I tuoi occhi,
una luce increspata,
vorrebbero nei miei
la calma dello stagno
nella penombra del bosco,
invece incontrano
un torrente
rumoroso e assolato
in balia della discesa
che non trova il greto
in cui scorrere quieto
tra sponde.
***
Ogni mattina ti svegli
urgente di pulizia,
spazzi il portico,
raccogli con la paletta
mucchietti di assilli
che la notte
ha sparpagliato sul suolo,
precisa togli
polvere e inciampi
rendi nitido il pavimento
per i passi del nuovo giorno.
***
Il fuoco di Sant’Antonio
ti mangia il petto,
un rodere di mare con risacca
e tra una risacca e l’altra cerchi
la calma piatta su cui lasciarti andare,
i tuoi occhi mi chiedono conforto
ma non so come aiutarti
sono così rocciosa
invece di essere curva sicura di porto.
***
Sei luna,
mi attrai
nel sonno,
scompari
alla luce
del giorno,
m’incuneo
in discendente
corrente,
sono mare
che t’attende.
***
T’infilavo lo spago
con cui cucivi i materassi,
li svuotavi, lavavi la fodera,
sapevano di acqua pulita,
la lana cardata al sole
li gonfiava come sogni
pronti a essere schiacciati
dai chili della vita.
***
Il rubinetto gocciolava,
l’ascoltavi in silenzio
ormai neanche la pendola
scandiva il tempo,
tuo figlio non gocciolava
più parole, prosciugati
erano gli occhi, il mondo
non aveva più misura.
***
Le parole si addensavano
nei vasetti di prugne
cotte per ore, rigirate
con il cucchiaio di legno,
sarebbero servite per farcire
le sere mute di gennaio
scaldate nel piccolo forno
della stufa a legna,
il cuore sarebbe stato più rosso,
avrebbe bruciato il silenzio della notte.
***
Quell’emicrania dopo il pranzo.
Era il ticchettio nella testa
che risuonava salendo la scala
dei pensieri: tutto è già stato
questo il destino.
Era il ticchettio del tempo,
non l’insalata nello stomaco
a essere indigesta
***
I tuoi avevano una stanghetta rotta
li perdevi, li cercavi, li trovavi,
ti servivano per seguire la rotta
senza annebbiamenti,
eri mia maestra con quegli occhiali
vedevi dritto il vero di ogni cosa,
ma li perdevi e tutto scompariva nella
nebbia,
si condensava l’incertezza della vita
e anch’io diventavo un’ombra
che si sfocava nella traversata del giorno.
***
Mi piacevi
per quel tuo aprirti al vento
con il foulard in testa,
lo annodavi sotto il mento,
a salvare la permanente
dalla polvere del giorno.
La gioia di slegarlo
poi a sera,
e il bacio tra i capelli
lasciato dalle stelle.
***
Ritorni rugiada
che si scioglie
in acqua,
innaffi il seme
del mio pensiero,
ne fai primula
d’autunno
Di Silvia Rosa, estratto prefazione de “Il tuo volto disegna il mio”, Genesi editrice
Susanna Tamaro nel suo fortunato bestseller Va’ dove ti porta il cuore scriveva: «Orfana? Si dice così quando muore una nonna? Non ne sono proprio sicura. I nonni sono considerati così accessori da non richiedere un termine che ne specifichi la perdita. Dei nonni non si è né orfani né vedovi. Per moto naturale si lasciano lungo la strada così come per distrazione, lungo la strada, si abbandonano gli ombrelli». E proprio intorno alla centralità affettiva di questo legame, tutt’altro che relegato all’oblio, ruota la corposa raccolta poetica di Piera Giordano: ogni testo si configura infatti come appassionato tentativo di non lasciare andare, di mantenere vivo, almeno nella memoria, il volto della nonna, al quale l’autrice accosta spesso il proprio […]. La vita di nonna Teresa, classe 1919, è ricostruita minuziosamente nelle sei sezioni che compongono il libro, in un andirivieni temporale che mischia insieme passato prossimo e remoto, con un montaggio ardito che svela in principio gli ultimi anni, la malattia e la scomparsa della donna, per poi virare di tono al seppia della sua giovinezza e risalire la maturità fino all’approdo della lunga vedovanza, evocando così la cronaca di un’epoca intera – quasi un secolo –, con i suoi avvenimenti cruciali […]. Come per contrasto si abbozza invece sfuggente e inquieta la fisionomia dell’altra protagonista dell’opera, la nipote, di cui si colgono frammenti d’infanzia, occhi di bambina che osservano il segreto delle cose rivelato dalla nonna in un percorso di iniziazione e di formazione […].
Piera Giordano nasce e vive a Castellamonte dove insegna Lettere Italiane presso il Liceo Artistico della città. Si è laureata in Filosofia all’Università di Torino. Le sue passioni sono la lettura, la scrittura e i reading. “Vorrei essere come sono”, i Quaderni del Bardo – Lecce 2018, è il suo primo romanzo, vincitore del 1° premio, sezione narrativa inedita 2017 di Europa in versi, organizzato dalla Casa della Poesia di Como. Il libro ha ottenuto una segnalazione di merito nella XXI edizione del premio di scrittura femminile, Il Paese delle donne 2020, Roma. Ha pubblicato le raccolte poetiche: “A teatro c’è lo spettacolo delle nove” in Retrobottega per CFR – Epos, 2012; “Divieti di viaggio”, nell’ambito dell’antologia Forme della Terra, edita Manifatturatorinopoesia, 2010; in collaborazione con l’artista Sandra Baruzzi, “conTesto”, Ananke edizioni, 2004; insieme a Sandra Baruzzi e Anna Tabbia, per i tipi di Ananke, “24 scatti + 1” nel volume “A corpo libero”, 2008 e “Dimore dell’anima”, 2005. “Dove le radici del mio cuore”, la sua prima raccolta poetica edita L’autore libri Firenze risale al 2003. Nel 2022 pubblica la raccolta poetica “Il tuo volto disegna il mio”, Genesi editrice.