La poesia è il mio antro di vita quotidiana, l’immagine esatta di me, unico luogo di libertà assoluta, rivelazione, possibilità dell’impossibile. Come impossibile sarebbe per me non scrivere, croce e delizia, “obsession e possession” (M. Cvetaeva), inesauribile energia fra gioia e dolore.

RivoluzionAria

Il nastro arroventato è plastica

asfalto senza nome sassi in eterno

vagabondaggio. L’aria ferma firma

sentenza e stato confusionale. Tutto

è nebbia, cortina al calare del giorno.

I passi – uno sull’altro – fendono la pietra

viva e lasciano impronte. Profonde…

Te lo dico il mio segreto: interrare

onici, brandelli di topazi e preferire

la tela sfregiata, il massacro, la punta

acuminata piuttosto che il centro.

È questione di testa la voglia di sfidare

tempo e cordoni, modalità avverse, irritanti

staticità. C’è più vita nella ruga ostinata

che nella ialuronica immagine, e più viva

è la breccia quando s’infila e striscia

e arpeggia e ondeggia. E graffia, tanto

da lasciarci segno e ferita aperta. Non è

spiegabile l’inversione. Forse solo

desiderio di incidere il passaggio.

 

*

 

Senza armi e bagagli

Tutto ho dato anche la terra sotto le unghie

(e tutto – si dice – dovrebbe tornare)

eppure tra ansa e danza resta il passo

scalibrato, in punta di scarpette

devastazione oltre mare. Ricucire vita

rEvolution on the road – alberi e alberi

strisce e guard rail e immensità non

preventivate. Perché decisione è rischio

intraprendente fosso senza fissa

dimora. Lo strato ha lasciato caso

e fortuito, ha istituito pre visioni

sprogrammate, catartiche sconclusioni a pelle

di tamburo. Guardo il cielo in stereofonia

e tutto in musica alternativa, da corda

di chitarra a midollo di archetto sognante.

 

*

 

Desertum

Come salina, bruciatura eterna

arriva brivido d’abbandono, ventata

di solitudine. Stralcio di giorni

t r a p a s s o –

da luce a ombra. Braccata a sangue

mi stringo in abbraccio multiforme

e stacco – ci penserò domani –

Solo il nome risuona tra dente e lingua

e sola lascio che scorra in limo

amore e poi morte – nel fuoco, indomita! –

e impura ancora incido codici

in sabbia di deserto su spine di rosa

in acque tra spuma e schiuma


Daniela Fontana, nasce a Taranto nel dicembre 1968 dove tutt’ora vive.

Si è occupata per vent’anni di libri curandone la realizzazione pre-stampa presso una casa editrice locale, attualmente si è rimessa in gioco in tutt’altra attività. Ma i libri sono stati e sono i suoi compagni di vita di sempre.

La sua prima pubblicazione nel 2013 con “Il colore dei papaveri”, prefazione di Angela Ferilli, edito dalla Aljon Editrice; nel 2015 insieme ad altri diciassette poeti partecipa con sei sue liriche all’antologia “Tramontare dentro lo screensaver orange and yellow di Mark Rothko” – 18 poeti dal web – con prefazione di Davide Castiglione. Sue poesie sono inserite in diverse antologie.