Sono attratta dai paesaggi interiori, dalle grammatiche emotive che il passato mi porta a indagare con curiosità, con il desiderio di comprenderne e svelarne il meccanismo. Amo pensare che tutti gli autori letti, nel tempo, abbiano lasciato una traccia su di me, sul mio modo di sentire il reale.
tutte le cose che dovevi al mondo da donna retta
la mattina le recitavi a noi come preghiere
si dischiudevano fiori dalle labbra, poi rimaneva solo
la tiritera distratta dei precetti, si mescolava
alla distanza – ai silenzi indifferenti della sera
*
quando nella memoria vi vedo
scendere da quelle scale, astri che
con misura esatta di passi venite
a raccontarci di un posto altro
tu con il lino bianco e un fresco sorriso
di uomo col suo vero, che non è
cosa o ragione ma lei viva
sprofondata nel lungo azzurro
dei suoi fiori – la mano
addestra il lembo a scivolare
morbido di fianco – mi chiedo
perché la vita non resti inchiodata
a questa grazia, perché abbia reciso
ad uno ad uno gli iris blu dal bianco
abbia raschiato da dentro le tue labbra
fino a costringere i muscoli facciali
a uno sconcerto di soldato arreso
alla fatica ripida di scale
*
Pensate, sono nata da un vuoto
al centro della testa di mio padre.
Originale – chiusa dentro com’ero
lo sapevo bene – venire dal luogo
in cui si articola il silenzio
e si traduce in mira maniacale.
Ero un granello della sua vocazione
a frantumare il disco osservandolo
da un piccolo foro circolare – lì intorno
solo prurito di polvere da sparo,
di imbarazzante perfezione.
Io acquattata, lui a puntare il fucile –
forse era quello il guaio, non aveva
intenzione di ferire: non mi vedeva.
Cristina Simoncini è nata nella provincia di Arezzo il 10 marzo del 1966, dove ancora risiede. Di formazione filosofico-scientifica è lettrice appassionata di letteratura e poesia, alle quali si è dedicata, tramite associazioni locali, per le attività di promozione e diffusione. Suoi testi sono presenti sui blog.