La vita della parola (Macabor Ed., 2020) è il nuovissimo lavoro di Bonifacio Vincenzi, il poeta e narratore calabrese, autore di cinque raccolte di liriche e di tre romanzi, nonché di libri per l’infanzia, che dirige attualmente il bimestrale di poesia “il sarto di Ulm” e cura due grandiose opere, ciascuna in 20 volumi: Sud. I poeti e I poeti del Centro Italia. Dedicata al padre, questa silloge si articola in tre sezioni, in versi liberi: “La vita della parola”, “Un soffiare di vento gelido nell’aranceto” e “La memoria dell’assenza”. Ad essa dedica una prefazione esemplare per profondità di penetrazione psicologica, finezza di disamina estetica e vivida fluidità espressiva il poeta Rocco Salerno, estimatore della pregevole attività letteraria del Vincenzi, docente, saggista, lettore sensibile di poesia, che appare qui in piena sintonia con il suo universo lirico. Ne illustra, infatti, e analizza, con amore e acribìa insieme, il dispiegarsi del dissidio “tra l’apparire e il vivere, il blaterare e il parlare, il virtuale e il reale, come voragine generazionale, come ossimoro incolmabile”. Un viaggio, dunque, “come viatico, nel tempo della catarsi, della coscienza del risveglio”, attraverso la lezione del mondo orientale, dello Zen, inteso al superamento della “religione dell’apparire”, che il prefatore vede risaltare attraverso un “andamento gnomico-apodittico-asseverativo” che si avvale di una “scrittura ermetica e criptica”, ove talora si manifesta la ricerca dell’essenza del tempo interiore, della durata bergsoniana, della vera esistenza.

Il discorso esegetico si alimenta, quindi, del riferimento alla precedente silloge Bataclan, rievocazione della strage di Parigi, ove il Vincenzi riporta alcuni versi di Bella Achatovna Achmadulina sottolineando la grandezza del silenzio, terrificante, abissale, come auscultazione dei valori vilipesi. Parimenti vi si ribadisce il senso della vita come ossimoro, con il tentativo di diradare le tenebre dell’esistenza, di “cercare / uno spiraglio di luce”, dirigere la vita come uomo coerente con se stesso e carico di progetti intesi ad “accrescere l’esistenza lontano dalla meschinità”. Sulle note di una partitura partecipe e suasiva il Salerno lumeggia l’ansia dell’autore di “ricreare la vita lontano da quel commercio frenetico della gente, di memoria forse kavafisiana, di innocenza pascoliana, di poetica quasimodiana ricercando il segreto del vero lontano dalle apparenze del falso”, e insieme loda la suggestione di alcuni quadretti di “poesia visiva, olfattiva e coloristica”, il loro “ritmo sincopato e incisivo, come il fluire della vita negli occhi dei bambini”, che attingono una “sorta di poetica di forti sentimenti”, genuine “epifanie dell’anima”.

Con pari sapienza egli rinviene, nell’accorata sezione “La memoria dell’assenza”, dedicata dal poeta al padre, la ricerca di una vita raccolta nel silenzio, pur nella sofferenza per l’”involontario commiato”, come “auscultazione dell’Essere e pulsazione del logos”, in una con la contrapposizione, alla morte, della parola, “una saggia parola”, atta a restituire il padre all’ascolto della vita, a “farlo sopravvivere”, farne rivivere il volto incielato in una “magia di luna e di stelle”, rievocato attraverso i minimi gesti quotidiani e l’”attesa di un prodigio“, del Logos, della Parola, del ricongiungimento evangelico. Veramente singolare è l’adesione spirituale (con l’attenzione ad ogni particolare) con cui il prefatore ripercorre il farsi pienezza della memoria di quell’assenza, “riverberata in un paesaggio” che serba le tracce del padre, la voce, il suo farsi segno, eco “di un essere semplice e di un affetto struggente, ormai eterno”, richiamato nella fascinosa poikilia metaforica della sua epifania. Un’adesione che testimonia efficacemente, nell’avvincente e puntuale affiatarsi del dettato critico alla sublimazione lirica della caritas erga patrem, l’altezza spirituale, l’ardente anelito metafisico e la dignità poetica che caratterizzano questa mirabile silloge di Bonifacio Vincenzi.

Poesie da “La vita della parola” (Macabor Editore)

Ci sarà pure da qualche parte un luogo
dove io e te passeggiamo ancora, i versi
di Montale alla bocca, un po’ di vento,
così per disperdere parole. Ci sarà credo
un senso in questo nostro procedere vuoto,
l’onestà di riconoscersi colpevoli, la traccia
ormai sbiadita di vite esiliate e distanti.
Quei due non potevano saperlo, non c’è mai vita
nelle emozioni e a ritornare poi a tutto il resto
ammorba la grazia degli sguardi, scava solchi
nel volto incupito dal dolore.

***

Saperti in un posto inimmaginabile,
vederti passare dove le querce
mutano con le stagioni.
Guardare la salita degli affanni,
gli specchi dei cambiamenti.
E chiedersi fino a che punto
gli impostori siano amici del dolore.
Fin dove arrivino le orme
ora che i tuoi sentieri
si perdono nella misura
dei pensieri.

***

C’erano quattro finestre in quella casa.
Quattro finestre eternamente chiuse.
E c’era qualche sogno appeso alle pareti,
qualche follia legata alle finestre chiuse.
Ma non c’era più la vita in quella casa.


Bonifacio Vincenzi è nato a Cerchiara di Calabria nel 1960 e attualmente vive a Francavilla Marittima (CS). In quasi quarant’anni di attività letteraria ha curato diverse antologie poetiche e ha collaborato a quotidiani, settimanali e riviste specializzate. Nel suo vasto repertorio di pubblicazioni, ricordiamo le raccolte di poesia La tempesta perfetta (Aljon Editrice), 2009), Le bambine di Carrol (LietoColle, 2015), Bataclan (LietoColle, 2016) – Premio Francesco Graziano 2016 -, La vita della parola, (Macabor Editore, 2020); i romanzi Arrivederci, Letizia! (Editrice Il Coscile, 2000); Testimone un cane (Panesi Edizioni, 2015); Il raduno (Ensemble, 2018). Ha pubblicato, inoltre, molti libri per l’infanzia. Ha diretto la rivista “La colpa di scrivere” e il quadrimestrale di letteratura “Il Fiacre N. 9”. Attualmente dirige il bimestrale di poesia “Il sarto di Ulm”. Cura per Macabor Editore Secolo Donna. Almanacco di poesia italiana, l’opera Sud I poeti (20 volumi), I poeti del centro Italia (20 volumi) e Italia insulare I Poeti (7 volumi).
È direttore editoriale della Macabor.