in quel minimo che cade

Dalle tue mani

Qui inizia il bosco:
Manziana è posata più in là,
fitta dei suoi diversi umori,
noi camminiamo

e io è a te
che mi affido,
alle tue mani ancora intatte
che diventano il varco
per ogni realtà capita, minima
e dolorosa appena

come un taglio di carta,
o la tua gioia crespa
quando dietro un albero mi scovi,
e frughi echi di foglie
coi piedi e le risa,
o ti scoppia intrepida la voce
quando corri e mi stringi le dita

ed è a quelle tue mani, vedi,
che io stretta mi affido,

delle tue mani
io mi fido.

In che nome

Ci si mette addosso il giorno
per percorrere le ore
tirando a lucido il coraggio
di mostrare sé stessi

Soffiando un sorriso nel fiato
dopo aver saggiato lo sguardo,
toccandoci il viso in imbarazzo
se scoperti senza difese
a vuotare fame e versi
su raffinate malinconie

Essere risposta e non traguardo,
come il pacco annidato in mezzo ai lumi
che si sciolgono e si mischiano
ad altri lumi,
aspettando un arrivo
con cui vestire di mani la neve

con tanto di sciarpa e cappello
e se resiste naso-carota e ombrello
Oh little snowman on my yard

Cadere via dal rumore
nel lento precipizio delle cose
che si trasformano in silenzio
farsi sottrazione e non rimpianto

Per imparare da noi stessi
in che nome
e come
cadere.

In nome delle cose

Da dove arriva, chiedi,
e come, il nome delle cose
di cui sfioriamo il suono;
corpo sonoro di cose
che qui si dilatano, li
sbiadiscono,
altrove arretrano, cadono,
non bastano;
ci dicono
vivi al mondo e poi cancellano
la forma che occupiamo
nel tempo, nell’incudine
nel margine di un’idea,
ma tu in quel tempo cercale,
ad altro tempo rendile,
fanne mallo, gheriglio, noce.

Muta il tuo silenzio
Per farne luce.

Metti dentro a un fiore
La tua voce.

Dalla postfazione di Franca Alaimo:

<< È con l’ago del dolore che Alba Gnazi trapunge i suoi versi; è il dolore che scrive la musica tutta del mondo sul pentagramma dei fili d’erba cresciuti fra i giardini di una scala o delle strisce scure di un guscio di lumaca, come a dire che la vita è cosa umile, nel suo valore etimologico che indica lo stare in basso, a contatto con la terra, sua origine e inevitabile ritorno. E di fatto la poesia di Alba si mantiene aderente alla rappresentazione degli elementi naturali, come ad una scenografia entro la quale collocare il suo cast privato … Se si invoca la poesia a farsi essenza della propria vita, così da confondere “assi interiori per decametri”, è perché in essa la Gnazi coglie la propria stabilità e soprattutto il proprio ritmo, se è vero che uno dei sensi più praticati dai poeti è quello dell’udito, quell’attitudine all’ascolto delle voci esterne ed intime che lacerano il silenzio e ad esso tornano e da esso ritornano sul silenzio bianco dei fogli >> …


Alba Gnazi vive in provincia di Roma. Sue poesie e racconti sono presenti in diverse pubblicazioni cartacee e online. Luccicanze, Cicorivolta, 2015, e Verdemare. Cronologia inversa di un andare, La Vita Felice, 2018, sono le raccolte pubblicate.
In quel minimo che cade, Il Convivio Editore, 2021, è il suo ultimo lavoro poetico.

https://www.amazon.it/quel-minimo-che-cade/dp/8832745127