Qualche giorno fa, mentre lavoravo,
ho sentito un lamento che non mi aspettavo.
Nell’armadietto, vicino ai pennelli
i colori litigavano come monelli.
Una voce narrante, un armadietto, una combriccola di colori che, all’apparenza indisturbati dibattono sulla supremazia del loro modus operandi, sono i protagonisti del nuovo libro di Vinny Scorsone, La rivolta dei colori, edito nella collana il bocciolo per i tipi Temperino Rosso. Un delizioso cartonato disegnato dalla stessa autrice e così non poteva che essere considerata la sua già sperimentata preparazione, oltre che narrativa, pittorica, due qualità che si consegnano in questo albo nella forma di un gioiellino della letteratura per l’infanzia. La Scorsone non è nuova alla scrittura dedicata ai piccoli lettori, e non solo ai piccoli, perché, aggiungo, anche all’adulto succede di lasciarsi traghettare dalla parola che, come una sirena, lo incanta sulla riva dell’ascolto. Parola che si accomoda, quindi, per suo caratteristico afflato magico, in quello spazio privilegiato abitato dal bambino e che anche abita l’adulto quando indirizza lo sguardo del suo intelletto verso tutte quelle cose che dell’infanzia ha ancora il desiderio di preservare dalla, troppo spesso stanca, materialità, come, ad esempio, da preservare è quella straordinaria necessità di reinventare il mondo. Azar Nafisi, scrittrice iraniana, a tal proposito scrive di una Repubblica dell’Immaginazione, una repubblica che destrutturata da un quotidiano organizzato a priori è tale da spingere il bambino che c’è in noi a cercare la conoscenza e che – asserisce Nafisi – “forse ogni bambino che sta imparando a conoscere sé stesso e il mondo, che scopre i confini trascendendoli e ridefinendoli, un posto così ce l’ha sempre”. Conoscenza, quindi, è una delle parole chiave nel panorama di tutta la letteratura rivolta all’età bambina, soprattutto quando il discorso si articola sulla dinamica del pensiero che appartiene ai giovani lettori, una dinamica plastica nel senso configurante del termine e che, dal punto di vista della scrittura autoriale, si propone libera da una rigida impostazione adulta, percorsa da ogni qualsivoglia stereotipo comunicativo, per dare spazio all’utopia del possibile, a quel costrutto creativo idoneo a sostenere l’interesse dei piccoli in modo da farsi promotrice di quella che è la libera associazione di idee già insita nella mente accogliente dei bambini che, perdipiù, quando educati alla lettura vanno incontro all’alterità. Ogni parola, infatti, colata sulla superfice della pagina origina flutti concentrici che si allargano nella zona neuronale della mente tale da coinvolgere, con effetti diversi, non solo i lettori ma tutti i protagonisti della storia narrata che entrano di fatto in rapporto tra di loro ed è, proprio in mezzo a loro, che trova contenuto di senso la funzione educativa del racconto traslata nell’esperienza dal soggetto vissuta, a livello immaginario, e nel suo incontro-scontro con la differenza, con la scoperta dell’altro da sé. Ed è proprio questa l’esperienza. Un’esperienza parlata anche attraverso le immagini, tasselli narrativi insostituibili nella scrittura indirizzata ai più piccoli. Esperienza che, insieme al lettore, vivono, tra le pagine della Scorsone, anche tutti i colori, gli inconsapevoli protagonisti della storia di nascosto seguita da una giovane donna intenta nel suo lavoro, così come sappiamo dall’autrice che nell’incipit ne scrive introducendo il nostro interesse in direzione dell’accadimento. Nella narrazione, soprattutto in questo specifico dedicato ai bambini, molto importante è proprio la fase iniziale e lo è perché ci si trova per la prima volta a tu per tu – scrive Lorenzo Kirchner, studioso di Letteratura dedicata all’infanzia – con la “costruzione di una fantasticheria” dove “tutta l’attenzione è rivolta all’azione, alla dinamicità della situazione, mai alla stasi”. Effettivamente, questo è il mood che qui ritroviamo. La Scorsone, infatti, ben conosce l’impalcatura estetica della narrazione legittimata a stimolare la curiosità dei bambini per quella sua specifica funzione immaginifica dell’ascolto. Ed è, infatti, proprio con l’ascolto di una voce, una voce femminile (probabilmente la voce della stessa autrice) che si apre l’arco scritto-grafico della storia: lo spazio (l’escamotage narrativo) è quello del ricordo. Il ricordo di un suono, o meglio di un lamento a lei sconosciuto che un giorno l’ha distratta dal lavoro nella quale era immersa per avvicinarla ad un armadietto, si suppone posto nel silenzio della stanza, che chiamerei l’armadietto della magia, perché c’è sempre una magia quando ha inizio il viaggio in un mondo altro che ci trascina laddove la fantasia ne è artefice e complice con la sola istruzione della libertà di vivere la possibilità di una lettura, anche e soprattutto interiore, una fantasia ad occhi aperti e attenti che sappia, al contempo, del suo significativo situarsi tra le trame di un appartenere ad una situazione altra che, nel reame della parola, è più reale della stessa realtà. In questo parallelo al canonico c’era una volta (specifico delle fiabe) l’autrice ricorre, quale formula d’apertura, all’indicativo temporale di “qualche giorno fa”, dove i colori, monelli e stravaganti protagonisti del discorso, svicolando dalla custodia dei pennelli, e certi di non essere ascoltati, litigano per affermare la propria e indiscussa supremazia su tutti gli altri compagni che si lasciano coinvolgere nell’avventura di una rivolta. Ognuno di loro, infatti, forte della sua personale e tipicizzante cromaticità alza un po’ la voce per rivendicare il suo primato a capo della variopinta comunità che, nella forma di una stuzzicante filastrocca, articola e indirizza il suo dettato escatologico nella propria autoaffermazione che si sviluppa dentro ad un contesto di sommossa per la conquista di un potere di vanità. Non c’è nulla in questa storia che sia lasciato all’imprevisto del caso. L’imprevisto è già sotteso nello stupore di trovarsi di fronte ai componenti di un arcobaleno, simbolo di pace e armonia, che per superbia appaiono mostrarsi l’uno contro l’altro, frutto di una egoica dittatura dell’io. Spontaneo mi accade l’azzardo comparativo con la Fattoria degli animali di George Orwell, certo con tutte le sue divergenze e discriminanti ideologiche. Dal racconto orwelliano prendo in prestito solo la ribellione degli animali chiusi nel recinto della stessa fattoria per rivendicare il concetto di democrazia ma, che poi, con prepotenza, dimenticandosi della loro posizione di uguaglianza e solidarietà reciproca, gli stessi animali si trovano a reiterare l’identico atteggiamento di comando del proprietario che erano riusciti a mandare via. Come già premesso l’unica analogia che qui mi permetto è di tipo comportamentale in quanto, nella storia a noi protagonista, ogni colore primario o secondario che sia, tenta di affermare una sua predominante rilevanza soggettiva rispetto al suo compagno d’armadietto, rilevanza che muove dall’assunzione di consapevolezza delle sue innate qualità che siano forza, virtù o benessere. Consapevolezza che persuade la testolina ribelle dei colori, ad eccezione del bianco e del nero (eccezione che avrete modo di scoprire per immersione nella lettura insieme magari ai vostri figli, nipoti, o piccoli amici, e perché no anche per il gusto di entrare da soli nella storia) ad un movimento identitario di scoperta del sé che implica tutti quegli aspetti psicopedagogici utili alla narrativa di una strutturazione della personalità in formazione, la quale imparando ad essere differenza e corrispondenza con e verso l’altro (e il primo ad essergli altro è proprio il suo io) inizia la sua esplorazione attorno alle dinamiche del mondo, interno ed esterno alla sua grammatica esperienziale. Nella costruzione di questa grammatica il bambino, il lettore, vive un’occasione di riflessione sociale sull’umanità e sulle sue follie, rivolta compresa. Perché è una singolare rivolta quella che la Scorsone, con stile invitante supportato dal suo peculiare cromatismo illustrato, dispone sulla scena dando corpo a una bizzarra situazione destinata a lasciare il segno nell’immaginario e nella mente del lettore che gioca con la scrittura. Una scrittura che si rivela quale guida alla interpretazione delle vicende narrative attuali attraversando il paesaggio dei temi specifici della letteratura per l’infanzia: il pubblico, quindi i giovani lettori, i caratteri specifici del racconto infantile e la sua morale. Rivolgendosi alla scrittura destinata ai bambini, Italo Calvino ne sottolinea il carattere universale: “nata come costume di tradizione orale, non aveva una destinazione d’età: era un racconto di meraviglie, piena espressione dei bisogni poetici … versi intercalati alla prosa con tendenza alla filastrocca” dove la finalità educativa è da cercare proprio nella stessa narrazione, nel fatto di essere racconto e lettura che diventa tempo specifico della comprensione. Un tempo di fantasia che la nostra ne La rivolta dei colori mette al servizio dei piccoli lettori che con un linguaggio immediato è capace di parlare delle dinamiche comunicative di una società da tornare a dirsi umana.
Daìta Martinez
https://www.temperino-rosso-edizioni.com/catalogo-casa-editrice/la-rivolta-dei-colori
Vinny Scorsone è nata a Palermo nel 1971. Ha frequentato il Liceo Artistico del capoluogo siciliano, città nella quale si è laureata in Lettere Moderne con una tesi in Storia dell’arte contemporanea sui rapporti tra il cinema d’animazione e le arti figurative. Da diversi anni, si occupa di critica d’arte collaborando con artisti, critici e letterati. All’attività di critico d’arte affianca quella di curatrice di mostre d’arte ed eventi ad essa correlati. È tra i soci fondatori dell’Associazione Culturale Studio 71 di Palermo – Galleria e Biblioteca d’Arte e dell’Associazione Culturale “Fondazione Francesco Carbone”. Scrive favole e filastrocche e come scrittrice ha partecipato a numerose mostre tra cui “Aspettando Tommaso” (opere di Filli Cusenza ed Elsa Mezzano); “Strettamente personale”, dedicata al critico d’arte e artista Francesco Carbone; “Fiabe al muro” (opere di Gianni Maria Tessari) esposta in diverse città italiane (ispirata alla sua fiaba Nina e il natale dei gatti) e tante altre. Nel 2009 ha pubblicato il suo primo albo illustrato Camomilla e la luna, un racconto in rima con le illustrazioni di Filli Cusenza edito da Edizioni Arianna. Nel 2012 il suo racconto fiori d’arancio è stato tra i dieci vincitori del concorso “Giri di Parole” indetto da Navarra Editore. Nello stesso anno, un suo scritto è stato inserito nell’antologia di poesia contemporanea per ragazzi “Cieli Bambini” a cura di Livio Sossi. Nel 2013 pubblica con le Edizioni Arianna il racconto in rima Il fantasma illustrato da Filli Cusenza. Nel 2014 pubblica con le Edizioni Amici di Plumelia la favola Nina e il natale dei gatti con illustrazioni di Gianni Tessari. Sempre nel 2014 riceve, per la sezione narrativa per l’infanzia, il Premio Salvator Gotta.