Non ho mai ragionato su una chiara definizione della mia poetica o della “poesia” nel suo senso più ampio. Per la verità, non mi sono mai posto veramente il problema.
Su ciò che staziona sopra e attorno alla poesia, lascio parlare chi ne conosce abilmente i segreti; personalmente, mi interesso solo di ciò che “sta sotto” la poesia, alle sue, che sono mie e solo mie, declinazioni: i led di una luce artificiosa, un pixel del monitor dell’ufficio, i telai abbandonati ai lati della tangenziale est, casa mia, le case degli altri per sempre inaccessibili, le case degli altri che rigetto, per quanto sono decadenti; le cose quotidiane, in generale, da cui scaturiscono i miei versi. Mi interessa solo di loro, e ovviamente di me, di ritrovarmi nei miei versi, ogni giorno. Se ciò non avviene, una poesia merita solo di essere cestinata. Pongo l’autore, sempre, al primo posto.

 

 

 

Materia prima – Prodotto finito

Scorrono auto e buon sangue, stamattina quasi
mezza corsia tra Cassia e Cassia bis ne era ricoperta,
ovunque buon sangue di una lepre tirata sotto
dalle auto che scorrono lungo il tratto sbiadito
della segnaletica intermittente. Ne hanno
fatto una pelliccia dal valore inestimabile
con un tema ricorrente, l’ombra
di uno “pneumatico-quattro-stagioni”: andrà
per questo sempre di moda, come capo
d’abbigliamento o come tappeto per le signore
che gradiscono il vanto dell’omologazione, il rispetto
del padre e della madre, dei Penati
e delle pene straordinarie; adorano anche
gli orari e i contratti flessibili, non sai quanto.

Ci voleva un omicidio volgare
per donarle un po’ di mercato. Così
la lepre proletaria è tornata appetibile
trovando la sua dimensione,

che non più viva
ma cadavere a terra
si può finalmente dire
un prodotto di valore.

I.

Ammetto, è sempre più difficile girarsi
a lato dei campi e assistere a ringhiere
di santi e di santi in gamba e di santi
molto più santi dei primi.

Cosa mi resta come
a chi smarrona di continuo
a chi possiede solo la vanvera
a chi appalta progetti di bettole
senza saperle peraltro finite mai.

Tutti così bravi coi numeri e le parole
che di santi s’aggrovigliano troppi
e di indigesti forse pochi, forse pochi
ce ne sono, chissà, mi faccio strada.

Si tratta di mascherare la miseria.

 

Via Sagno

Al premio del mercatino di via Sagno
si vince il pellame dei passanti
che smonta e si riaffitta, passa alla
nuova vita della merce rubata.

Ho tredici anni; sotto i teloni acrilici
gente che compra gente, mentre gli ambulanti
si improvvisano opportuni mediatori – la domanda
incontra i passi falsi della genetica: i suoi suggerimenti
sui tempi della resa, delle ultime questioni.
Sotto la spinta del mio corredo, per lo più
composto da rendite ministeriali, mi arrampico
sul ciglio di un gioco a somma zero.

Passo – che è orario di chiusura – a guardarti,
e penso che da qui all’uscita di scena
se mi fottono il portafogli
può essere solo colpa tua.


Ho ottenuto la Laurea Magistrale in Filosofia nel luglio del 2018 presso l’Università degli studi di Pavia. Sono poi tornato a Roma, dove ho conseguito un master in Gestione delle Risorse Umane presso la Luiss Business School. Attualmente, mi occupo di “Gestione delle Risorse Umane e Organizzazione aziendale” presso una grande associazione di rappresentanza.
Dal 2014 al 2019 sono stato redattore della testata L’Intellettuale Dissidente, occupandomi in particolare di filosofia e musica per l’area culturale, politica estera per l’attualità. Dal 2017 al 2019 ho ricoperto, nella medesima rivista, il ruolo di caporedattore della sezione «Cartucce». Nel 2015 ho avuto modo di collaborare anche con la pagina culturale di LiberoQuotidiano (cartaceo).
A vent’anni ho pubblicato la mia prima raccolta di racconti, dal titolo Sogno e Incubo (Cavinato editore, 2014). Sono presente nella raccolta poetica del premio Il Club dei Poeti (2015). Mie poesie sono apparse su Il Simposio della Poesia (2017), Il Visionario – blog di poesia (2020), IlDetonatore.it (2020), Poeti Oggi (2020), Inverso – Giornale di poesia (2020), Poetry Factory (2020) e Critica Impura (2020). Alcune di queste poesie sono state anche tradotte in spagnolo sulla pagina del “Centro Cultural Tina Modotti”.