Io qui ci vivo

Parlano di luoghi
estinti da tempo
con termini pascoliani.
Ma tra il fanciullino
e il deserto
ci sono cinque giorni
e vanno dal lunedì
al venerdì

***

Riunione di condominio

Quell’uomo
A cui tutti gridavano
Insolvente!
Insolvente!
Insolvente!
Se ne stava in silenzio
Scolpito nell’ebano
A gridare
Colpevole!
Colpevole!
Colpevole!
Mentre un orecchio
Prestava attenzione
Al pianto del figlio
Rimasto sul balcone
Ad ascoltare
Le urla dell’arena
[contro suo padre]

***

Solido liquido gassoso

Sono una donna in evidente
stato d’abbandono,
la cura del corpo prevede attenzioni
che non sempre desidero manifestare
[vestire la forma → depilare il piacere →
tingere gli anni → fare esercizio → stendersi
sul banco del mercato

***

Per qualcosa di più sensato serve il tavolo di un bar
o un letto o entrambi

Ingoio silice e ossido di alluminio da mesi
procurandomi scarso
limitato
piacere
[le metanfetamine sono meno sintetiche di queste sbarre
virtuali—>l’eccitazione è un distillato da bere ancora caldo]
mentre questo vetro liquido è freddo
e appartiene a chi?
[ti ho detto che sono ubriaca questa sera, sì?—>ho aggiunto
tiamomimanchivadoastendermi]
vado a toccare se esisto

***

Fai la riverenza

Manca una cosa:
io a quel dottore,
quello che stava per usare la parola tumore,
a quel dottore ho sorriso
e non era per la mezza circostanza
o per metterlo a suo agio
era la compiacenza che si riserva
alle autorità
quella che in campagna si dava
ai medici di paese
e ai preti
ai maestri
e ai sindaci.
Lui stava per dirmi
hey, signora
è un tumore quello nella testa di suo figlio
.. I’m sorry ..
e io gli stavo stringendo la mano
con un sorriso reverenziale.

***

Contrasti 2.0

Stavo in un ospizio
All’ora di pranzo
E c’era un vecchio
Che non aveva mai parlato, prima
Sulla sedia a rotelle.
A dire il vero, ok, non andavo spesso.
Comunque, sua moglie era lì
Sempre, molto più di me
E c’era la minestra, quel giorno,
Con il formaggio fuso.
Lei gli parlava a voce alta
Ed era un po’ buffa.
A lui piaceva che gli parlasse così:
Le sorrideva.
Gli dice
Ti piace la zuppa, eh?
Ricordi quando andavamo a Novara
E a Vercelli
A mangiare quella di pesce?

Io pensavo che lì hanno il riso,
Al limite,
Bei tempi quelli, diceva

Bei tempi
E lo ripeteva quasi gridando
Lui: sì, ricordo
Sembrava quasi contento!
Allora lei, sai, vado sempre al bar ora,
Ci passo il tempo,
No, non ci sto a casa, sola
Esco, sto fuori.

Mio padre, a fianco, dice
Sono andato..
E mi guarda
Sono andato..
Silenzio
Dove sei andato, papà?
Riflette:
Niente, l’ho persa
E la donna
La donna dice
E ho sempre tante persone attorno
Quante?
Tante
Tu non ci sei più
Non ci sto a casa
Non ci sto a casa

***

Sei più di uno

Ho scritto all’amministratore di mia madre
Ho raccolto i vestiti sporchi di mio padre
Ho discusso dei risultati elettorali
Del nuovo Sindaco zero opinioni,
Invitato le amiche dei miei figli
Dato il tabacco a un amico
Messo il cane in giardino.
Tra poco vado a correre.
Ti ho detto del libro.
Non mi hai chiesto
Di che parla.
Tre anni.
E non mi hai chiesto di che parla.

***

Il gesuita

Non tutti sanno
che quel che ai più appare
un religioso osservante
dedito alla cura delle anime
altro non è
che un doppio triangolo di pasta sfoglia
farcito di glassa e crema frangipane
esposto nella vetrina più alta
di ogni pasticceria francese

***

Ancient Régime

La poesia è rivoluzione,
scriveva Amiri Baraka,
e rivoluzionario è chi maledice le disuguaglianze
dalla strada.
Il rap è stato rivoluzionario, all’inizio,
la trap per dieci secondi, nell’idea,
i Beat per una ventina d’anni,
il jazz finché è stato nero.
La poesia italiana la sua rivoluzione
la esprime nella rima baciata
o in parole tipo lugubre, teschio, cimiteriale.
I Classici, dice.
La Conservazione, intende.


Nota dell’autrice da “Io qui ci vivo”, Gattomerlino edizioni.

Sono figlia di un operaio cresciuto in un paese di montagna e ‘sceso a valle’, come molti suoi coetanei all’epoca, per lavorare al boom economico italiano, nel suo caso in uno dei tanti cementifici presenti nella provincia cuneese. Mio padre ha vissuto gli anni del sindacalismo da tornitore e da rappresentante di fabbrica, davanti ai cancelli, ma senza quella consapevolezza presente, l’ho capito dopo, nei capoluoghi. Lo ha pagato, credo, sulla sua pelle e con la sua salute. C’è anche lui nelle mie poesie – da anni prigioniero di una demenza vascolare precoce che ne ha minato del tutto la capacità cognitiva e di movimento – insieme alla provincia e a un paese di montagna (Io qui ci vivo) in cui ho scelto di andare a vivere […]. Le distanze e le assenze sono uno dei temi ricorrenti, sono le distanze di un mondo globale che vivo sulla mia pelle, con amici trasferiti a vivere in altri continenti che ormai non si contano più sulle dita di una mano. Le vivo da un paese di montagna e in qualche modo me le ritrovo addosso. Le immagino grazie a un oggetto chiamato smartphone e vai a capire se è più quel che ci ha dato o ci ha tolto in termini di comunicazione. Ma le distanze sono in effetti cambiate, se per distanza intendiamo la velocità con cui si raggiunge un luogo o con cui si comunica con un luogo. La Cina sta a sette ore in più, Dacca a tre, il Sud America a meno tre, il nord degli Stati Uniti dove vivono le sorelle che ho ospitato per tre estati ora sta dormendo. Sul telefono ho un’applicazione per i fusi orari. Io sono ferma […]. Nel 2017 mio figlio è stato operato per un tumore al cervello. Un’esperienza di dolore intenso che ha bloccato ogni cosa. È stato fortunato, oggi è sano, sta bene, suona il pianoforte, è un entusiasta con le sue dissonanze e fragilità, come tutti. E io ho iniziato a scrivere poesie subito dopo. Forse la mia reazione è cambiare forma. So che c’è chi scrive da tutta la vita. Per me non è stato così. Ho letto per tutta la vita, ho scritto per i giornali, sì, ma, soprattutto la poesia, non avevo mai pensato che potesse appartenermi, come espressione. Credo che questa sorta di modalità aliena un po’ si intraveda da un contrasto e da una certa libertà che mi appartengono […].


Elisa Audino, classe 1977, cuneese, ha un lavoro ordinario e una laurea in Comunicazione Interculturale. Ha attraversato femminismo, giornalismo locale, organizzato eventi politico-culturali in un paesino microscopico e fatto parte del Collettivo Poetico pinerolese. È apparsa nella rubrica di poesia di Maurizio Cucchi, nell’edizione milanese di Repubblica, e a febbraio 2021 è stata pubblicata la sua prima raccolta di poesie, Io qui ci vivo, con la casa editrice Gattomerlino, diretta da Piera Mattei. Collabora con la rivista culturale L’EstroVerso, diretta da Grazia Calanna e ha partecipato alla manifestazione Bologna in Lettere del 2021. A febbraio 2022 viene pubblicato il suo primo romanzo Orata in offerta, Capponi Editore.
Vive in montagna per scelta e fugge in città per necessità.