orienti I II III

Ritorno a Praga

Rivolgersi, lungo i binari o sopra le nuvole,
al transito offerto dai viaggi,
nessun telegramma di “armistizio con la Russia”
ma ora il cielo stellato del bene
è tuo, come un fervore e solide gambe
sotto le facciate e sulle arcate
tutto il mondo che è, improvvisamente
legato alla tua andatura contro i loro piani.


*


Ci sono terre dove le idee diventano mare.


*

L’estate era il tema del giorno. Materializzata nella vita stretta della ragazza dal foulard, eri elegante e ignara dell’imminente inverno. Intanto il cielo era la mente di Tiepolo. Una selva di piante sull’altra sponda dimensionale, a ripensarci bene la luna già controllava i futuri viaggi Genova-Venezia. Di questi tempi la notte e il giorno non hanno la stessa durata. Ai posti di vedetta non c’è più nessuno.


*

Qui il tuo paesaggio addomestica
la leggenda presa negli sguardi,
qualcosa dell’accordo lungo
le antiche vie incise
dall’ansietà sugli amuleti
così necessari al nostro atlante.

Laggiù è luogo di sciami
alle tempie della tua vita,
voli strepitosi sparsi sulle città
e fino ai passi tuoi punteggiati
dalla costa montuosa alla marina
l’unico architrave della storia.

Il senso di una Ecloga

I

Camminavi con molte arance
in mano, conoscendo
le strade passate e le presenti
dov’è epoca e trapelano
gli indizi di un’altra estate –
lentamente ci credi e ricordi
le canzoni colpite
le brezze e gli scavi
per giungere – tornare – al mare.

 


Dalla postfazione di Alberto Fraccacreta

Nelle auree Figlie del fuoco – e particolarmente in Sylvie – Gérard de Nerval evocava entro atmosfere impalpabili, caliginose quel <<dispiegarsi del sogno nella vita reale>> che tanto soggiogò Proust (e aggiungiamo: Laforgue, i surrealisti, Lorca, Campana, Rebora, Montale, Eco). La lirica di Elio Grasso sin dall’esotico titolo Orienti possiede una simile malia, una forza <<dissestante>>, capace di <<dirigere il sogno invece di subirlo>> … nella sua sorprendente densità, è forse un luogo agone tra la bufera del Novecento (quella di ogni epoca), il <<vestibolo del buio>> e la luce recata dall’alterità … è l’oriente abitato dallo stanziarsi del femminile, dal sorgere florido dell’umana vicenda (biologica e storica) con un personaggio unico che troneggia le estati, i paesaggi cilestrini, i <<posti di vedetta>>, le <<litoranee ristrette vie>> … È interessante notare come a questo mandato grossomodo ʻmetafisico’ corrisponda una dimensione politica che è costantemente espressa da Elio Grasso attraverso un controcanto (spesso in prosa) dal piglio nitidamente gnomico. Gli orienti divengono allora di bruciante attualità. […]

 


Elio Grasso è nato a Genova, dove vive. Tra i suoi libri di poesia: Teoria del volo (Campanotto 1981), Avvicinamenti (Ripostes 1983), L’alleanza della neve (Laghi di Plitvice 1996), La soglia a te nota (Book Editore 1997), L’acqua del tempo (Caramanica 2001), Tre capitoli di fedeltà (Campanotto 2004), E giorno si ostina (puntoacapo 2012), Varco di respiro (Campanotto 2014), Lo sperpero degli astri (Macabor 2018), Novecento ai confini (Campanotto 2021), L’angelo delle distanze (nuova edizione, puntoacapo 2021), A placarsi occorrono anni (con Marco Ferri, Cervo Volante 2021), Orienti (puntoacapo 2022). Del 2015 è il romanzo Il cibo dei venti (Effigie).
Traduzioni: E. Carnevali, Ai poeti e altre poesie (Via del Vento 2012). T.S. Eliot, Four Quartets (Raffaelli 2017), W. Shakespeare, 60 sonetti (Raffaelli, in preparazione).
Scritti sulla poesia: Anni di poesia. recensioni e interventi 1985-2019 (puntoacapo 2020).
Per molti anni ha lavorato nelle redazioni delle riviste Anterem, Tracce, Steve, Arca, Capoverso, attualmente è redattore di Pulp Magazine e collaboratore di puntoacapo Editrice.

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