani. Sono seguiti Il parolaio, Campanotto 1994, prefato da Luigi Fontanella con una gouache originale di Ernesto Treccani; Scapricciatielle, Il Bagatto 1995, compendio di poesia performativa, con una nota di Vito Riviello e due chine di Giacomo Porzano, premio Franco Matacotta; Calli amari, Edizioni di Negativo, Bologna/Roma 2000; Mix, Signum Edizioni d’Arte 2001, con sette disegni di Ermes Meloni; Siamo alle solite, Fermenti, 2001, con prefazione di Giorgio Patrizi e due chine originali di Giuseppe Pedota; I colori dell’oro, Caramanica 2004, con una nota di Giuliano Manacorda; La cicoria, Ogopogo Edizioni d’Arte 2004, con due chine di Cosimo Budetta; Mi (s)consenta, Signum Edizioni d’Arte 2009, con sette opere di Ester Ciammetti; La realtà sofferta del comico, Aìsara 2009, con prefazione di Giorgio Patrizi e postfazione di Gio Ferri.
Ha collaborato e collabora con le principali riviste letterarie. Numerose le letture nei licei e nelle università italiane e le presenze in readings e festival nazionali ed internazionali.Una scelta dei suoi testi è stata pubblicata negli USA, presso Chelsea, New York, 2004, nella traduzione di Emanuel di Pasquale. E’stato tra i redattori di Poiesis e lo è attualmente di Capoverso.
La mia gratitudine a Salvatore , sempre generoso !
leopoldo –
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Grazie a te caro Leopoldo, per la disponibilità.
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