Testi da: La dimora insonne di Daniela Pericone
___La lingua è uno sciame di voci venute dall’infanzia e parole accumulate nelle letture solitarie. Eppure non basta il ricordo, né la folla dei libri, quel che conta è l’inclinazione dei sensi, il daimon di ognuno.
___Tra i suoni avuti in sorte il poeta soppesa, scarta, innesta, disdegna o accoglie, corrompe o acclama. Così edifica la sua dimora, dà forma al suo proprio idioma, inconfondibile nel timbro, nei colori, il calco esatto del suo ardore.
Non so dare ristoro
se non dicendo sono qui
o tacendolo – lontano
stenta un chiarore –
guarda, diluvia ovunque.
*
Non smettere, dici,
non farmi mancare notizie.
Le parole, il pensarsi
sono un balsamo. Le strade
si confondono tra gli alberi, docilmente
l’uno all’altro svanisce il dolore.
Aspetta, dici, fino all’ultimo istante
– fuori piove, le tempie dimenticano
i battiti, lentamente la pioggia insegna
alle dita il silenzio. La notte
scivola, chiara.
*
Incerto in un tremore
d’ombre il giorno dei paesi
senza vento – più non redime
la distanza – un sole dopo l’altro
la finestra è un miraggio
capovolto – poi la corona dei tetti
e le montagne, una scorta d’oro
precede questa notte.
dalla postfazione di Alessandro Quattrone: … << La poesia di Daniela Pericone è frutto di una scelta di riservatezza. Non c’è sfolgorio, non ci sono urla nei versi: tutto è al suo posto ma si lascia solo intravedere, come se fosse immerso in una bisbigliante penombra. >> …