C’è la vita, e ai suoi bordi la poesia. Lei tocca la vita, ne è toccata. Il suo è un non luogo, perciò resiste.
Una raffica di vento mi attraversa, come ruotasse un caleidoscopio. I piedi sanno dove poggiare i
passi, cammino sul filo decentrata. La poesia è l’asta del funambolo.
il corpo ha un volto bambino
scavato da un distacco placentare
di dieci volte otto anni più uno
per implosione o collasso del suono
ma senz’ombra di ruga o cicatrice
quasi l’avesse scartato
il tempo, come un feto nel grembo
di una madre che muore all’infinito
*
le ultime notti dormivi sul divano
lo so dal bozzolo che hai lasciato
così arruffato che sta in piedi da solo
un nido di coperte intorno a un vuoto
ma così denso che ho paura a toccarlo
come se ancora potesse contenere
un corpo che non è più qui, né altrove.
questa non è la mia città, dicevi sempre
e questa casa non era la tua casa.
i senzatetto s’ammucchiano le ossa
a farsi tana, o focolare
così esposti, ma senz’accesso
o soglia per entrare o per uscire
solo la pelle che si fanno con l’odore
*
era un confine incerto, la pelle
inabile all’urto delle cose che cercano la luce.
come può essere buono un mondo che strazia nascendo?
i bimbi buoni non escono, restano dentro
è un pieno di matrioske questa stanza
di scatole in altre scatole
di buste strizzate dai lacci
che a guardarle si ferma il sangue
e non so se sono qui a liberare una salma dalle bende
o a sfilare un neonato dalle fasce, o entrambe
Loriana d’Ari vive a Genova, dove lavora come psicoterapeuta. Ha pubblicato su diverse riviste e
blog letterari, e ricevuto riconoscimenti in occasione di vari concorsi, tra cui il premio Gozzano,
Bologna in Lettere, Poesia di Strada e la segnalazione per la raccolta inedita al Montano. La sua
silloge d’esordio, silenzio soglia d’acqua, è risultata vincitrice del VI premio Arcipelago Itaca per la
raccolta inedita (opera prima).