La scrittura è la memoria, la fame e la rabbia.

 

Le lettere, le macerie

Il vento scortica i vetri, smuove le voci. Prima ho aperto tutte le finestre della casa, si è fatta confusione, le pareti sgualcite, hanno cominciato a cadere le cose (quelle più leggere); correvo da una stanza all’altra per raccoglierle, ridevo, sbrigati prima che tocchino terra (una nuova sfida). Saltellavo, ballavo con il crollo, i capelli si impigliavano alle cose e mi tiravano giù, la nuca piegata al contrario, resistevo. Poi è stato troppo per me, il respiro mi martellava la gola, e ho deciso di richiudere tutto. Dopo mi sono piegata e rialzata tante volte (le ginocchia curve, le ginocchia dritte) per raccogliere le macerie rimaste sul pavimento. Sono entrata a raccogliere anche la mia stanza, è disordinata come sempre: il letto attorcigliato; ogni giorno mi dico di rifarlo ma non succede (ho letto su FaceBook che non rifarsi il letto è sintomo di depressione, di genialità e che è tipico del segno del leone). Sono sommersa dai vestiti sporchi, dalle briciole di tabacco, dalle scarpe, dai fogli (spesso non capisco la mia scrittura; ne prendo uno in mano, è un pezzo strappato da un foglio più grande, c’è scritto: terremoto, le strade le conosci, caduto sulla città, sogni premonitori, le uova sono fredde, olive bianche, l’uomo senza braccia, pecore, draghi, rettili, esorcismo, la colpa non, nel buio avevi). Ho sperato che il vento riordinasse la stanza ma ha solo spostato qualche cartaccia e fatto cadere le foto: le cose sono ferme, le macerie brulicano. Quanto ho desiderato avere una stanza tutta mia, così tanto che quando l’ho avuta, i primi mesi non riuscivo a dormire, non ero abituata a non sentirti riempire la stanza con il respiro (dilatazione e contrazione toracica, nel buio il tuo respiro diventava un gigante come il mio, lottavamo fra titani, distruggevamo il mondo). Quando ci hanno separati, credevo soffrissi anche tu, invece dicevi di sentirti libero, dicevi che era molto meglio così. Certe volte mi manca la nostra stanza, aveva una forma strana, è vero, allungata ai lati e storta agli angoli: sembrava una bara a imbuto, è fatta con lo sputo, dicevamo, quanto l’abbiamo odiata (soprattutto quando loro ci cambiavano la lampadina e prendevano quella a luce fredda: ci sentivamo in un obitorio e sulle pareti si muovevano le ragnatele fluenti delle alghe, erano le nostre ombre disciolte). Poi invece ci sei stato bene quando è diventata solo tua, la mia stanza, la mia stanza, dicevi, io mi offendevo. La nuova stanza, la vecchia stanza, la mia stanza. Mi dà la nausea, non riesco a dormirci, ma ho paura a uscire: mi sdraio sul pavimento, mi frantumo; vorrei che rimanesse tutto così, vorrei sentire loro al di là della parete che parlano mentre guardano la televisione, vorrei sentire la tua voce che mi chiama per mangiare. Mi è tornata in mente la nonna morta, non ci stavo neanche pensando, te lo giuro: è buttata ai piedi del suo letto che ora è il mio, proprio qui su questa mattonella, accanto ai vetri rotti dell’abat-jour, con la camicia da notte chiazzata di sangue, non dice più niente anche se sei andato a svegliarla. Lo so che non ti piace quando ti scrivo queste cose, lo so; allora prendi questa lettera e falla a pezzi, (piccolissimi, mi raccomando, spezzali con la punta delle unghie), raccoglili fra le mani, alza le braccia, salta, e buttali per aria, grumi di carta volanti, poi apri tutte le finestre e aspetta il vento, aspetta le macerie.


Noemi De Lisi (Palermo, 1988) Ha studiato editing presso la Scuola del Libro (Minimum Fax) a Roma e scrittura creativa presso il Centro Studi Narrazione a Palermo. Ha esordito nel 2017 con la raccolta di poesie “La stanza vuota” (Ladolfi Editore) vincitrice del Premio Solstizio per Opera Prima e finalista ad altri concorsi fra cui Carducci e Cetonaverde. I suoi racconti sono apparsi su Nuovi Argomenti, Colla, Neutopia, Cattedrale, Narrandom, ecc. e sono stati segnalati al Premio Calvino XXXIII. È redattrice della rivista Atelier.

http://www.ladolfieditore.it/index.php/it/zaffiro/la-stanza-vuota.html