GIUSEPPE VETROMILE DELLA POESIA DICE
Ritengo che la poesia scaturisca innanzitutto da una ricerca interiore, da un continuo interrogarsi sui perché fondamentali dell’esistenza, senza però giungere ad alcuna conclusione, senza ritrovare una definitiva e rassicurante spiegazione. Tale fermento interiore, alimentato anche dall’osservazione critica ed emotiva del mondo circostante nella sua complessità e totalità, viene poi elaborato in forma di genere letterario, cioè in forma di scrittura poetica: e qui naturalmente subentrano l’esperienza, lo studio, la ricerca di uno stile e di una forma che sia caratteristica propria dell’autore. La poesia è, in definitiva, viaggio dell’anima verso una meta asintotica. Ne deriva uno stato di continua tensione, in un contesto sociale e ambientale che non dà certezze né promesse.
“Certo che siamo qui / nel cerchio dello schema a dirci quanto basta / una morte scontata / in balia di un cosmo straniero”
(Da “Schemario inverso”, Inventari apocrifi, Bastogi, 2009)
LA SUA POESIA CI DICE
Le ultime cose
Da un cumulo forsennato di carte uscirà forse la parola buona
che l’incanto del cielo ha sempre suggerito di nascosto:
un sussurro evanescente sull’ombra del foglio intonso
come uno sconcerto di suoni dodecafonici
tra uno spartito e l’altro
o un improvviso gracidare di rospi nel pantano
Qui
in città si sente debole l’ala del vento
e nessuna carezza mitigherà la nostra rovina umana
Ho scavato sul fondo della scrivania
per cercarvi lo strumento più adatto per accompagnare
il canto del creato
: le ultime cose le ho racimolate nel cavo della mano
liquide o piene d’intrugli smeraldini
come un piccolo lago alpino in tempesta
le ultime cose e questa parola che non viene giammai
neanche ad evocarla col sotterfugio dell’almanaccare
spicciolo e rudimentale
dalla lista del daffare quotidiano
le ultime cose e un lapislazzulo dorato
un monile antico chiuso in teca d’osso
la forza del passato che mantiene le gambe
diritte
verso il tenebroso fosso della sera
***
Ma poi di me non resta nulla nel bagaglio preparato per il viaggio
: una borsa anonima e floscia
scucita ai lati perdenti come bocche affamate d’aria
c’è molto posto invero al fondo
ed anche spazio per le mie rovine
ma non troverò una reliquia né il laccio che mi tiene ancorato
a questa scrivania
non troverò il fondamento del mio stare
né il perché resusciti sempre
questa voglia di andare comunque
verso una tangente di luce
e l’orizzonte non è certo un posto raggiungibile nel tempo
Di me dunque
non resta che l’effimero
il velo d’un pensiero adagiato sulla terra
a coprire il malanno d’un uomo malcapitato
in mezzo a tante filosofie sibille
e cianfrusaglie casuali
***
Devo ridarti l’orologio e il metro sdentellato
mia cara
e qualche lume avanzato tra gli alambicchi di fortuna
un lapis smozzicato e una griglia di parole crociate
incompiuta
devo ridarti il cielo che avevo dipinto sul selciato
un bacio d’addio racchiuso nel finto mon chéri di cioccolato
la vecchia cuccuma del latte ormai scheggiata
devo ridarti il manoscritto ingiallito ed appassito
come la viola impallidita e schiacciata nell’inserto
a ricordo d’un ingenuo amore liceale
devo ridarti le mie stagioni intiepidite dal tuo affetto
e condite dai sorrisi e dai pianti di un’emozione
che mi rese sempre vigile
attento ai gradini dirupati della vita
Dove andrò la casa sarà memoria d’aria e d’ombre
e sarò scritto col dito di Dio sulla faccia della terra:
di me più nulla eppure in ogni dove
combacerò perfettamente a tutto l’orizzonte
(Da Il lato basso del quadrato, La Vita Felice, 2017)
DICONO DI LUI E DELLA SUA POESIA
Mario M. Gabriele in “La poesia nel Sud tra dimenticanze e annessioni”. Introverso e conflittuale nel suo rapporto con l’effimero e l’assoluto all’interno di una poesia riflessiva e anacoretica, vivificata dagli impulsi della coscienza e da una linea sinceramente fideistica.
Giorgio Barberi Squarotti. Il suo discorso poetico è ampio, ricco di invenzioni, di ritmi, condotto com’è fra visioni e narrazioni sapientissime…
Antonio Spagnuolo. La scrittura di Giuseppe Vetromile riesce a coinvolgere il lettore per il suo impaziente ma accorto ricamo, che sa entrare nel Sogno per uscirne fortificato nei propositi di andare avanti, comunque, nel percorso esistenziale costellato di incontri e scontri, spine e petali, vetri e carezze. Poesia del quotidiano, trasmesso con tenacia e limpidezza, del tempo che intreccia le sensazioni di ieri e di oggi nella certezza che qualcosa possa illuminare una la speranza o una illusione, sempre pronta a stordire. Poesia infine della realtà, privilegiata nelle sue apparenze e rielaborata dal tentativo di migliorare di volta in volta la vicissitudine della incertezza.
GIUSEPPE VETROMILE E I POETI “INFLUENCERS”
Ogni poeta, per quanto tenda ad esprimersi in una modalità tutta sua, innegabilmente ha delle predilezioni nei confronti di contemporanei o delle epoche trascorse, che lo abbiano in qualche modo impressionato e interessato. Per quanto mi riguarda, amo molto la poesia di Quasimodo e Ungaretti, la prima per la ricchezza e profondità della parola, la seconda per la sua essenzialità (ma non soltanto per queste peculiarità!…). In Vittorio Bodini, poeta pugliese purtroppo non molto conosciuto, mi sono spesso specchiato, apprezzando la sua linearità e schiettezza del dire poetico. In dono a Giuseppe e ai lettori di Larosainpiu, di Vittorio Bodini, da Tutte le poesie, Besa, 2010,
Cade a pezzi a quest’ora sulle terre del Sud
un tramonto da bestia macellata.
L’aria è piena di sangue,
e gli ulivi, e le foglie del tabacco,
e ancora non s’accende un lume.
Un bisbigliare fitto, di mille voci,
s’ode lontano dai vicini cortili:
tutto il paese vuole far sapere
che vive ancora
nell’ombra in cui rientra decapitato
un carrettiere dalle cave. Il buio,
com’è lungo nel Sud! Tardi s’accendono
le luci delle case e dei fanali.
Le bambine negli orti
ad ogni grido aggiungono una foglia
alla luna e al basilico.
Giuseppe Vetromile è nato a Napoli nel 1949. Svolge la sua attività letteraria a Sant’Anastasia (Na). Ha ricevuto riconoscimenti sia per la poesia che per la narrativa in importanti concorsi letterari nazionali. Numerosissimi sono stati i primi premi.
Ha pubblicato più di venti di libri di poesie, gli ultimi dei quali sono Cantico del possibile approdo (Scuderi, 2005), Inventari apocrifi (Bastogi, 2009), Ritratti in lavorazione (Edizioni del Calatino, 2011), Percorsi alternativi (Marcus Edizioni, 2013), Congiunzioni e rimarginature (Scuderi, 2015), Il lato basso del quadrato (La Vita Felice, 2017), Proprietà dell’attesa (RPlibri, 2020), Esercizio all’esistenza (Puntoacapo, 2022) ed il libro di narrativa Il signor Attilio Cìndramo e altri perdenti (Kairos, 2010).
Ha ideato e gestisce il sito “Transiti Poetici”, sul quale pubblica recensioni e note di lettura di libri di poesia e di narrativa: http://transitipoetici.blogspot.com/.
Ha curato diverse antologie, tra le quali, recentemente, Percezioni dell’invisibile, L’Arca Felice Edizioni di Mario Fresa, Salerno, 2013; Ifigenia siamo noi (2015) e Mare nostro quotidiano (2018) per la Scuderi Editrice di Avellino. Attualmente sta curando l’Antologia Poetica Virtuale Transiti Poetici in più volumi. È il fondatore e il responsabile del Circolo Letterario Anastasiano. Fa parte di giurie in importanti concorsi letterari nazionali. Organizza incontri ed eventi letterari. È l’ideatore e il coordinatore del Premio Nazionale di Poesia “Città di Sant’Anastasia” (giunto alla XIX Edizione). È presente in rete con diversi blog letterari (Circolo Letterario Anastasiano, Transiti Poetici, Taccuino Anastasiano, Selezione di Concorsi Letterari), ed inoltre collabora attivamente con altre associazioni e operatori culturali del territorio nella realizzazione di eventi letterari di rilievo, prodigandosi anche nella ricerca di nuovi “talenti” poetici.
Un modo nuovo e ricco di presentare i poeti, includendo le loro idee in merito alla poesia e le note critiche sulla sua attività. Complimenti vivissimi! Pino Vetromile
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