RUSCONI DELLA POESIA DICE
Non sono mai riuscito a dare una definizione di poesia che mi soddisfacesse appieno; sono convinto però che, la poesia, debba essere impregnata del vissuto di chi la scrive, come se fosse una sorta di testimonianza di vita e, quindi, dei tempi in cui viene scritta.
LA SUA POESIA CI DICE
Per un difetto impercettibile
della gamba sinistra
avanzava lento, oscillando.
I più giovani ridacchiavano
al suo passaggio,
i colleghi di una vita
manco più se ne accorgevano.
A me ha sempre ricordato
una barca in mezzo al mare.
°°°
Varcata la cancellata
siamo legionari che si conquistano il pane.
Le antinfortunistiche sono scudo
la chiave a brugola è gladio
la lima a denti grossi il pugnale dell’affondo.
Le nostre vite restano fuori
come cani fedeli
come l’amante che aspetta il suo turno.
Passiamo alla storia
con il nome inghiottito dall’azienda.
°°°
Le luci del mattino non sono fatte di alba
sono led fluorescenti che investono la via
e la fanno apparire viva.
La produzione già mi aspetta con i suoi cancelli aperti
e con le finestre degli edifici che sembrano sguardi assatanati.
Le ante dei portoni mi ricordano fauci spalancate.
Le macchine all’interno sono diavoli che non dormono
attendono la mia carne per pungerla e squamarla
sotto vivide luci da sala operatoria.
La fabbrica è una bestia che nera non riposa,
ha denti d’acciaio cariati di polietilene
con cui mi morde polpastrelli e palpebre
e la strada tortuosa è la sua lingua che viscida mi cattura.
La fabbrica è una bestia che mi insegue giorno e sera
reclama la mia schiena
mi vuole possedere con i suoi meccanismi
mentre le luci del mattino
rimandano a tremori di stanchezza che non passa
e io sono stanco, tanto stanco di scappare.
DICONO DI LUI E DELLA SUA POESIA
Francesco Destro di AlmaPoesia. “Poesie impietose. Dure, lapidarie, senza particolari effetti retorici, ma con la padronanza di immagini che si stagliano e restano nella mente del lettore”.
Adam Vaccaro, Anticipazioni – Milano Cosa. “Poesia in cerca di una forma che sia pugnale per l’affondo, non generato da un pensiero astratto o libresco, ma dalla vita”.
Vittorini Curci, La Repubblica. “Non ha nulla a che fare con certa poesia “impegnata” degli anni ’70. Questa è poesia di oggi. Per alcuni aspetti ricorda quella del grande Thierry Metz”.
RUSCONI E I POETI “INFLUENCERS”
Mi sono avvicinato alla poesia leggendo Baudelaire, Merini, Neruda e Prévert, passando poi per Bukowski e Vincenzo Costantino; quelli che però ritengo essere i miei “influencers” sono i cosiddetti poeti operai, Luigi Di Ruscio e Ferruccio Brugnaro su tutti.
In dono a Matteo e ai lettori di larosainpiù, un testo di Luigi Di Ruscio del 1966 da Poesie scelte 1953-2010, Marcos y Marcos, 2019
Mangia in estate pomidori in inverno patate
conosce la carne alle feste comandate o quando
mietono o battono
i porci li para tirando pietre precise sulle groppe
correndo sul campo di foraggi
scopre i nidi degli uccelli e delle serpi
mette i lacci sui fossi per gli uccelli assetati
alla sera sta silenzioso con gli occhi pieni di sonno
sente i discorsi dei grandi e certi pensieri li fissa
nel cervello
l’ulivo è come l’uomo
soffre il caldo in estate e in inverno la tramontana
e pensa metà del sonno all’uomo e all’ulivo
all’olio che sta tra le parti del pomodoro
in cui inzuppa la mollica del pane
scacciando le mosche stancamente perché è l’ora
del sonno
appoggia sulla coscia della madre la testa
dove ora le mosche possono fermarsi
non hanno più la mano veloce che le prende a volo
e gli stacca le ali per farle continuare a vivere
come un verme che la gallina becca.
Matteo Rusconi nasce a Lodi nel 1979. Poeta e operaio, ha pubblicato la silloge Sigarette – Venti Poesie Per Smettere Domani (2017, Ed. Ilmiolibro.it). Alcune sue poesie sono apparse in varie antologie, tra le quali Novecento Non più (2016, Ed. La Vita Felice) e La Nostra Classe Sepolta. Cronache Poetiche Dai Mondi Del Lavoro (2019, Pietre Vive Editore). Nel 2021 pubblica la sua raccolta Trucioli, Aut Aut Edizioni.
non so quanto ci sia di biografico in quell’immagine della fabbrica-piovra, fabbrica-gorgone…; ma di certo chi interpreta è portato a vedere in essa un emblema, capace di nominare un tormento che altrimenti non potrebbe essere detto, che dissangua al punto da far venire voglia solo di arrendersi e sprofondare; ma tutto il mondo poetico dell’autore si colora di incubo, ed egli appare costantemente all’erta per impedire che gli spettri della follia trasformino le ante dei portoni in fauci spalancate…
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