… “È una parola poetica, quella di Maria Grazia Galatà, concepita come monade logica della migranza, se a migrare sono i sensi e i detti, le sensazioni e le percezioni, per approdare sempre in nuovi luoghi metaforici, in nuove lande sconosciute da esplorare” …
dalla prefazione di Sonia Caporossi
e così ruppi ogni spigolo
del cuore – ogni punto salvato
solo per poco e per credere che
poi non è facile aprire la stanza
aritmica dove canteremo
l’inverno
*
La pioggia cade sempre forte
nei solchi delle guance quando
giunge il tempo dei nodi quelli
che ti chiudono nelle ore del
silenzio e le fragole sono dolci
dolci – nemmeno le vedi
perché ti brucia sapere che
non puoi e mi piacerebbe
immaginare che i sogni sono
veri quanto gli spiragli di luce
negli occhi dei bambini – adesso –
voglio le piccole cose – lasciate
in fondo al viale – mentre vai
dal cielo cade una rosa – temporale
corrotto – taci alla mano di dio
piccola peste testarda
misera misericordia
ho sentito fermarsi il respiro
in questo tempo malato e la
forma non ha spazio ma cadute
sono numeri tristi al polso bruciato
Quante sono le stanze deliranti?
Il treno dei miracoli passa veloce
e stampa sul vetro il sorriso di mio padre
fermati – lascia che ti parli almeno –
piove – non senti i lamenti dei vuoti lasciati?
*
il ricordo della luna – sai – ha
più effetto al nascere del sole
quando le labbra portano l’ignoto
allo scandire di una nota ed erano
rami e foglie l’autunno questo partire
questo andare – la casa rossa noi
nell’incedere tra la nebbia gli anni
delle rose nello stupore
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Finalmente una poetessa
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