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Alba Gnazi – Luccicanze – Cicorivolta Edizioni 2015

Giulia Bravi – Cuore quarantena – CartaCanta 2016

Mauro Pierno – Ramon – Terra d’ulivi edizioni 2017

Luccicanze di Alba Gnazi è una raccolta di poesie in cui si compiono operazioni temporali di sperimentazione di immagini e stile che scavalcano virtuosismi retorici. Una poesia metaforica dai multicolori semantici in cui il verso libero rispetta una dialettica colta e raffinata. Potremmo definirla un luccichio di lingue a forma di coltelli che opera tra dissonanze e movimenti di interpretazione. Si avverte la necessità dell’autrice di narrarsi e mostrare il succo stesso della poesia seguendo la scia della poesia intuitiva delle cose, facendosi essa stessa sangue poetico. Effettivamente siamo di fronte a versi ricolmi di libertà espressiva in cui gioca un importante ruolo la fisicità come funzione esemplare e innegabile di bellezza e insofferenza. Alcuni versi tuonano, sono dinamici oscillando tra flusso di coscienza e logica.

***

Fadwa*

Sei stata zitta – mentre ti

stracciavano le vesti,

Zitta – mentre colpivano i tuoi

figli, zitta

del silenzio maschile contro un muro,

femminile dentro un calcio, o dentro

un guanto di lana pressato

tra i lembi del viso, quando

il guado del giorno ti sferragliava

a casa;

grave e zitta come i tuoi calli,

tu calvario presente tra troppi imperativi:

come ora, che le mura e le distanze si spianano

tra accenti ignoti e insani, e taci

la polvere e il terrore,

l’urina tra le cosce e

il terrore,

i figli schiusi e serrati, la premura

dell’ultimo colpo, il

terrore – e tu del tutto

zitta, senza

nemmeno più guardare.

*nome arabo, ‘’Colei che si sacrifica’’

***

Al tempo

(pensando, immaginando, cercando,

tra un forse e l’altro, PPP)

Pensavo al tempo

di aver parola senza ammende

da inscrivere qui, di pugno,

fresca ancora dei posti e in furia,

quando roca e stizzita mia madre

mi reclamava al suo canto

  • -con la cena baci

bruschi ai miei capelli.

Pensavo al tempo

di Roma dritta d’albe sul costato, leggera

come fosse Presente infinito

mentre il vento strappava i panni

dai fili e i fili pencoli svuotavano

d’ aria il mio dialetto, giù in gola

tra le lacrime e il berciare

d’un turista, d’un piccione – comunque

mio.

Pensavo al tempo

di avere sulle palpebre

le sue dita terrose, i suoi occhi

sempre aperti, scommessi a dio;

torve lanterne spente che ad arenili

schiodavano l’ombra – e alla mia gioventù,

inflitta come un assolo

alle sue labbra corrette dallo sprezzo,

alla mano

che di scatto m’ha preso:

arroganti quelle dita

a presumere il mio nome

ad assumere

me – aspetta, io …

Il mare in ambascia

mordeva le onde, tendendomi

Tempo – ma non c’ho pensato più.

***

Nuova

Diamoci al mattino
a un principio d’erba
assetti di sole declinati dai muri
dove calde le mani
un attimo prima della luce.

– casa è una vertebra nata ogni giorno –

Alba Gnazi, nata nel 1974, è nata e risiede nella provincia di Roma, dove esercita la professione di insegnante. Nel 2015 è stata pubblicata la sua prima raccolta poetica (Luccicanze, Cicorivolta editore).

Cura, insieme a Patrizia Sardisco, il blog ‘’Un Posto di vacanza’’.

Cuore quarantena di Giulia Bravi è un’opera prima nata dalla partecipazione a un concorso bandito dal Banco di Napoli per la rivisitazione dell’Archivio al fine di immortalare, attraverso la poesia, parte della storia napoletana. Un lavoro energico e coraggioso in cui l’autrice, con consapevolezza formale, compone vicende culturali, emotive e storiche dove le esigenze esistenziali sottolineano strette connessioni tra vita e morte. E se è vero che non ci può essere forma di vita senza la morte, è anche vero il contrario. Si può tornare a vivere grazie alla parola concreta, strumento prezioso capace di condurre un esercizio di rivisitazione e recupero del dissolvimento delle cose. Quindi, i personaggi (Maria D’Avalos, Carlo Gesualdo, Fabrizio Carafa, Mustafa, Ursola) ricevono un nuovo battesimo nelle molteplici forme appartenenti all’inveramento poetico. Un libro che ricompone esperienze e cariche emozionali rimettendo in discussione ragione, dolori e amori che troppo spesso indugiano nel passato.

***

Ursola chiedeva: toglietemi il sangue

dalle vene; Ursola una volta

era bambina e rideva,

diceva di parlare con una rosa,

si feriva le dita bianche. La spina.

All’Ospedale degli Incurabili

arrivata a trentatré anni

internata, ricoverata per pazzia.

Le tagliarono le unghie cortissime

si feriva le braccia, i polsi.

Le mancavano le rose:

per tutta la vita ne cercò le spine,

i tagli sul corpo quella presenza,

la voce che non doveva dirle addio.

***

E chiedersi nell’atto ultimo

il gesto estremo

quando ho iniziato a perderti

le diagnosi sbagliate

l’amore sempre imperfetto

ma eri mia quel giorno

e tutta bianca, quando

hai iniziato amore

a sporcarti, il difetto?

***

La quotidianità spezzata

dici: questa è la festa.

Ma non vedi lui

spezzare ancora i pani,

le sue mani sono mai state stanche?

Quel miracolo esagerato:

la moltiplicazione del bene

che non sa finire.

Lo vedi ora, nell’icona

o nei fiori sopra l’arco?

Per lui la festa

per lui tutti gli ori, i nostri cuori.

Giulia Bravi è nata a Rimini nel 1996. È diplomata al Liceo classico e studia Lettere, curriculum Culture Letterarie Europee, all’Università di Bologna. È stata vincitrice dei premi: Edgardo Cantone (2014, 2015, 2016), Agostino Venanzio Reali (2014, 2015), Il Banco dei Poeti (2016). Frequenta il Centro di Poesia dell’Università di Bologna e collabora con la rivista letteraria clanDestino, diretta da Davide Rondoni e Gianfranco Lauretano. Suoi testi compaiono su riviste, blog di poesia e nella trasmissione televisiva “In che verso va il mondo”, a cura di Davide Rondoni. Cuore quarantena (CartaCanta editore, 2017), libro vincitore del Premio “Il Banco dei Poeti”, è la sua opera prima.

Ramon è una raccolta di poesie che stupisce per la singolarità del verso filiforme, formato da giochi fonici e ritmici dall’apparente semplicità. Il gusto dell’autore non è mai banale quando si insinua tra i conflitti della vita e le sue meraviglie. Il rapporto stretto con essa ci priva di inutile menzogne mettendoci a nudo tra i movimenti del tempo e gli altri. La necessità di narrare, quasi sottovoce, il complesso mondo dell’anima ci spinge a soffermarci sull’estensione del tempo, su ciò che sfugge al flusso generativo, sulla consapevolezza che la voce creativa possa scontrarsi con la forza del mistero. Il respiro dell’esistenza si stacca dal regno, fermo e irrimediabile, dell’oblio. Si avvampa, invece, si dilata a maglia larga, ora in maniera ironica, ora con struggenza evocando riferimenti e citazioni che possano incrementare l’espressione del dolore, dell’attesa, del rimpianto, della rabbia e, perché no, della speranza.

***

Strascichi primaverili

attorno alle tue labbra

e nel tempo

conficcati

appena

lungo i fianchi

e lungo i viali

come

aculei di luce

infranta

che pigola

esausta

ai bordi

del mondo.

***

Ventilata illusione d’amore

per te che mi ascolti

in uno strano concerto di fiati,

anch’esso meccanico. Suonano anche

le note-semantiche sospirando

illusioni fantastiche. Musica orgasmo

d’ovuli-ovazione di non vita!

***

Che inganno

queste metafore perfette

questo viso rasato

quest’ordine apparente;

quest’amore

ripiegato in cassetti

questo orizzonte sgombro,

l’ordine insomma

l’ordine della merce e

delle parole e

dei costumi e

dell’essere.

Che inganno!

questo compiersi

di tutto,

questo divenire

infallibile!

Tante le lame ed

i proiettili

accuratamenteriposti

Mauro Pierno, nato a Bari nel 1962, vive a Ruvo di Puglia, anche autore

di testi teatrali, Scrive poesia da diversi anni.

E’ vincitore della terza edizione del premio di poesia organizzata dalla

A.I.C.S.”G. Falcone” di Catino (Bari).

Presente nell’antologia –Il sole nella città– 2006 La Vallisa, Besa editrice,

sue poesie sono presenti su Poetarum SilvaLITblog, Critica Impura, aperiodico

di conversazioni poetiche.

Promuove in rete il blog “ridondanze”.