“La poesia è
tentativo-
talvolta maldestro-
di accarezzare il buio”.

Per me, che mi tengo lontana dal vuoto sperimentalismo e dall’avanguardismo di maniera, la conoscenza produce il piacere estetico, pertanto il mio continuo interrogarmi su domande esistenziali provoca una forma di conoscenza o un anelito indefesso alla conoscenza. Ciò che oggi, secondo me, caratterizza un’opera importante di poesia è la capacità di decifrare la realtà complessa, di vedere attraverso i simboli.


 

 

Dammi a voce distesa

Dammi a voce distesa canzoni
da riempirmi il vuoto che ho. Non è
certo una brusca pretesa ma una
pacata richiesta che so,
sei in grado di soddisfare. Ora che è
notte e tutto odora di sporco – per l’umidità –
c’è un bisogno. Di voci
che a gola spiegata cantino la vita.
Quella intera, non frazionata in
frammenti di stupidi niente.
Quella che dici: stavo meglio
prima a non vedere, in compenso
ero un mezzo uomo.
Quella che ti dilania
per la verità brutale e tu non sei
più come prima.

*

Le stagioni dell’amore

Di te
ho amato ciò che si vede – lo amano in tanti.
Di te di più
ho amato ciò che non si vede, residui
di irrisolti tormenti e inconfessate ferite.
Le stagioni che passano
con la fretta di chi al mondo sta poco tempo
lasciano sapori di
dolce e amaro miele e fiele.
Hanno concesso lo stupore
di un amore che non sta fermo.

*

La veglia

Tienimi il cuore tra le mani.
Mi guardi fino a fissarmi.
I tuoi occhi mi parlano
nella grammatica silenziosa che noi sappiamo.
Hai bisogno di porre – lo sento –
il tuo capo sul mio grembo
come un bimbo
e lasciarlo riposare lì.
Mentre ti assopisci senza difese
io ti veglio.
Il tuo sonno arreso nel mio abbraccio
mi rende madre del mio amore.

*

E sia

Lo so. Ci si aggrappa a tutto
pur di non sprofondare
anche alla notte.

Quello che resta
Mi chiedete, quello che resta.
Davvero, non lo so.
Forse la tana dei vermi
nel terreno grasso e umido.
Le vite dei santi e le stanze dei detenuti.
I giorni mai uguali l’uno all’altro
i minuti di sofferenza sempre uguali.
Le contusioni violacee, e il tempo
dopo le bufere. Tu che mi chiami
e mi dici:
«Come stai?»
Le voci querule di chi simula
stati di malessere. Il dolore
di ognuno infisso nelle pupille.
Tu che ammetti di stare sbagliando
a indovinare la vita.


Grazia Procino, docente di Lettere presso il Liceo Classico di Gioia del Colle, ha pubblicato haiku in due raccolte collettive edite da Fusibilia, la raccolta poetica “Soffi di nuvole”( Scatole parlanti, 2017)- Finalista Premio Nabokov e Premio Speciale al Premio nazionale “Poetika” a Verbania- e i racconti “Storie di donne e di uomini”( Quaderni edizioni, 2019).
“E sia” ( Giuliano Ladolfi Editore) è la sua seconda silloge poetica; è finalista al Premio Don Luigi di Diegro 2020. Una sua poesia è stata selezionata per l’IPoet di gennaio 2019 dalla casa editrice Lietocolle; sue poesie sono apparse su riviste specializzate come Poesia Ultracontemporanea, Poesia del nostro tempo, Poetarum silva e Poeti Oggi. Una sua intervista è stata pubblicata su L’Estroverso a cura di Grazia Calanna. Il poeta Maurizio Cucchi su La Repubblica di Milano e il poeta Vittorino Curci su La Repubblica di Bari hanno selezionato delle sue poesie per la rubrica “La bottega della poesia”. E’ tra i 12 poeti selezionati nell’antologia “Officina iPoet 2019” della casa editrice Lietocolle (Libriccini da collezione).
Il poeta Antonio Nazzaro ha tradotto in spagnolo e pubblicato sul sito Centro cultural Tina Modotti una sua poesia “Distanze incolmabili”, tratta dalla prima raccolta.