Quando ho ricevuto il libro di Daìta sono rimasta spiazzata. L’ho letto dopo qualche giorno, come di solito non leggo la poesia, cioè tutto d’un fiato senza sbocconcellare in qua e là. Ero curiosa e affamata di conoscere qualcosa di nuovo. Non sono rimasta delusa: ho ritrovato in queste pagine la personalità estrosa di una voce che sa distinguersi coraggiosamente senza la paura di “non piacere” che oggi caratterizza molta poesia contemporanea, a discapito di una ricerca propria e di un proprio sentiero che liberi il pensiero convenzionale in nuove forme e crei delle fratture, delle rotture atte a stimolare il pensiero, la comunicazione.

Nella sua nota d’apertura Nicola Romano ci informa che Via Alloro, sorta nel periodo arabo, ricade nel cuore del centro storico di Palermo e prende il nome da un rigoglioso albero di lauro (simbolo arcaico ed augurale) che fino ai primi anni del ‘700 verdeggiava nel cortile d’un prospiciente palazzo nobiliare. E La bottega di via alloro evoca proprio un luogo arcaico in cui si incontrano culture diverse, civiltà fuse in nuove etnie, la sacralità dell’antico con la profanità di sguardi nuovi. Ci si avvicina al vicolo di questa scrittura con curiosità e si resta affascinati, sorpresi, spiazzati, si viene introdotti in nuove forme di linguaggio, in cui saltano i codici e le consuetudini, in cui ci si sente trascinare, presi dalla folla delle parole, come quando entri in un mercato di una vecchia città e sei travolto da odori, voci, colori e dal bagno di genti che ti porta. Se non si è abituati si rischia di venirne travolti. Poi ad un tratto si apre un vicolo con una piccola bottega, i legni che odorano di salsedine, fuori dal frastuono, lontana dai rumori e dalle voci, ma non troppo. Ci si aggira tra scaffali antichi e polverosi in cui si mescolano ricordi, vissuti, dialetti. Ci si smarrisce in altre vite e in nuovi sapori. Ci si ritrova nella pelle del rigo, nei versi e nella parola.

salsedine

era questo l’odore

rolla la pagina :

  • -manica

imprevista parentesi delle alghe

| graffe

vermiglie mani

non ho pelle

fino all’arrivo del rigo

sopra i capelli

guardo

. la bottega di via alloro .

[…]

Qui la punteggiatura segue nuove vie, è un codice personalissimo di scrittura visiva che dà fisicità alle parole. I titoli sono tra parentesi, tra punti o doppi punti, i versi sono spezzati, dilatati da spazi e/o delimitati da barre e trattini. Non esistono maiuscole orgogliose che accentano la voce. I versi sono minuteria che si concretizza in diminutivi e idiomi peculiari, spesso stretti nel lessico di quella che risulta essere una vera e propria lingua regionale, il siciliano.

. olivuzza .

anestetizza annoda campanule il cestello

spolverato al marciapiede fiorito nell’acqua

una caraffa dipinta via

. olivuzza .

sopra il tacco coltivato bancarella schiusa al

chiacchiericcio speziato d’angolo il balcone

vapora sottoveste i pomodori aperti sulle tegole

a bagnomaria il ritorno di lampare al contrarsi

__ lento degli ulivi

Ed è proprio nel siciliano che si concentra la bellezza di questo scorcio di vita espressa in versi. Che non lo si conosca (come nel mio caso) non importa, come dicevo, si viene trascinati, presi per mano; leggendo ad alta voce la lingua incontra i denti, il palato e le labbra in nuove musiche, inciampa nel vissuto e nel caos apparente che muove le vite. Si entra di petto nel sangue rubato, nella vucca cunzata, nei ciuri pittati, nelle mandorle guarnite, nei sapori di mennule & cicoria, nei vicoli antichi dei nassaiuoli, tra piccioli arrubbati e lu sangu di la povira genti dove

a vucca chianci

spirduta inta pignata

ri stu cielu amaru

chiazza di la virgogna ‘nfame1

Difficile uscirne per rientrare nei versi, per ri-disperdersi poi, subito dopo, negli scarti semantici, nelle virgole mancanti, nei punti e nelle graffe barocche che chiudono parole in cortili reclusi nei bagli. Si tratta di una vera e propria architettura poetica visiva che, in un certo senso, rispecchia anche i luoghi di provenienza della lingua, come ben promette il titolo. Le espressioni del barocco siciliano caratterizzato da acceso decorativismo, senso scenografico e forte cromatismo, al medesimo tempo popolare e colto, fortemente radicato nel territorio e del tutto peculiare, trova la sua concordanza nello stile personale della poetessa palermitana. Daìta Martinez si muove attraverso costruzioni sintattiche apparentemente scollegate in cui il verso spezzato costringe alla riflessione e al ripensamento di ogni singola parola.

libro

Nella sua poesia, infatti, la figura retorica caratterizzante è, forse, l’asindeto per mezzo del quale si realizza lo scarto semantico che vira il significato di termini e parole da quello comune e codificato a un significato soggettivo e personale. L’uso di lemmi inusitati mescolati a termini dialettali e alla lingua semplice del quotidiano fortifica lo stile peculiare della poetessa palermitana, che rivela una personalità poliedrica e complessa. L’accostamento spesso audace tra sostantivo e aggettivo, l’assenza di connettivi ma anche di virgole, incalzano la lettura e il ragionamento, costretto però a ripensarsi continuamente per andare a cercare la visione intravista dal poeta. Grande l’attenzione a ogni singolo verso, nulla è tralasciato al caso anche se, a un primo frettoloso sguardo, ci si può smarrire per le strade della comprensione.

{ ciuri pittati } 2

avissi a parrari ri chiddu ca nun c’haiu

quannu u ventu cala supra a chiazza

cu li mani azzannate e lu visu stancu

arrubavu

{ ciuri pittati }

pi nun moriri foddi

accussì comu na mennula cunsata

e m’addummisciu sutta u chiantu

n mezzu a chista grasta spizzuliata

Quando si entra con stupore in questi piccoli ritratti di vita, ci sorprende la fabula con i suoi racconti che sanno di leggenda, di storie popolari, di vite sconosciute eppure vicine per grazia di parola; una forza narrativa che per merito del verso, della sua immediatezza e della sua voluta incompiutezza, lascia sempre ampio spazio all’immaginazione.

. allattari cu l’occhi

lu nidu du jardinu

appuiatu picciriddo

sto funnu di livrazza .3

Stupisce, tra i versi, una minuscola autobiografia, piccola ma significativa a cui la poeta, forse, affida l’intimità della propria esistenza.

. condita in bocca

la cannella esce

bambina la sera .

. millenovecentosettantadue .4

Scrittura colta e sapiente, autentica, quella di Daìta Martinez, che stupisce per gli accostamenti arditi e per la cifra stilistica personalissima. Una vera e propria esortazione a leggere nei versi, a tradire la consuetudine, a lasciarsi meravigliare e allo stesso tempo consolare dalle piccole cose, quelle che la poesia sa cogliere con sapienza, mettendone in risalto i significati profondi, per trarne spunti e riflessioni sulla vita e le sue molte direzioni.

{ il ciliegio }

ideare il peccato

vena scarcerata – e oscillo

opaco fondale

di fuga –

cristallo | richiamo | corindone

califfo ribalta – e incarna

famelica summa

di ghiaia –

occhio | perpetuo | sparo

sanguina ellittico

{ il ciliegio }


1 “ la bocca piange/ dispersa nella pentola/ di questo cielo amaro/ piazza della vergogna infame” (da  {lu jornu scavusu},  {il giorno scalzo} pag.64)

2 “avrei dovuto parlare di quello che non ho/ quando il vento si abbassa sulla piazza/ con le mani scorticate e il viso stanco// ho rubato// { fiori dipinti }// per non morire pazza// così come una mandorla guarnita/ e mi addormento sopra le lacrime/ nel mezzo di questa pianta spezzettata/” da { fiori dipinti } pag. 24

3 “ . allattare con gli occhi/ il nido del giardino/ appoggiato bambino/ nel fondo delle braccia .” pag. 124

4 “ . condita in bocca/ la cannella esce/ bambina la sera . / . millenovecentosettantadue . ” pag.142


daìta martinez è nata a Palermo. Segnalata e premiata in diversi concorsi ha pubblicato in antologica con LietoColle, La Vita Felice, Mondadori, Akkuaria, Fusibilialibri, Ursini Edizioni, Cfr Edizioni. Autrice dei testi in video Kalavria 2009.
(dietro l’una) è la sua opera prima, edita LietoColle, 2011, segnalata alla V Edizione del Premio Nazionale di Poesia “Maria Marino”.
. la bottega di via alloro . è il suo ultimo lavoro poetico, edito LietoColle, 2013.
Nel 2015 ha vinto il primo premio – sezione dialetto del 7° Concorso Nazionale di Poesia Città di Chiaramonte Gulfi.

Valentina Meloni è nata a Roma nel 1976. Ha pubblicato con FusibiliaLibri “Nei giardini di Suzhou”(2015) raccolta di haiku con interventi in pittura sumi-e di Santo Previtera. La prossima pubblicazione, una raccolta di poesie illustrate dalla stessa autrice “Le regole del controdolore” (Temperino Rosso Edizioni) uscirà a breve. In attesa anche della pubblicazione di “Eva”, progetto poetico-fotografico di collaborazione sull’universo femminile e la violenza di genere, che ha vinto nel 2015 il Premio “La Bormida al Tanaro Sposa”. Suoi testi di poesia e narrativa si trovano in diverse antologie. Blogger, da alcuni anni cura una pagina di eco-poesia. È redattrice editoriale per la rubrica interviste della rivista di letteratura Euterpe, scrive su L’area di Broca, semestrale di letteratura e conoscenza e su altre riviste sempre in ambito artistico-culturale.

http://valentinameloni.com/