“Ho spesso ragionato sul senso della poesia e credo che aleggi poco più in alto delle nostre teste, e da lì sicuramente la realtà è tutta un’altra cosa.
La poesia è un groviglio di sensazioni grandiose nascoste nella quotidianità. Descriverle (o almeno provarci) è cercare di fare poesia.
Sicuramente è anche ricerca di un linguaggio che non scada nel banale, accurato e anche un po’ raffinato. Ricerca che porta dritti dritti all’essenza delle cose e della parola, e come una preghiera dà la giusta sacralità ai temi trattati.
Quando vado nelle scuole e si tratta l’argomento, paragono l’arte poetica ad un potere nascosto che permette di osservare il mondo sempre con occhi diversi, di percepire ciò che si nasconde e sentirne l’imponenza.
Per quanto mi riguarda, come ho detto sopra, la poesia è nascosta nelle piccole realtà: forse un giorno riusciremo usando una sola parola a descrivere una moltitudine di piccole cose, quella sarà la poesia più bella”.

 

I SENSI SI SONO RIPOSATI

Delle botteghe in cui sei stata,
una aveva il profumo della consuetudine.

Alla porta, i sensi si sono riposati
come i fanciulli d’estate
origliavano i sapori.
C’era anche un libro sopra al pane
come ad indicare una metafora o
forse lo stesso significato.

Gli occhi non hanno visto le lacrime
nei corridoi della bottega
per tutto il tempo
hanno pensato al colore
del melograno.

Soggiogati per ore, i sensi
si sono perduti,
hanno ritrovato sull’uscio
solo un corpo

– e come raccontava la storia –

delle botteghe in cui sei stata
una aveva il profumo della consuetudine.


IL GIURAMENTO DEI GERMOGLI

Nella piazza c’era il rumore
dei musicanti, senza tempo
cambiavano volto
alle madri senza volto,

– non pensare al tuo grembo –

il marciapiede era stretto
per restare seduti, perduti
tra i tombini si è fermata
la foglia e una moneta:

ci sono quasi tutti
e così
ci si dimentica dei sussurri
e del dono di dare germogli.


LA SERA D’ESTATE

Al tempo dei canti mattutini
il gallo raccontava la notte
sui crinali della rugiada.

Il campo arato
e la poesia del grano
giocavano a nascondino perdendosi,
verso la fine di giugno.

L’attesa della sera
era una panchina, bastavano
quattro occhi e una stella
per sentire in lontananza

– o forse girata di spalle –

la frescura ottobrina,
rivelata dalle ortensie
intorno alle vecchie case.


Luigi Finucci nasce il 15 05 1984 a Fermo, dove risiede. Scrive poesie da sempre, una passione che nasce dal bisogno di esternare le sensazioni e gli stati d’animo, che spesso si scontrano con la realtà circostante, altre si fondono con scenari idilliaci. Dopo i primi approcci alla scrittura poetica, è nata in Finucci anche l’esigenza di dare importanza alla scrittura, di ricercare nella parola la sua valenza salvifica. Ha pubblicato a sue spese la silloge “Poesie”. Il testo “Arcobaleni” fa parte dell’antologica Ele-Menti di Vita. Finalista al concorso nazionale Pelago 968 con la poesia “Cielo di Sarajevo” e al Concorso Poesis 2015 con la poesia “Il Suono delle Barche”.

Nel 2013 una raccolta di poesie intitolata L’ULTIMO UOMO edita dalla Casa editrice Giaconi Editore di Recanati, silloge intorno alla natura dell’uomo.
Nel 2014 è stato poeta in residence al festival “Armonie della sera” insieme ad Eugenio de Signoribus , nei posti più suggestivi delle Marche.
L’ultima uscita, datata luglio 2015, è un libro illustrato di poesie per bambini intitolato “L’Aspirante Astronauta” sullo spazio e sull’importanza dei sentimenti.

Ora collabora con Bibbia d’Asfalto: Poesia Urbana e Autostradale, rivista di poesia contemporanea.
I suoi componimenti sono presenti in diverse riviste e blog (Pastiche Rivista, Versante Ripido, Words Social Forum, Obiettori di parole, Poesia:femminile singolare).

L’Aspirante Astronauta