DICHIARAZIONE DI POETICA DELL’AUTRICE
Che cos’è la poesia?
Se la poesia tecnicamente è unione indivisibile di significato e significante, quindi di contenuto e forma (pensieri, emozioni, musicalità), la poesia per me è una musa ispiratrice, la mia unica dipendenza necessaria, che con irruenza, forza e armonia si appropria di me, affinché io divento schiava dell’intensa urgenza d’espressione.
Perdo la mia libertà quotidiana per acquisire la grande libertà di aver scelto di essere “dono della poesia”.
Ti amo perché non è un problema tuo
Arredare i miei occhi con le lacrime
Quando la fiducia ha il nascondiglio
All’argine del cane
Ti amo perché non si gioca con la libertà
Quando il raccolto dell’età rende l’assenza
Uomo annodato agli ormeggi
Se l’amore è uno stormo di anni senza età
Non so se non invecchiare fa bene
Alla stagione della potatura
E se avere più anni fa l’immagine dello specchio più nitido
O se lo specchio con l’età sfuma di bianco la pupilla
E rende l’amore cieco
Ti amo perché me la cavo con l’orizzonte
Che fuoriesce dalla luce
Come un figlio mai dato
E le cravatte fuori sangue come rigurgito
Per i tuoi pianti
Quando aspetti al varco l’invincibile il cane
Se il peccatore è il fuoriscena dei vinti
All’ultima cena del perdono
Ti amo
E pareggi i conti
Invecchiato come punto d’appoggio
Perché se il ghiaccio è di troppo
Che se la portino via le api
Che se la facciano acqua per i prematuri
Costretti a sognare Dio sui pavimenti aggiunti
Che dividessero i tarli sotto la cassapanca
E mi lasciassero un punto sul gambo
Perché io mi prendessi cura di te come dell’acqua
Ti amo quando giochi ci sono o non ci sono
Ed io inerme come le spighe di neve
Ma io sono acqua che non si raccoglie
Si arrotola come biglie di perle
All’insaputa del maltempo
Ti amo perché tu mi ami
La libertà non è volare ad ogni costo
Ma saper usare l’ala quando si è angelo
(dalla raccolta inedita “Brindisi degli angeli)
Se sono sangue lasciatemi che scorra
Dal dorso delle mani al gradino più basso sporgente
Della ragazzina divisa tra salsedine e l’indice di Dio
Se tra i semi mi confondono la terra che graffia
Come lacrima i fiori
Che tra i tacchi alti annuso
Ma non i lividi il mal di testa
Che si spalmano a pugni tra la pelle e le ginestre
Mi dovrebbero ricostruire daccapo
Allungarmi con l’acqua
Io do alla testa come la realtà
Modellarmi nel liquido amniotico su un piatto o pavimento
E sopravvivere come un tozzo di pane sulla fionda
Tra due terre
Se sono amore lasciatemi arrotolare come il mare
E la fiammiferaia fabbricata sul marciapiede
Mentre bendiamo gli occhi semplicemente con le mani
A poco prezzo
Qui cadono fiori come mani
Che non mettono radici ma carezze
E tagliano il cielo a colpi di denti
Qui le parole sfregiano con i baci
E il piangere dell’amore non fa più ascolto
Come le favole
Mettetemi sotto l’albero scartate i musi
Scucite il vento dal petto ripetetevi perle
Quando non andate mai a trovare la sorte
Che con gli occhi impasto
Come avere gli sguardi tra le mani
E dire che sono pallottole da corredo
Che sfoggio agli ospiti a posto dei merletti
Io dono occhi e raccolgo pallottole in nome dell’amore
E quando sarò pronta carica di capelli e tempo
Mi farò fucile con il corpo e sparerò un colpo certo
Sarà luce bruna impolverata da museo
Di poco prezzo
(dalla raccolta inedita “Brindisi degli angeli)
ti prego
prima di cavarmi gli occhi
bevi dalla mia luce
e ancorati a questa luce che non si riconosce più
in tutte le sgocciolature invecchia l’ingorgo
prima di prendere la mia parola
sappi che io la parola la riprendo
dagli stracci paludati dal morso
non piango tesoro perché tu non possa
avere i miei pianti
morditi a sangue e bevi sopra gli stracci
che sono il mezzo dell’uomo d’insegnare la tana
aprimi dai gemiti della rugiada
dal buio inquieto dell’angelo dell’ultima piazza
getta l’amo lucente dieci centimetri dalla mia pancia
e bèccati il tuo figlio in venature anarchiche
perché nessuno lo usa per i capelli
la riverenza è un tarlo addomesticato
nella trave accesa
ti rimane di bruciare il mio tempo
dal boccale d’argento
dalla resurrezione di legno
attento alla neve che imbroglia i tuoi occhi
goditi il rivale insolente il tempo
l’arnese di ghiaccio sconfitto
e prima di cavarmi gli occhi
ti svelo l’obbedienza che loro devono a me
puoi sfiorare il vetro della penombra
ma mai la luce
(dalla raccolta inedita “Brindisi degli angeli”, presente nell’antologia “I poeti italiani per l’Abruzzo e l’Aquila”)
Anila Hanxhari è nata nel 1974 a Durazzo (Albania), vive a Chieti. Ha al suo attivo per la poesia le raccolte Io tu e l’anima, Assopita erba dell’est, Cicatrici d’acqua (prefazione di Giuseppe Conte), Brinidisi degli angeli (in uscita); è presente nell’Antologia “Nuovissima poesia italiana”, a cura di M. Cucchi e A. Riccardi, Mondadori, 2005. Sue poesie sono apparse su “Lo Specchio” de “La Stampa”. Ha vinto premi (tra cui il Premio Camaiore-Proposta 2002 e il concorso RAI Miss Poesia 2006), è stata invitata in diverse manifestazioni letterarie (tra cui il Festival Internazionale di Poesia di San Benedetto del Tronto 2004 e il Festival di Mantova 2006). E’ Presidente dell’Associazione Culturale “Italfida”, con cui ha ideato e curato molte rassegne di letteratura e arte. E’ anche pittrice presente in diverse mostre collettive e narratrice (in via di pubblicazione il romanzo Maria delle caramelle).
Anila è una voce poetica, forte, sicura, potente ed indipendente. Qualità che in poesia, mio malgrado, cominciano ad essere sempre più rare.
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Grazie Salvatore per la stima e per l’impegno sociale e poetico… Anila
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Leggere le poesie di Anila è come trovarsi di fronte a una lanciatrice di coltelli, oppure ad una equilibrista che balla su di una corda tesa sul vuotoeti prende l’ansia di: ora viene giù, ora si sfracella… e invece lei imperterrita si fa sempre più agguerrita, più audace, i suoi non sono semplici saltelli, ma zompi, piroette che ti lasciano colfiato sospeso.
Ci vuole spirito d’avventura peravanzare in questa che può apparire una giungla versificatoria, stomaco avvezzo ai sussulti delle montagne russe, ma ade essere avventurosi si viene premiati, se ci si imbatte in versi belli come questi:
se l’amore avesse fame e si difendesse dal gelo
con lapancia, con le spighe di grano
io sarei la fiducia che stringe le strade con la luna
e si fanno largo, in un misto di perplessità ed emozione, due considerazioni: poesia è libertà, libertà d’infrangere il vetro del senso logico, rovesciare i luoghi comuni, di usare illinguaggio per quello che è, un materiale duttile, che tuttavia nella vita in prosa ci stringe e ci costringe, ci lega e limita nelle sue regole, c’impoverisce nei lacci della sua gregaria banalità, nelle formule precostituite che ci prendono per mano, s’impossessano di noi, mettono al guinzaglio la nostra autonomia, qui invece il discorso è rovesciato, è lei, Anila, che strapazza il linguaggio, lo piega, inventa nuovi spazi tra i confini dell’albero e i ragni. Una bella ventata di libertà.
La seconda considerazione è che tradurre la vita, restituirla in forma di parole è impresa impossibile.
Allora anche qui è bene che la sete si spalanchi con fracasso, che spinga fino al paradosso, che s’imbatta in alcune semplici verità:
ci rivolgiamole parole per indovinarci
e non mi devi nulla quando te ne vai
Una poesia che ribolle come calce viva, rischia di ustionare. Eppure, neanche al fondo, ma visibile, c’è una fortissima tensione alla dolcezza, un’urgenza amorosa incontenibile, un desiderio che parla:
mi fido dell’amore che non chiede nulla
e sa essere vigliacco
Una poesia che sonda, tenta il linguaggio alla ricerca di possibili verità, non semplice, sonora e audace, innovativa e affascinante, frastagliata quanto basta per spingere ad esplorarla, a entrarci e ritornarci, a lasciarsi abbagliare dalle sue infinite luci.
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Il lavoro di Anila è un lavoro raffinato di semantica, un magico intreccio di eleganza letteraria
e invenzione onirica. Una scrittura sinfonica, innumeri strumenti di altissima lirica, armonie surreali
a descrivere con una lingua spigolosa, dura, terribilmente tangibile una realtà di dolente umanità…
Lingua spesso nervosa, travolgente come impetuose correnti ascensionali fa piazza pulita di tutte
il parolume salotiero-letterario, Alfieri del mercato, dove da tempo si parla per non dir nulla…
Una poesia d’autore di valenza notevole!!!
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