La poesia è il cammino verso la Parola, da cui ha origine la produzione artistica nelle sue varie forme testuali. La scrittura che si avvale del linguaggio della poesia si fa “prossima” alla zona oscura, dove lo s-guardo, in ascolto del Silenzio, contempla le orme di luce: le immagini, le idee che esso stesso suscita e che si traducono in parole e in opere. Le quali sono i frutti dell’albero della visione nel nuovo “giardino delle delizie”. Mangiare dell’albero, senza divieto, è nutrirsi della bellezza per ritrovare nel canto la perduta armonia celeste. La scrittura è l’ombra del Paradiso, il riflesso della Luce che resta inguardabile; è l’esito di quel «fiat lux» che resta l’imperativo impronunciabile, il dire originario, inudibile e ineffabile. In poesia le parole cessano di essere segni linguistici e diventano segni mentali: illuminazioni, istanti di grazia, tracce lungo il cammino, che rischiarano l’oscurità e ci mettono in “contatto” con quella sorgente, che è la Poesia, la Parola, il Logos.

 

 


IL VOLTO BUONO DEL NULLA

Si squarcia oltre il visibile
la caliginosa coltre
se lo sguardo trasogna
e gravido di stelle
illumina la notte
Là dove tutto tace ed ombreggia
come un sole irrompe
il pensiero e dall’assenza
sorge una forma
si distende la materia
Creare è sognare
l’Impensato
che da infinita distanza
si svela e si dona all’Aperto
Nel flusso di luce
dimora un’altra vita
si schiude nel frutto che matura
ogni essenza
e mi raccolgo e mi addentro
nell’essere delle cose
E benedicendo
l’Increato
contemplo nello specchio del mondo
il volto buono del Nulla

*

NON È DALÌ NÉ KAFKA

Non è Dalì né Kafka
È tutta nostra quest’aria
surreale
dove scompare paradossalmente
il mondo
Non eravamo certo con Alice
quando ignari del sogno
come il bianconiglio
inseguivamo il tempo

Tutto è fermo
nello scorrere lento delle ore

Nelle profonde crepe del reale
la vita dorme il suo letargo
E non siamo soli
se con «l’urlo nero» nel cuore
sogniamo meraviglie
se nel silenzio bianco delle cose
udiamo il canto della luce
se con noi veglia la casa
col suo respiro rosa

*

SINDROME CINESE

E d’improvviso il canto!
Non so da quale
abisso
chiami
Sirena astrale
racchiusa nel tuo nucleo
Non temo
il naufragio
Tremo
all’insondabile
mistero
E nel profondo
giungere m’è dolce
al nòcciolo
E quando Tutto
si svela
fondermi scendendo
nel tuo magma
Atomo io
dell’Universo


Guglielmo Peralta vive a Palermo, dove è nato nel 1946. Ha pubblicato tre sillogi poetiche: Il mondo in disuso, I.L.A. Palma, Palermo1969; Soaltà, Federico editore, Palermo 2001; Sognagione, The Lamp Art Edition, Palermo 2009 (pubblicata anche in versione e-Book da LaRecherche.it). Nel dicembre 2004 ha fondato la rivista monografica “della Soaltà” che è stata presentata a Palermo, a Palazzo Branciforte; a Capo d’Orlando, presso la Fondazione Lucio Piccolo, e a Firenze, nello storico locale delle “Giubbe Rosse”. Un intertesto, “La Parola”, è stato recitato negli anni ’90 da attori della Scuola di teatro di Michele Perriera, e, successivamente, è stato rappresentato col titolo: “In cammino”, al teatro Lelio di Palermo. Ha vinto il Premio Cesare Pavese 2012 per la saggistica inedita con un saggio sull’Autore. Nel 2011 ha pubblicato il romanzo H-ombre-S (Genesi editrice), nel 2015 è uscito il saggio La via dello stupore nella visione est-etica della soaltà per le edizioni Thule; nel 2017 ha pubblicato Filigrane (saggi, critica letteraria e prose poetiche), Genesi editrice; nel 2018 è uscito il saggio La società felice, Aletti editore, e nel 2019 “H-ombre-s”, la versione teatrale dell’omonimo romanzo (youcanprint ed.).