ALESSANDRO MOSCE’ DELLA POESIA DICE
Iniziamo con il dire ciò che la poesia non è. Non è gergo, non è solipsismo, non è rigore. E’ un capolavoro di umanità, di esperienza e testimonianza. Possiamo fare a meno di testimoniare il mondo? Di tentare di capirlo attraverso le persone, i gesti, le parole? Nella poesia siamo spirito, emozione, paura, speranza. Siamo gioia, tristezza, euforia, disperazione. Siamo un avvenimento, non solo un percorso di parole. La poesia è una dotazione di mistero che ci viene da una condizione primordiale: un’immagine tradotta in ragionamento, evocazione, ambientazione.
LA SUA POESIA CI DICE
da Hotel della notte, Aragno 2013
Non c’è altro
C’è chi mi guarda
chiedendomi di non andare
senza dirlo,
chi tace nella notte e nel sonno,
il saluto rimandato
da un’altra birra
che svanisce nel fremito
di scarpe adolescenti.
Neanche un amore da ripetere,
né una fuga cittadina,
un sogno lambito
nei detriti dell’estate
dopo l’ultima pioggia
che bagna gli occhiali.
Non c’è altro che la sedia del bar
su cui rimanere immobili
***
da La vestaglia del padre, Aragno 2019
Al cellulare
Un incendio di luce, un sms
che sibila dalla vicina Jesi
e nella mente il ritaglio di galassie dopo galassie,
di astri rinvenuti dove le mappe sono diverse
dai mappamondi colorati dei bambini.
Al cellulare trema la morte con i brividi e gli squilli
nelle sere di stelle bianche,
nella paura che le distanze siano incolmabili anni luce
su questo buio che non sa di Dio.
***
Lo sanno
La polvere nascosta nella camera da letto,
gli interstizi delle mattonelle nel pavimento nell’atrio
e gli armadi a muro lo sanno
che non ci sei più.
Lo sa la borsa dell’acqua calda
sotto la vestaglia che indossa qualcun altro
che dalla cucina maschera un sospiro infaticabile
non credendo che il nulla sia nulla,
in un marzo discreto di mezzo sole
che arriverà nei glicini rampicanti e nel bianco sfumato delle azalee.
Lo sa la signora garbata del piano di sopra che non parla
e lo sanno le cravatte annodate sulle grucce,
chiuse al buio che non vediamo
DICONO DI LUI E DELLA SUA POESIA
Roberto Cotroneo. “La poesia vera è fatta di parole, di materia, di dolore autentico, di ricorsi, di follia, di amore, e di immagini sfuggenti. Ma soprattutto è in quella parola mai ricercata, ma scelta, mai esibita, ma rispettata. E poi intima, inquieta, incastonata in un passato privato del tempo, perché è il nostro tempo di lettori che trova la sua strada tra i versi di Alessandro Moscè”.
Daniele Mencarelli. “Dentro il solco di uomini innamorati e grandi poeti, non può non essere annoverato Alessandro Moscè. La sua versificazione è piana, chiara, ha la solennità della poesia che si fa congedo. Sincerità. Poche volte si sente annoverare questo valore assoluto in relazione alla letteratura”.
ALESSANDRO MOSCE’ E I POETI “INFLUENCERS”
Provengo da una poesia lirica, melodica, tradizionale, legata per lo più al mondo degli affetti e dalla relazione con il luogo spesso intravisto con l’occhio dei mattocchi. La mia poesia esistenziale conserva anche una visione metafisica della realtà: Dio lo si avverte, anche se non lo nomino spesso. I poeti che ho amato di più sono novecenteschi: Saba, Montale, Caproni, Sereni, Raboni, Guerra, Baldini, Bevilacqua.
Alessandro Moscè è nato ad Ancona nel 1969 e vive a Fabriano. Si occupa di letteratura italiana. Ha pubblicato le raccolte poetiche L’odore dei vicoli (I Quaderni del Battello Ebbro 2005), Stanze all’aperto (Moretti & Vitali 2008), Hotel della notte (Aragno 2013, Premio San Tommaso D’Aquino), la plaquette in e-book Finché l’alba non rischiara le ringhiere (Laboratori Poesia 2017) e La vestaglia del padre (Aragno 2019). E’ presente in varie antologie e riviste italiane e straniere. I suoi libri di poesia sono tradotti in Francia, Spagna, Romania, Venezuela, Stati Uniti, Argentina e Messico. Ha pubblicato il saggio narrato Il viaggiatore residente (Cattedrale 2009) e i romanzi Il talento della malattia (Avagliano 2012), L’età bianca (Avagliano 2016), Gli ultimi giorni di Anita Ekberg (Melville 2018, finalista al Premio Flaiano). Ha dato alle stampe l’antologia di poeti italiani contemporanei Lirici e visionari (Il lavoro editoriale 2003); i libri di saggi critici Luoghi del Novecento (Marsilio 2004), Tra due secoli (Neftasia 2007), Galleria del millennio (Raffaelli 2016), Alberto Bevilacqua. Materna parola (Il Rio 2020) e l’antologia di poeti italiani del secondo Novecento, tradotta negli Stati Uniti, The new italian poetry (Gradiva 2006). Si occupa di critica letteraria su vari giornali, tra cui il quotidiano “Il Foglio”. Ha ideato il periodico di arte e letteratura “Prospettiva” e dirige il Premio Nazionale di Narrativa e Poesia “Città di Fabriano”. Il suo sito personale è http://www.alessandromosce.com.