L’ultimo tramonto a nuoto

Ciò che scrissi
in questo arco,
fu di enorme
energia
ma scontato.

Vi appello.
Delusione seconda
delle mie membra,
e fallimento grande.

Fiordaliso, cobalto.
Piante che portate
memorie.

Non dormo oramai,
il nostro cammino
sarà lastricato da foglie d’acanto
e pacatezza.
La nostra discesa;
d’odio, lacrime orgogliose.

Dunque l’aria
che stagnava nella tua campana vitrea,
orsù è terminata mia Rosa?

Sguardo d’oro,
specchia i Tuoi con me,
quelli d’altri li folgorerei.

Ora v’ è freddo,
ora il Violinista tradisce noi.

In questo futuro,
torpedine scheggia,
cerca almeno,
di parlar ai Gatti.

La casa dei Gatti Bianchi

Sennò cogitabondo,
fra le miserie
dello spazio
e del tempo,
le orme impresse,
nella terra madre,
alla casa dei candidi mici.

In adirata sospensione,
poichè i luoghi onirici
dettero sfogo
solo al boia cadente.

Ciò, alla velata grazia,
ch’era il passo radente,
della spietata Venere
per qualche piolo di ciliegio.
Ergo, Ignave le mani
presso la ratinata Concordia.

Drogato di notte,
Dorato di giorno,
Oh, Fugile
Rattore di vita,
colpevole sidereo,
di gelo suadente.

Nuvola macabra,
al levarsi
baciato
del cavaliere
ubriaco:

Sperduta speranza,
angoscioso giacere.
Che v’era all’ inno,
serafico delle manere!

Ed io,
Orafo persuaso,
ai frammenti di treccia;
Clementissima
alla deriva
della mia barca eretica.

Panico.Luce.Decadenza

Osservo cesta di sciarpe,
cesta di sciarpe guarda me.
Lacrime inchiostrate,
viaggiai al contrario.

Lucidità mia massacrata,
ma vidi le cronache della beltà.

Come già esplicato prima,
gli occhi eran folli,
polari d’assassina.
La luce fu mortificata.

Tempo perso,
composi lodi all’inviolato
con Cetra mia.
Allegoria.

Morte,
donna del muro dimmi,
con lacrime di neve, avorio
dell’orologio.

Ricambierei,
con emendamento speciale.

In ciò vorrei ricordare
la mia terminazione media:
Luce che filtrava.
Li era veramente defunto qualcuno.
Poi Decadenza.

———————————-

La poesia per me è un tempo ottico:
Indescrivibile.
Proprio come una Stagione.

Sono Emanuele Milazzo, un giovane poeta palermitano di 15 anni.
Suono la chitarra. Molti mi dicono che la poesia e la mia età non vanno d’accordo.
Io scherzosamente rispondo: “faccio quello che è possibile per un umile avventore della vita”.