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…in Not Bad quello che non può non stupire è la totale mancanza di ogni parvenza di esibizione, e il modo in cui ciò si traduca in un faticoso ma risoluto gesto di coraggio. Ogni impeto di ira, ogni slancio di desiderio, ogni strappo di dolore, ogni impulso di sensualità è talmente nitido e risoluto da investirci con tutta la tensione di cui è costituito, così da trasformarsi in una sorta di confessione che non cerca il perdono, ma reclama partecipazione e condivisione.
Addentrarsi in Not Bad significa, di conseguenza, rinunciare alla protezione, entrare in un umanesimo di laica sacralità in cui non è possibile comportarsi da semplici spettatori: se uno dei mali peggiori di questo tempo sbandato è l’indifferenza, queste poesie sono sicuramente un cammino necessario da cui si esce migliori.
Dalla Prefazione di Francesco Tomada
dalla sezione “Quando si spegne il cielo”
memories
(27 Giugno 2016)
stavo sopra
in un lento e profondo respirare, è bellissimo dicevo
a lui che non mi dava la bocca e diceva a me piace
così, tienilo stretto, serbalo, usalo per te
se puoi – forse senza ragione io mentivo – poi
cosa ci trovi in me? mi ha chiesto.
cosa non ci trovi in me? ho risposto.
finalmente abbiamo taciuto e non era il giorno
della fine del mondo: senza toccarmi
si è rivestito in fretta e se n’è andato
*
di cosa hai bisogno – mi chiedevi. forse di un’intera
vita? una vita splendida e giusta. forse di un corpo
nuovo, appena nato, di una mente brillante, di un talento
che lasci tutti senza fiato. di cosa hai bisogno? – mi dicevi.
di dimenticare? di tanto futuro, di un altro padre o
della vista bella del mare. di riempire gli occhi
di sorrisi e di bambini, di parlare, di scoprire
un riccio timido tra l’erba, una margherita colorata.
o forse hai bisogno di un mio sguardo, di una carezza?
di uno di quei baci che fermano la pioggia, intenso
come una caduta, lungo come una guerra, improvviso
come il momento in cui ci si innamora.
*
mi si prenda così, senza esimermi
dal compiere atti avventati e sciocchi
nella mia impulsività, con le vive debolezze
e le frustrazioni, con tutte le insicurezze
dell’eterna adolescente, mi si prenda
per come vi vedono belli i miei occhi e
si commuovono leggendo i vostri versi
per la gratitudine del giorno, per la pace
negata dei sogni, per la morbidezza della pelle.
per ogni capello bianco e ogni nuovo segno
mi si prenda, cura e palliativo del dolore
come scampata all’estinzione, come predestinata
alla morte. mi si prenda e basta, senza incertezze
dandomi temporaneo, incondizionato Amore.
*
dalla sezione “NOT BAD”
# memories
(6 Ottobre 2014)
ti ho riconosciuto quando le colonne
cadevano e gli strepiti e l’odio
amico mio che ti nutri di alberi. mi manchi
in questa forma immemore
statico eroe delle piazze desolate.
racconterei di te agli astanti
se il mondo non fosse vuoto di menzogne:
il mio amico era bello
come un dolore
camminava solitario per le strade
non amava e non soffriva
si portava dentro solo se stesso. mi manca
la sua forma lucida nel Capitale
una logica retroversione di pensiero.
*
# equilibrium
non è per me
il tempo dell’attesa, Figlio. lo lascio cantare
a una sorella che ha nella matita il mondo.
non è per me il tempo del controllo: lo lascio a te
che ti distruggi ogni giorno.
non è per me il tempo della morte
che lascio agli alberi antichi, cittadini.
e non sei tu per me, Figlio
nel tuo tempo passato senza pensarmi
nel tuo tempo futuro in cui sarò io a non ricordarti.
se il presente fosse un tempo
parleremmo di una primavera sbagliata
se il presente fosse il tempo
parleresti del cielo accarezzandomi
troveresti dentro di me il suo equilibrio costante.
*
# hole in my soul
perché in fondo come si definisce un buco?
ciò che non è pieno, un vuoto, un tronco cavo
un nido abbandonato, l’abisso, il pozzo, il gorgo
che tutto inghiotte, nero e dirompente nello spreco
illusorio e fallace, della vita, il viaggio senza destino
della luce, che parte e non si sa dove si frange
dove riposa come buio, con tutti i suoi colori
ai margini del tempo, la mancanza
di progetti e aspettative appigliati a un domani
che non ci appartiene, la resa della terra
e del muro e di ogni altra nobile materia
alla sua asportazione dal contesto, il silenzio
che ci chiude anzitempo nella tomba, il lutto
della memoria, la demenza, la follia, l’oggettiva
inefficacia della perseveranza, l’archiviazione
di ciò che avrebbe potuto e non è stato, un passaggio
dal perimetro regolare o frastagliato, un foro.
dalla sezione “Nuda carne”
memories
(13 Giugno 2016)
era un inizio estate che nasceva
la speranza quando mi hai pianto
tra le braccia, piccolo e trasparente
già allora. era sera e c’erano i fantasmi
con noi – ma non li vedevamo.
tuo padre ha sorriso – lo so
anche se non lo vedevo –
per le lacrime tonde e precise
che mi si sono infilate nella bocca
(e non se ne sono mai più andate)
anche se non li vedevi c’erano altri
tra noi: suoni dalla casa, respiri
sogni d’amore, nevi future, attese
la bionda consacrazione
a una vita rimandata.
era di notte quando hai deciso
di non essere – e io con te. ora
noi non ci vediamo.
*
c’è un silenzio che sembra quando nevica
e ci si aspetta un miracolo dalla notte
fuori dalla finestra, si trattiene il respiro
scostando la tenda, si tace
davanti a tutto quel bianco.
c’è un silenzio che sembra
che le stagioni siano sospese
e la primavera fuori di qui
non stia per arrivare.
c’è un silenzio che sembra
che non siamo mai nate
come se fosse la prima notte del mondo
e fossero le stelle a tacere stupite
fuori dal tempo.
c’è un silenzio che sembra una tomba
come fossimo morte
e non mancassimo a chi amavamo.
c’è un silenzio che sembra
una condanna
da scontare come una quarantena
così inevitabilmente sole.
*
immagino l’inferno così, pieno
di silenzio e desideri inappagati
vuoto di luce e di suoni e del tuo viso
distanziati e soli, lontani
dalle stelle e dal calore.
immagino che l’inferno non abbia un luogo
dove sentirsi corpo, da chiamare casa, dove
solo si rimane, immemori del bene e del male
fermi nel dubbio e nella disperazione.
nell’inferno non si respira e non si ama
si aspetta qualcosa, come con un groppo in gola
a cui non si sa dare il nome
qualcuno che mai arriva.
dalla sezione “Il ritorno degli uccelli”
memories
(Trieste, 31 Ottobre 2017)
ho visto un gabbiano
prendere a pedate un piccione
un gesto molto umano cioè
come lo farebbe un uomo, non per fame
o per sopravvivenza o per un qualche
attaccamento, solo per difendere
uno status, un pezzo di molo
dove restare in attesa
dell’inesistenza.
*
se lui venisse ora, oramai
non saprei che farmene – dal nido
viene un bisbiglio – non saprei più ritrovare
la leggerezza per volare insieme.
cosa potrei cantargli?
non basta provare un sentimento
bisogna anche sapere cosa farne
con grazia
come di un uovo, come di un seme
di un amore ricevuto.
*
il fringuello e l’aquila reale hanno in comune
le piume, le ali, il poter volare.
più di quanto abbiamo noi
con gli esseri umani
(come dovrebbero essere)
che in comune abbiamo di essere implumi
e la coscienza che
non si sopravvive all’inverno
nudi.
Claudia Zironi, bolognese, opera dal 2012 nel mondo della diffusione culturale con l’associazione “Versante Ripido”, della quale è uno dei fondatori e Presidente (www.versanteripido.it).
Collabora anche con altre realtà rivolte alla promozione della cultura e dell’arte e all’attenzione sociale. Fa parte della redazione de “Le Voci della Luna”. Ha fatto e fa parte di giurie di premi nazionali di poesia.
Ha pubblicato: Il tempo dell’esistenza (Marco Saya Edizioni 2012); Eros e polis (Terra d’ulivi Edizioni 2014), uscita nel 2016 anche in USA per Xenos Books / Chelsea Edizioni, nella traduzione di Emanuel Di Pasquale; Fantasmi, spettri, schermi, avatar e altri sogni (Marco Saya Edizioni 2016). Nel 2018 ha corealizzato e coprodotto in KDP, con la poetessa Silvia Secco e con la pittrice Martina Dalla Stella, il libro d’arte e poesia Ursprüngliches Leben – Poesia e pittura in dialogo (Edizionifolli di Silvia Secco). Sempre del 2018 è la pubblicazione indipendente su KDP di Variazioni sul tema del tempo (collana di poesia Versante ripido). Del 2019 è la pubblicazione artigianale, in tiratura limitata di 40 esemplari, di Quando si spegne il cielo (Edizionifolli).
Per i tipi di Marco Saya Edizioni è uscita, nel 2019, l’antologia a cura di Sonia Caporossi Claudia Zironi – Diradare l’ombra – Antologia di critica e testi – 2012/2019.
Altre notizie si possono trovare nel sito: claudiazironi.wordpress.com.