*

Monologo della luce

La luce ha gridato stamattina: alzati,
guarda il torrente di rovina che io
porto nel mondo; in questo avrai il coraggio
di gettarti per vivere. Andrai
nella corrente e dove
più limpida essa mostra la rapina di
foglie strappate e ramoscelli, là
dovrai infine capire che per vivere
la lunga discesa di un intero
giorno a questi istanti – piccoli
vortici chiari in cui annegano
detriti di altri istanti – a queste
continue morti trasparenti
dovresti sopravvivere, e non sai
se potrai

*

Viaggio mentre morivo

Viaggio mentre morivo ed ero
assente o forse solo
sola: ferma davanti all’ultimo ancoraggio
del mondo come patria del
presente

viaggio dove il presente si consuma
nel nero ventre della luce, trasparente
come nel buio l’attesa della luna

verrà e non viene ed io
sono distante
il cielo dell’esistere costante mi guarda
e non conosce ciò che vede

sono uno scioglilingua nero e ho la verde
scorza del paradiso: sono terra. Il cielo
mi lascia ma
non mi abbandona

l’ho abbandonato io dietro le case
nere come i tentacoli del sonno
e viaggio dentro antiche primavere
nere dal ventre verde
dal frutto rotondo

solo la terra, la patria più antica
sa abbandonarmi ai vortici del mare
il mio respiro nel sonno è questo
andare

il cielo non mi abbandona ma
mi uccide

*

Tu sei sorta

Tutto il cielo mi dice tu sei sorta
dalla distanza morta che gli oceani
hanno lasciato andare
alla tempesta: dal vortice, da pezzi
di vite fortissime, ormai
estinte

la marcia dei mostri sterminati
dal ghiaccio mi ha dato vertebre,
frammenti di mandibole, pensieri
di forza, fame e procreazione
che oggi senza saperlo
sono miei

tutto il cielo mi dice tu hai sbagliato
per bassezza: il blu che pesa
e si distende è sottigliezza
di uno stelo
un solo stelo per milioni di corolle

tutto il peso verticale
si distende come
luce ed io mi nego
al cielo per il peso
rotondo di questo sole cieco
mi distendo e il nero
in fiamme illumina
l’interno buio
dello stelo
aperto e nudo
del prossimo
inverno

l’ultima
notte nel
primo mattino, nel sole
del mattino sta
l’inferno

ecco il signore
minuscolo che prego: un pidocchio
antichissimo, un punto
perduto nella linea
all’orizzonte

tutto il cielo mi dice tu
sei sola e mi getta
sulle spalle questa luce
che brucia e si distende
e lo trascina

lo incastra nella terra

la riva muta, la poesia
che il cielo illumina e conduce
al buio

*

Autoritratto in cinque specchi

IV. La stella

Bisogna che ogni tanto io maledica
questo mio andare allegra alla disfatta
questa mia via di disertori, di stendardi abbandonati al vento, queste lance
al sole
bisogna che l’abiura mi conforti e mi sprofondi a vittorie
più servili, al ritorno della polvere
alla polvere a mangiare terra a camminare
con le mani, a stringere accordi
in cui non credo. Domani,
domani mi faccio nera d’obbedienza, domani è un giro
patetico di danza, un trascrivere, un salire
scale e poi riavrò la stella
gialla di chi può pentirsi e non si pente

*

V. Posso io o no

Posso io o no ridiventare
pura nel puro flusso delle cose
retrocedere andando tra le cose
ridiventare l’ultimo dei venti
solo una cosa e non una paura
tra le cose, fino all’argine grigio
della prosa

se ridivento pura
della voce che ero ride
il vento
la mia voce sterrata è una piramide
sepolta nella strada

*

Sonia Gentili, Viaggio mentre morivo, introduzione di Giancarlo Pontiggia, Nino Aragno Editore, 2015

Sonia Gentili è nata nel 1970 a Polla (SA) e vive a Roma. Insegna Letteratura Italiana presso l’Università La Sapienza di Roma. È autrice di saggi sulla letteratura medioevale e dell’Otto-Novecento (ultimo volume: Novecento scritturale. La letteratura italiana e la Bibbia, Carocci editore, 2016), traduttrice di poesia e prosa, vincitrice del premio per la letteratura “A. S. Novaro” (Accademia dei Lincei, 2009). Ha pubblicato le raccolte poetiche L’impero e la Gorgone (Perrone, 2007), Parva naturalia (Nino Aragno Editore, 2012, finalista Premio Brancati), Viaggio mentre morivo (Nino Aragno Editore, 2015, Premio Viareggio-Répaci e Premio Pisa), I quattro gesti della creazione (Nino Aragno Editore, 2020) e il romanzo I filosofi (Castelvecchi, 2019). Collabora col quotidiano Il Manifesto. Col videomaker Ambrogio Palmisano ha formato il collettivo di poesia visiva L’uomo che non guarda.

Foto di Rita Antonioli