BOEM DELLA POESIA DICE

Mi definisco una donna di pianura, “giovane” poeta che ascolta il mondo. Ho capito che  per me la poesia è come la visita inattesa di un amico. Ma soprattutto è la mia libertà, la mia consapevolezza, la mia coerenza. E’ il coraggio di saper essere felici. E se la poesia è un atto di vita, la felicità è un atto d’amore. Prima di tutto verso se stessi

LA SUA POESIA CI DICE

Da “Le fate ingorde” – Edizioni La Vita Felice 

* Gli uomini che si voltano

Gli uomini
che si voltano a guardare le nostre chiome
o più in basso
sembra non vogliano guardarci negli occhi

Noi, fate ingorde
abbiamo sguardi anche tra i capelli
e ancora nell’estro delle natiche.

Gli uomini che si voltano
rinunciano all’istinto di leggerci l’anima

* La felicità

Che poi in fondo cosa resta?
La felicità provata d’inciampare in una pietra
distanza e nuvole
obbedienti alla paura d’essere ciò che hai smarrito

Sì, questo resta
la felicità provata d’inciampare
e affogare senza smettere mai un respiro.

* Padroni

E infine arriva la sera
mi spoglio della corazza
e fiera accarezzo la forza della mia nudità.
Non ho padroni se non la mia solitudine
senza di lei mi sento schiava.

DI LEI E DELLA SUA POESIA DICONO

Dalla prefazione de Le Fate Ingorde, di Elio Pecora.

Donne come fate, ma fate ingorde che, dopo millenni di silenzi costretti, rivelano la loro “ingordigia”, ossia le loro vere attese, i loro riposti pensieri: “abbiamo sguardi anche tra i capelli” Spingono e rendono necessario ogni componimento una volontà e un bisogno di far chiaro, che portano alla causticità, fin quasi all’asprezza: “credo a chi arrangia parole / a chi suda ferite”. Ne deriva che il corpo femminile, troppo a lungo cacciato nel peccaminoso o sollevato alla santità, è sentito e visto e riconosciuto nelle sue voglie, nei suoi umori. Senza smettere di appartenere alla grazia e alla leggerezza.Come per costruire una dignità sempre negata: “scomporre il silenzio / e capire quanta voce è rimasta nell’anima”L’amore, la sensualità goduta, anche sofferta.

Tratto da Alberto Figliolia per «Le fate ingorde» di Emanuela Botti su liberolibro – oltre le parole

Chi sono le fate ingorde? Curioso questo accostamento – quasi un ossimoro – fra creature della fantasia, cui maggiormente si confà un’immagine eterea e delicata, con una qualità perlopiù reputata in negativo. E se l’ingordigia fosse invece l’espressione di uno spasmodico desiderio d’amore, alias quella capacità d’amare così come solo le donne sanno esprimere e manifestare in quanto madri o compagne? Questa potrebbe essere una delle principali, ma con ogni evidenza non la sola, delle chiavi di lettura del bel volume di poesie di Emanuela Botti, Le fate ingorde. La riflessione sul mestiere della poesia si mescola con la meditazione sull’appartenenza di genere o, meglio, sulla specificità esistenziale dell’essere-donna. Ma c’è anche l’impegno civile, la rabbia, seppur poetizzata, contro la violenza verso le donne. Nella sezione Rugiada alla vita si esplora anche la dimensione dell’Eros, quell’accensione, financo dolorosa, dei sensi, la sua potenza vivificante, fra picchi e abissi. Nella sezione che chiude la silloge, Riprendere il sentiero, avviene una ricomposizione delle pulsioni, delle più squassanti istanze e urgenze dell’insieme psiche-soma, in una specie di più serena eco del pensiero, la mente a rinvenire idee, intuizioni, dalle più profonde geografie interiori, nel segno di una feconda malinconia e “accettazione”. Sceglie la brevità Emanuela Botti. Talora le sue poesie sembrano frammenti. Frammenti compiuti tuttavia, massimamente evocativi, un panorama di metafore sorprendente, il meraviglioso, un “terribile” da Sturm und Drang, a coniugarsi con le ardue concrezioni/secrezioni del presente e il dolce spettro del futuro. Ci volteremo ancora a guardare le fate ingorde? E che cosa poi penseremo di noi stessi e dell’amore che dolce ci divora viscere e anima?

 

BOEM E I POETI “INFLUENCERS”

Per citarne solo alcuni: Wislawa Szymborska, Alda Merini, Salvatore Toma, Mariangela Gualtieri, Nazim Hikmet, Charles Baudelaire, Giuseppe Ungaretti.

Scegliamo per Boem e i lettori di Larosainpiu, di Alda Merini, Luce, da “La Presenza di Orfeo”

Chi ti scriverà, luce divina
che procedi immutata ed immutabile
dal mio sguardo redento?
Io no: perché l’essenza del possesso
di te è “segreto” eterno e inafferrabile;
io no perché col solo nominarti
ti nego e ti smarrisco;
tu, strana verità che mi richiami
il vagheggiato tono del mio essere.

Beata somiglianza,
beatissimo insistere sul giuoco
semplice e affascinante e misterioso d’essere in due e diverse

eppure tanto somiglianti; ma in questo
è la chiave incredibile e fatale
del nostro “poter essere” e la mente
che ti raggiunge ove si domandasse

perché non ti rapisce all’Universo

per innalzare meglio il proprio corpo,

immantinente ti dissolverebbe.

Si ripete per me l’antica fiaba
d’Amore e Psiche in questo possederci
in modo tanto tenebrosamente
luminoso, ma, Dea,
non si sa mai che io levi nella notte
della mia vita la lanterna vile
per misurarti coi presentimenti
emananti dei fiori e da ogni grazia.

Emanuela Botti, BoEm, nata a Milano, dove ha studiato nello storico Liceo Classico Berchet di Via della Commenda. Come essere umano ha compiuto tre miracoli: Elisa, Pietro e Luca. Nel 2018 con La Vita Felice editore ha pubblicato “Le fate ingorde”, il suo primo libro di poesie. Con le Edizioni Pulcino Elefante di Alberto Casiraghi ha pubblicato: “In ascolto” (con illustrazioni di Alberto Casiraghy), “L’aria” (con illustrazioni di Luigi Mariani), “Oggi cucino” (con illustrazioni di Alberto Casiraghy). Sempre nel 2018, 3° classificata nella sezione poesia inedita del Premio Nabokov di Novoli e del Premio di Poesia Casa Museo Alda Merini di Milano. Nel 2019 ha ricevuto la Menzione d’onore al Premio Lorenzo Montano di Verona. Nel mese di gennaio 2020 finalista nella sezione Poesia del Premio Fabrizio De Andrè e 2° Classificata nella sezione poesia edita del Premio Internazionale Salvatore Quasimodo (con il libro Le Fate ingorde). Suoi testi hanno ricevuto riconoscimenti anche ad altri premi e la pubblicazione su riviste di settore.