La poesia è una e trina, contemporaneamente è varie forme ma tutte riconducibili a un istinto che reagisce. È perciò un’azione che esercita una forza, una parola che tenta l’impresa di scalare il silenzio.
È una ricerca perpetua, il linguaggio sottopressione che non mostra alcun segno di cedimento. Racconta e canta, ma se ne ha voglia sussurra, sempre però con scandita precisione.
Senza dubbio, la poesia è un predicato nominale che ci invita a cercare aggettivi e sostantivi; perché di suo, lei ci ha già messo il verbo essere.
Durante la quarantena,
ogni sera il rito:
verso l’acqua e mentre bolle,
organo nella cattedrale,
preparo le foglie essiccate,
come la brezza cura
la posologia delle nuvole
in primavera.
Nel ristagno delle ore diurne
mi sostenta
la razione di tè verde
che mi hai regalato.
Andavo disfacendomi
senza averti in circolo.
*
La pioggia leggera
fa la terra più bruna,
le ortensie più rosa;
i polmoni dei fringuelli
convertono il refolo
in verità d’allegro:
inspiro e ospito
una nidiata di note,
indizi d’indaco.
*
Talvolta attendo
che prenda il posto d’un pronome indefinito
un nome proprio,
come un rasoio che ricuce
la linea scorsoia d’una domanda.
Gabriele Marturano nasce a Carate Brianza nel 1992, ma vive da sempre a Verano Brianza. Si è laureato in Lettere Moderne all’Università degli Studi di Milano, insegna materie umanistiche nelle scuole secondarie di I grado della Brianza e ha scritto per una rivista internazionale di musica.
La raccolta di poesie “L’anfibio”, edita da Fucine Editoriali nel 2020 e Premiata con l’Attestato di Merito al Premio Internazionale Michelangelo Buonarroti edizione 2021, rappresenta il suo esordio.
Un suo racconto, dal titolo “La spora”, è presente on-line sulla rivista letteraria Pastrengo.