<< C’è in questa poesia una sorta di riverbero della sovrabbondanza iconografica della cultura arbëreshe e della sua liturgia, tanto la vita del soggetto scrivente, che vive nella comunità di Piana degli Albanesi, e la sua arte sembrano regolate entrambe dalla ritualità di antichi cerimoniali [ … ] teche, rosari, croci, unguenti, turiboli, e, soprattutto le magnifiche icone, che Cristina Campo definì “il centro della connessione tra creazione artistica e rito” e Pavel Florenskij “una porta regale”. Signoreggia la tecnica decorativa dell’estofado presente in innumerevoli sculture spagnole >> …
dalla prefazione di Franca Alaimo
La Virgen de la Macarena
Mi sono cibato
di ricami di Vergine a Siviglia
la folla le candele accese
– aurea virtù –
tu nascosto in chissà quali panni
o eri un fiore di devoto?
Le lacrime di vetro il cereo viso
l’odore degli armadi in noce
cuore di estofado ardente
Rabbrividivo di luce
la Virgen de la Macarena
impugnava ogni cuore ogni mente
espugnava carezze
tutti i baci
tutte le carezze
– smalti e argenti e cesellature e
speranze, il manto-ncilona della Madonna
accoglie –
*
Immagini della nonna
E raccontami ancora dei capelli
di Karushiat
corruscanti al sole di giugno
E della cesta di ciliegie che tua mamma
appoggiava al tavolo indolenzito
E della sottoveste ricamata
celeste polvere
E di quando la pelle era cerea
e i granati del rosario della bisnonna
gareggiavano in splendore con te
che tra i seni nascondevi un ciondolo
in maiolica e filigrane con Sant’Agata
sotto i merletti acerbi
*
Sbocciava una rosa
Il mio cuore è vuoto
riceve piante, ramoscelli, acini
francobolli, strade, orti, acquedotti,
reliquie, coralli, tendaggi
A Piazza Armerina
sbocciava una rosa
capsula di vita, risorta rabbia
delicato drappeggio, erba selvatica
– corda di altalena nuova –
frastagliata tra i mosaici della cattura
io ero lince, lepre, leoncino
Tu mi svendevi al mercato nero
come coppa romana di Boscoreale
Avevo capito il perché
le screziature delle grandi mele
nel cesto della mia cucina
osservando
<< Un autore multi-sensitivo che, non per sua volontà, ma forse per suo destino, cela già nell’etimo del nome quella “corona” che cinge il capo e che in albanese (visto il suo imprinting geogenetico) suona come Shtjefën, di sicuro meno evocativo del greco biblico Stephanos >> …
dalla postfazione di Aldo Gerbino
<< Entrare in questo libro è come accedere ad una stanza tra odori di incenso e tra minute e sparse fiammelle tendenti a rendere suggestivo il disadorno stile della penombra. E ancora, si entra in questo libro come tenuti per mano dall’autore che, pilotando la sua anima continuamente in movimento per potersi esprimere al meglio, conduce verso crescenti dimensioni di sogno, fino a creare un probabile “luogo” in cui incontrarsi per bussare alle porte di talune conoscenze rimaste fino ad allora nascoste >> …
dalla quarta di copertina di Nicola Romano
https://www.ibs.it/estofado-de-oro-libro-stefano-schiro/e/9788899572570