L’haiku per me: un lampo poetico nella tempesta della vita.
Una ferita di luce tra le dita che accarezza la selvaggia bellezza.
Spicchi di cielo,
nel tramonto dorato
fanno l’amore.
*
Il primo sole
odorava di bianco
e neve sporca.
*
Gelida mano
nel guanto della sera
trova riposo.
*
Restare dentro
l’incendio mai vinto
un’altra vita.
*
Cavie di luce
nel vento solitario:
pollini sparsi.
*
La notte celata,
malinconicamente,
ricama boschi.
*
Dal treno fischi
di un mondo che fugge
raccoglieremo.
Silvia Bistocchi è nata nel 1982 nella accogliente campagna umbra. Amante della natura e della scrittura, passioni che affianca al suo lavoro nella Pubblica Amministrazione. Divoratrice di libri e creatrice di mondi fantastici che si dipanano, alla notte, nel soffitto della sua stanza. Curatrice della sezione Scirocco, poesia e dintorni, di Morel.
Mah, questa pagina parte da una descrizione di ciò che per l’autrice è “Haiku”.
Vorrei ricordare che la poetica haiku è antichissima, vanta secoli e secoli di storia, e non è qualcosa che si può “tirare come un elastico” a seconda delle proprie esigenze e delle proprie attitudini.
I componimenti che seguono nella pagina, molti dei quali non possono nemmeno essere definiti haiku (manca lo spirito e la peculiarità di base), sono un esempio di questi “adattamenti” personali, decisamente non corretti:
Vale un po’ per tutti, qui riporto un paio di esempi:
Spicchi di cielo,
nel tramonto dorato
fanno l’amore.
Questo non è uno haiku, è una metafora esplicita.
Restare dentro
l’incendio mai vinto
un’altra vita.
Questo non è uno haiku, è una “massima” o un “aforisma”
Suggerisco di rileggere gli haiku dei grandi maestri e di non snaturare questa bellissima poetica, affascinante ma molto complessa.
Saluti
Tommaso
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