Tutto ha avuto inizio con l’introspezione. Ho scritto la prima poesia a quindici anni, su un pezzo di carta volante, e non mi sono reso conto di quello che avevo fatto. Leggevo i poeti maledetti ma quei versi non li ricordavano per niente; avevano altro stile e linguaggio. C’è stata la reiterazione, finché i pezzi di carta sono diventati troppi e li ho trascritti in un quaderno. Poi i quaderni si sono moltiplicati, scrivevo sempre di più. Una cosa mi era chiara più di ogni altra: scrivere mi era indispensabile. Avevo troppe parole nella testa, parole che urlavano, mi serviva un modo per tirarle fuori, per non sentirle più. Non so quando è diventato un bisogno primario, so solamente che appena alla poesia si è aggiunta la prosa non ho più avuto scampo. Oggi convivo, in un equilibrio instabile, con le storie, i componimenti e gli appunti dei progetti futuri, tentando di affinare la tecnica, di essere spietato con le mie creazioni, di immergermi in nuove ispirazioni, con maggiore consapevolezza.
In questo tempo che è un tritacarne vale la pena raccontare le piccole cose, e da lì estendersi su una quotidianità che si fa suggestione e arte, un’arte malata ma impossibile da estirpare, che diviene poesia in un’epica inaspettata. La poesia deve avere in sé qualcosa che è barbaro, immenso e selvaggio, ha scritto Denis Diderot, e io abbraccio questo pensiero. Se la poesia non si addentra nella realtà, se non la offende e la aggredisce, se non si sporca e rinasce in essa, per me non è poesia. Ciò che può fare la poesia è imprevedibile, quindi non posso ingabbiarla nei limiti delle mie esperienze. Voglio scatenare una follia che abbia una sua coerenza.
I grandi poeti non necessariamente sono i migliori insegnanti per le educande, né le guide più coraggiose per gli scout, né un modello per i giovani. Basti pensare a Verlaine, Rimbaud, Shelley, Byron, Baudelaire, Proust, Gide. Questo lo ha detto Ernest Hemingway, intervistato da George Plimpton. La mia poetica è maturata su questo concetto.

 

 

Amata antitesi

Partendo da poche cavernose supposizioni
convergono le mie spellate e ideologiche
antitesi
nell’annullamento di ciò
che da dinosauro mai estinto
sostengo

sono lo smontaggio di me stesso
il ribaltamento in materia e delirio

in quali dolcezze fermerò le diagnosi?
Suonerò la tramontana con l’ostro delle analisi.

*

Mutismo universale

Una macchina da scrivere
con dei chiodi fissati sui tasti
dalle capocchie

se la fiondo
nelle fauci sbadiglianti
dell’ascensore
farà rumore?

No, restate zitti
tutti bravi e zitti

un silenzio impermeabile
sarà l’esaltazione
della voce inesistente.

*

Isole sommerse

Superficialità monotematica
in acronimi digitali
si collega a tutti i ponti
a disposizione di indice,
qualche riga
di conversazione enigmatica
verrà tradotta in ipnosi

le fenditure tra le lettere
della tastiera sono sporche
come le mie ferite, e non è un caso
l’isolamento è una chimera
con scaglie di rassegnazione

un alleato è stato sommerso
e lei galleggia
nello schermo di qualcun altro,
recepisco e mi dondolo
sulle connessioni illogiche
truccando gli occhi elettrici
per fingermi più bello

questa passione non offre doni
mentre cresce la dispersione,
ogni occasione è un codice
che trasmette luoghi artificiali
verso paradisi già corrotti.


Nato a Palermo nel 1980. Autore del libro di narrativa Pino se lo aspettava – Il racconto della vita e della morte di padre Puglisi (Navarra Editore, 2012) e della raccolta poetica Post Somnium (Ensemble Edizioni, 2019). Con il racconto Mafia di sale ha vinto il concorso letterario “Arpeggi” indetto da ARPA Sicilia. Suoi racconti brevi sono stati pubblicati nelle antologie Pazzità (Navarra Editore), Palermo: geografia del mistero (Giulio Perrone Editore) e in riviste letterarie (Pastrengo, Il rifugio dell’Ircocervo, L’irrequieto, Neutopia Magazine). Finalista in diversi concorsi poetici, numerose sue poesie sono state pubblicate in antologie, lit-blog e riviste culturali (Prospektiva, Poesia Del Nostro Tempo, Rapso Magazine, Formicaleone, Dissipa Tu, e altre).
Prossimamente saranno pubblicati suoi racconti sulle riviste La nuova carne, Spore e Spazinclusi. Le poesie qui presentate faranno parte della sua nuova raccolta poetica: L’asociale.