LAURA CORRADUCCI DELLA POESIA DICE
Alla poesia sono state date mille definizioni e altre mille le saranno attribuite, almeno fino a quando l’essere umano non perderà il suo bisogno di confrontarsi con la parola e di farsi definire da essa. Penso, anzi, sono convinta che la poesia non sia di nessun tempo preciso e meno che mai di nessun poeta; attraversa il tempo sì, ma non appartiene a nessun secolo; come la bellezza, come tutto ciò che è vero, profondo, è gratuita, si consegna ma non possiede, casomai prende in carico.
In fondo la poesia non è chiamata ad inventare niente, direi, piuttosto, a svelare, a svelare un volto che è fatto di ferite e di intima bellezza; questo non vuol dire negare il male, non cantarlo o offrire una visione edulcorata e finta di quello che è la vita, ma allenarsi a vedere altro, allenarsi a vedere meglio nelle cose, in noi: siamo talmente disabituati a questo che è divenuto estremamente complesso provare a virare la rotta. Anche l’idea di bellezza che ci propongono e dalla quale, chi più chi meno, siamo profondamente condizionati, è qualcosa di aberrante, esteticamente parlando, che nulla a che vedere con ciò che la Poesia e l’Arte in genere sono chiamate ad indicarci. Rimbaud, il poeta veggente, in una lettera scrive parole di fuoco: “Il poeta ha l’incarico dell’umanità, degli animali, perfino” e questa visione della poesia è intimamente legata ad un’idea di comunità; il viaggio non è mai solo per sé stessi, l’atto dello scrivere, che avviene solitamente da soli, nasce per estendersi e cercare risposta in una condivisione umana.
La mia poesia non so bene o non so sempre cosa dica; ammetto però che, rileggendo oggi alcuni testi del libro, pare mi abbia spesso preceduta a volte, indicato una via; credo che l’opera d’arte sia piena quando l’artista incontra e prende per mano l’uomo, quando c’è una compenetrazione dei due aspetti. Penso ad esempio a Wilde; sono convinta che “La ballata del carcere di Reading” che ho citato nel mio libro precedente e che apre una sequenza poetica dedicata, non a caso, ai detenuti, sia il suo lavoro migliore; non è più solo l’artista in mostra con la sua arguzia e le sue indiscusse capacità, ma è la sua penna che affonda il talento nell’esperienza umana e dura del carcere; allora l’opera si fa universale proprio perché incontra la parte umana più vera che è quella che ci accomuna tutti e ci identifica.
I testi che ho selezionato sono poesie che indicano una direzione che la poesia segna in modo chiaro e, sebbene io li abbia scritti in maniera, direi, più inconsapevole, è un miracolo, un miracolo dell’arte in genere, che sta in piedi sul tempo reale ma lo apre ad altre dimensioni. Mi auguro questo possa valere anche per chi le legge, non ne ho la presunzione certamente, ma la speranza sì.
LA SUA POESIA CI DICE
dalla sezione Il Confine, atto primo de “Il passo dell’obbedienza”, Moretti & Vitali, 2020
da quella città volli prendere una lampada
e accesi un amore in terra straniera
che arroventasse il freddo e la paura
non furono poi tante le strade davanti
io vidi solo un viottolo di sterpi e di foglie
e la sottana nera ondeggiarti sulle scarpe
se esiste fede dentro una promessa
sa di sangue che guarisce la ferita
perché tu sia sempre il passo che mi precede
la linea di confine che ho voluto attraversare
dalla sezione Le Vele de “Il passo dell’obbedienza” Moretti & Vitali, 2020
rinascerò anch’io sotto forma di vela
accesa e fertile nei giorni di vento
in attesa di mani nelle sere d’inverno
piatta arrotolata alle corde di un legno
paziente e sottratta al culto d’amore
una coperta di aria e di pioggia
la tela bucata che fascia e riscalda
l’albero maestro di ogni libertà
dalla sezione Poesie per la Venere senza braccia de “Il passo dell’obbedienza”, Moretti & Vitali, 2020
quando le sedie rimangono vuote
io vedo questo abito farsi più scuro
e nessuno ricordare più il mio nome
allora sento la vita compiersi ancora
insieme al dolore bagnato di un fiore
nel passo danzante dell’obbedienza
DICONO DI LEI E DELLA SUA POESIA
Giancarlo Pontiggia, curatore della collana poesia di Moretti & Vitali Edizioni, introduzione a Il passo dell’obbedienza.
Con Il passo dell’obbedienza, Laura Corraducci ha scritto il suo libro più difficile e coraggioso: un libro nel quale ogni parola è un atto di speranza, un passo gettato oltre la linea di confine che separa un “canto rotto” dal “canto del cuore.
Giorgio Galli, dal blog La lanterna del pescatore. https://lanternagalli.wordpress.com/2021/09/09/laura-corraducci-il-passo-dellobbedienza/
Alla vastità, ma anche all’unitarietà, del progetto corrisponde la struttura musicale del libro, basato su ritorni di nuclei tematici e di immagini-guida, come in una sinfonia di Bruckner dove tutto eternamente si ricrea e procede a partire da alcuni nuclei germinali.
Marco Ercolani, dal blog La dimora del tempo sospeso. https://rebstein.wordpress.com/2020/11/12/il-passo-dellobbedienza/
La struttura poematico-musicale dell’intero libro, diviso in cinque sezioni, si presenta con poesie brevi e compatte totalmente prive di punteggiatura, che proprio nel loro articolarsi in un continuum non scandito da punti o virgole modellano un discorso che inizia sempre e non finisce mai, fra impennate, pause, slanci, variazioni e ritorni al tema, dove la voce del poeta è ora sussurro lirico ora descrizione straziata ora affabile ellissi. Il lettore si trova trascinato nel ritmo, morbido e incalzante, sempre sicuro e ampio dell’opera.
LAURA CORRADUCCI E I POETI “INFLUENCERS”
Sono tanti i poeti che amo, Raboni fra gli italiani; lo cito spesso perché è stato uno dei primi che ho letto a vent’anni e non mi ha mai abbandonata come un buon amico. In un recital poetico dalla tematica amorosa che ho scritto e portato in scena a teatro qui a Pesaro, ho raccontato la sua storia d’amore con Patrizia Valduga; credo sia assolutamente una delle voci più nitide del nostro Novecento. E poi Achmatova, la Dickinson che più leggo e più mi sembra impressionante, e ancora poeti contemporanei: Lucianna Argentino, Francesca Serragnoli, Massimiliano Bardotti, Francesco Tomada, Marco Vitale e tanti altri; la poesia italiana gode ottima salute, per fortuna. In dono a Laura e ai lettori di Larosainpiù di Giovanni Raboni, Abbastanza posto da Le case della Vetra (1955 – 1965), in Tutte le poesie, Garzanti:
Passa il tempo, ci sentiamo
più grandiosi ogni giorno: però
siamo sempre la gente che tira su il sopracciglio
o si gratta la punta del naso, continuiamo
a pensare che tipi così (quello
che striscia e non ha palpebre quello che fa
l’amore con le forchette e con la corda) siano,
rispetto a noi, qualcuno – a non capire
che c’è abbastanza posto per ciascuno di loro
in ciascuno di noi.
Laura Corraducci è nata a Pesaro nel 1974 dove risiede, è insegnante di inglese. Nel 2007 pubblica il suo primo libro di poesie con Edizioni Del Leone dal titolo Lux Renova. Suoi inediti sono apparsi su Punto Almanacco della poesia italiana 2014 (edizione Puntoacapo), Gradiva (con nota critica di Giancarlo Pontiggia), Almanacco dei poeti e della poesia contemporanea 2 (Raffaelli editore). Dal 2012 organizza, con il patrocinio dell’Assessorato alla Cultura della sua città, la rassegna poetica “Vaghe stelle dell’Orsa” dedicata alla poesia contemporanea italiana e straniera che ha visto come ospiti fra i poeti più importanti del panorama letterario italiano e straniero. Nel 2015 per Raffaelli editore pubblica la sua seconda raccolta poetica dal titolo Il Canto di Cecilia e altre poesie che si classifica al secondo posto nel concorso poetico “Premio di poesia Camposampiero 2016”. Ha scritto e portato in scena il recital poetico Dell’amore, della parola e di altri tormenti. Sue poesie sono state tradotte in lingua spagnola, inglese, olandese, rumena, francese e portoghese. Ha tradotto il libro Dire sì in russo della poetessa inglese Caroline Clark, poesie della poetessa turca Muesser Yehniay e del poeta americano Bill Wolak. E’ stata ospite per la Giornata Mondiale della Poesia all’IIC di Cracovia nel 2018 e a diversi festival internazionali di poesia. Il passo dell’obbedienza (Moretti & Vitali, 2020) è il suo terzo libro di poesie presentato nel febbraio 2021 all’ICC di Bruxelles per l’associazione italo- belga “Allez les Marche, italiani a Bruxelles”.