La mia è una ricerca poetica sulle cose. Una ricerca linguistica, innanzitutto, perché le cose sono nomi e quei nomi devono poi “suonare e risuonare” in poesia. A volte un santino, una scatola di bottoni, il comodino bois de rose dicono molto di più rispetto alla loro tradizionale funzione di cose: sono segni di un mondo perduto ma soprattutto emblemi di persone che queste cose hanno toccato. visto. Così le parole emblemi sono, infine, fili tesi coi morti, dialoghi aperti, relazioni.
IL PAESE MENTRE DORME
il paese mentre dorme
lo protegge sant’Antonio –
qualche parola ancora la puoi sentire
dove c’era la scuola
dove il banco scrostato;
parlano i morti, non sono i soli.
Parlano i francesi che si fanno le foto
dal balcone diroccato;
parlano i vigili del fuoco.
I nomi sono perduti, infradiciti
sui registri comunali; l’erba
di vento si muove per un geco o
una falena, a malapena trattiene
la gronda l’acqua di fogna
e d’acquitrino.
ROSA BIANCA
voleva una rosa bianca
da piantare in campagna –
(che rimanga che faccia radici)
ogni anno che passa
è un chicco d’uva tolto
dal grappo, una spiga
svaporata
una pietra caduta nel teatro
una primavera…
IL ROMANZO DEL PAESE
aveva scritto parole in prosa
sul dorso di un libro, voleva
comporre un romanzo sul paese
ma ora s’è zittita, la penna la matita
regalate. Ha messo le parole in una
bottiglia, le ha lanciate dove il mare
sembra un’argilla di grano
la barca un casolare…
Per il fico e per l’olivo, il ciliegio
fiorito; per la vigna, per il segno
del tuo passaggio sulla terra –
case strade argini del fiume
(t’era parso di vedere un lume
acceso in una casa, era solo
il riflesso del sole); per la
malannata che porta la guerra
per la stella che ti consola
quando la notte entra nella caverna –
le tre e tutto crolla…
Abbiamo visto un vecchio chiudere l’orto
con un cancelletto di latta –
segnarsi togliendosi il berretto,
salire sulla Panda,
poi niente.
Nicola Grato (Palermo, 1975) è laureato in Lettere moderne con una tesi su Lucio Piccolo. Insegnante di scuole medie, ha pubblicato due libri di poesie: Deserto giorno (La Zisa, 2009) e Inventario per il macellaio (Interno Poesia, 2018) oltre ad alcuni saggi sulle biografie popolari (Lasciare una traccia e Raccontare la vita, raccontare la migrazione, in collaborazione con Santo Lombino); ha svolto per cinque anni il ruolo di drammaturgo della Compagnia del Teatro del baglio di Villafrati (PA) in collaborazione con Santo Lombino e per la regia di Enzo Toto, scrivendo testi da Tommaso Bordonaro: La spartenza bianca campagna nìvura simenza; da Stefano D’Arrigo: Horcynus Orca parte I Paradiso, Horcynus Orca parte II Purgatorio, Horcynus Orca parte III Inferno. Altri lavori di drammaturgia per le scuole da Giono, Tournier, Turoldo ed Elsa Morante.