Dalla prefazione di Ilaria Grasso
Le poesie che state per leggere rispondono appieno all’etimo dell’aggettivo che l’autrice sceglie per dare il nome a questa raccolta. Nuda è il femminile dell’aggettivo “nudo”. Ciò che andiamo leggendo è privo ornamenti, ma è ricco di immagini e accostamenti inconsueti come Kurt Cobain e una scacchiera, si legge in un componimento.
L’io lirico risponde appieno al senso figurato della nudità dei versi di Doris perché sono versi schietti, semplici. Se ne avverte la purezza, suo malgrado.
Si dice “cielo nudo” per indicare un cielo sereno, terso, privo di nubi. E se si fa vento e burrasca nei versi di Pagliarani, di certo, in quelli di Doris, qualche parte di cielo, verso dopo verso, più nitida la visione e l’amore vogliono apparire.
La pelle di questi a capo è composta prevalentemente da mare e terra – di sale è fatto il mare e di solchi è fatta la terra. L’immaginario è senz’altro di tipo mediterraneo ma non ci risparmia di sorprendenti scorci urbani in cui l’autrice esiste come “ciuffi d’erba/disobbedienti al cemento urbano”. Ecco quindi che – avvicinandoci al cuore della raccolta – la materia bastarda inizia piano piano a canalizzarsi tramite il dialogo che Doris ingaggia con la poesia. [ … ]
Un seme
Non ho la severa pazienza della rosa
nessuna spina a difesa del mio cuore
in me non c’è la grazia della furente mimosa
né conosco il segreto fiorire del croco
non aspetto la fioritura audace del mandorlo
né mi attendono più i fiori del ciliegio
non so essere fiore né frutto
non c’è nessun segreto
giardino nei miei anfratti
solo ciuffi d’erba
disobbedienti al cemento urbano
dei miei giorni.
So, forse, essere un seme
un seme piccolo nel becco giallo di un merlo.
La luna di Agnese
Dice Agnese
che se la luna è piena
la nuvola sogna tempesta
la notte è dei gatti in calore
dei matti in amore
e non dormono le donne impazienti.
Dice Agnese
che la luna è una zingara
e sa leggere le cose leggere:
la bellezza spavalda della tempesta;
la selvaggia innocenza dei matti;
e l’amore stupido degli umani.
Una creatura strana
Nuda
sono una creatura
strana
albicocche mature
le mie ginocchia
steli di rose spinose
le gambe stanche
nel ventre una luna
calante
e sole caldo
fra l’ombelico e la gola.
Nel cuore un tamburo di burro
si scioglie nel tempo piccolo
dei miei giorni.
Mi vesto lentamente ogni mattina
e non sono più niente.
Doris Bellomusto si è laureata in Lettere Classiche presso l’Università della Calabria. Insegna Materie Letterarie al “Liceo G. Pascoli” di Barga, in provincia di Lucca, dove vive dal 2011. Non ha mai dimenticato né i suoi studi classici né le sue radici meridionali. Dalle sue inestinguibili nostalgie sono nate le raccolte di poesie Come le rondini al cielo, edizioni Tracce, pubblicata nel Marzo 2020; Fra l’Olimpo e il Sud, Poetica edizioni, Luglio 2021.
http://ladolfieditore.it/index.php/it/catalogo/perle-poesia/nuda.html