L’allarme del crepuscolo, Maria Grazia Galatà, Marco Saya Edizioni

“Ogni riflessione che s’impegni ad affrontare i testi di Maria Grazia Galatà deve, prima di tutto, sorvegliare il proprio inizio. Che si debba sorvegliare l’inizio significa che nessun fondamento, nei confronti di questi versi, si trova ad essere autogiustificato ed univoco. Tuttavia, significa anche qualcosa di più profondo: sorvegliando, si nega l’esclusività interpretativa e si evidenzia un pensiero plurimo responsabile, aperto su più fronti” …

dalla prefazione di Francesca Ruth Brandes


e l’insonnia di un’estate sorta quando partiva
all’imbrunire la solita corsa nell’assurda euforia
senza significato vagabondare al buio mentre
uno sguardo abbaglia di menzogna mi lascio
andare lenta inesorabile nella caduta senza tempo
disambigua ad un margine dall’avere l’estasi in sorte
mi mancheranno le viole – dici

*

ho chiesto al vento quel pezzo di luna mancante
che il tempo sbriciola nel silenzio

*

è un velo di tempo questo stupore
la linea della distrazione o il lato
della circostanza – quella mancata
turbolenza mentre ti chiedo di non
chiedermi – ma darmi una forma
quella dell’amore a un certo termine


… “Una contaminatio di idiomi, di immagini, di riverberi di autori cristallizzati dentro. Una proiezione talvolta antropologica di quell’anima della trinacria che assembla culture altre e le trasforma in una propria unica, univoca, originale voce.
Una voce che è proprio l’allarme del crepuscolo, un crepuscolo che alla fine è una commistione di luce, ombre e sfumature, percepibile fortemente ma quasi impossibile a definirsi compiutamente” …

dalla postfazione di Giulio Maffii